Porta Pispini e il bastione del Peruzzi

Luogo: Via dei Pispini (la porta). All’interno della caserma militare Santa Chiara (il bastione) – Siena

Contrada: Nobile Contrada del Nicchio

Data/periodo: Anni Venti del XIV secolo con successivi restauri e rimaneggiamenti (porta Pispini); intorno al 1530 (il bastione)

Descrizione: Nel terzo decennio del XIV secolo anche il borgo dell’Abbadia Nuova fu assorbito dentro la città, con la costruzione della cerchia muraria ancora oggi esistente; in particolare si edificarono la monumentale porta Pispini, con quella di San Viene retrocessa ad apertura interna del rinnovato sistema fortificato, e la nuova cortina che staccandosi da porta Busseto si dirigeva a porta Romana.

Come succedeva spesso, porta Pispini fu costruita prima del relativo muro di collegamento, pare dal perugino Minuccio, o Muccio, di Rinaldo (che qualche anno dopo insieme al fratello Francesco partecipò al cantiere della Torre del Mangia); i lavori sarebbero iniziati nel 1326 per terminare intorno al 1328. Porta San Viene (il nome Pispini lo assumerà solo più tardi) è costituita da un enorme torrione con davanti un antemurale, probabilmente aggiunto nella seconda metà del XV secolo. La porta vera e propria presenta un arco a tutto sesto sormontato da un’edicola che tra il 1528 e il 1531 fu affrescata dal Sodoma (l’unico lacerto della Natività con una gloria di angeli, rovinata dagli agenti atmosferici, fu staccato negli anni Settanta dal Novecento e collocato sulla controfacciata di San Francesco).

L’edificazione della cerchia muraria, invece, andò assai per le lunghe, e il brano di collegamento tra le porte Romana e San Viene terminò intorno al 1413. A poca distanza dalla porta, nel XVI secolo le mura furono rafforzate con l’inserimento di un fortino opera di Baldassarre Peruzzi, cui oggi si accede dalla caserma Santa Chiara. Dopo un periodo di relativa tranquillità, infatti, nell’estate del 1526 la Repubblica senese dovette fronteggiare l’assedio delle truppe fiorentine e pontificie, che volevano far capitolare la città. I senesi seppero respingere il nemico, nella ben nota battaglia di Camollia, ma l’anno dopo decisero di richiamare in patria il concittadino Baldassarre Peruzzi, cui si affidò lo specifico incarico di soprintendere ai lavori di risistemazione e potenziamento delle mura urbane. Questi progettò la costruzione di ben otto torrazzi a difesa delle stesse, tra cui il meglio conservato è proprio quello di San Viene, autentico gioiello dell’architettura militare del Rinascimento. Realizzato in mattoni, ha una forma allungata con un lieve cuneo al centro ed estremità arrotondate; la base è a scarpa sormontata da un grosso cordone, mentre la copertura è a cupola, con cannoniere che si aprono nei fianchi su due piani. All’interno si aprono tre ambienti sovrapposti: il più basso, seminterrato, aveva funzione di deposito ed è coperto da una semicupola senza aperture sull’esterno. Quello intermedio presenta la medesima copertura a semicupola e due cannoniere in basso, in grado di battere porta Pispini ed effettuare un tiro radente sulle mura. A questo ambiente si accedeva tramite un ponticello mobile da una torretta posta a qualche metro di distanza, che contiene la scaletta per andare all’ambiente inferiore. La cupola dell’ambiente superiore nasce direttamente dal pavimento e vi si accedeva dai due lati del camminamento di ronda delle mura; qui si aprono due cannoniere sopra a quelle del piano inferiore, tre verso l’esterno e due più grandi che si espandono sulle sporgenze estreme del fortino. I lavori di costruzione iniziarono verso l’ottobre del 1527 ed esattamente un anno dopo furono acquistati più di 30.000 mattoni che servirono a completarlo, visto che nel dicembre del 1528 il bastione risulta “nuovamente facto”.

Bibliografia: 

Balestracci D. e Piccinni G., Siena nel Trecento. Assetto urbano e strutture edilizie, Clusf, Firenze, 1977, pp. 22-30

Cresti R., La Torre del Mangia, in Civai M. e Anselmi Zondadari M. (a cura di), Sguardi sul Palazzo. Memoria e immagini del Palazzo Pubblico di Siena, Siena, Betti, 2011, p. 247

Pellegrini E. (a cura di), Fortificare con arte. Mura, porte e fortezze di Siena nella storia, Siena, Betti, 2012

Gabbrielli F., Siena medievale. L’architettura civile, Siena, Protagon, 2010, pp. 206-213

Pecci G. A. e Pecci P., Giornale Sanese (1715-1794), a cura di E. Innocenti, G. Mazzoni, Siena, Il Leccio, 2000, p. 295

Pellegrini E., Le fortezze della Repubblica di Siena. Vicende edilizie, significato strategico, condizioni operative dell’architettura fortificata rinascimentale nel conflitto tra Francia e Impero per il controllo del territorio senese, Siena, Il Leccio, 1992, pp. 49-56

Torriti P., Tutta Siena contrada per contrada, Firenze, Bonechi, 1992, p. 341

Note: I merli originari della porta, “che tanto le arrecavano di maestoso” come testimonia Pietro Pecci nel “Giornale Sanese”, furono distrutti nell’aprile del 1784. In effetti, la merlatura medievale doveva essere davvero imponente, tanto da risultare perfettamente visibile anche nella veduta di Siena disegnata da Francesco Vanni nel 1595. Non si conoscono i motivi di un tale sfregio architettonico, ma la scelta fu aspramente criticata dal Pecci, il quale commentò: “essendo questi tempi barbari per la città di Siena non si possono descrivere altro che barbare risoluzioni”. La porta e la merlatura furono restaurate intorno alla metà del XIX secolo.

Autore scheda: Nobile Contrada del Nicchio, Roberto Cresti e Riccardo Manganelli

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