Madonna della Disciplina Maggiore di Luca di Tommè

Luogo: Via del Comune – Siena

Contrada: Nobil Contrada del Bruco

Denominazione: “Madonna del Bruco” o “Madonna col bambino”

Data/periodo: La tavola di Luca di Tommè è riconducibile alla fine del Trecento. Per i dati stilistici dell’opera e per le notizie biografiche del pittore, le cui ultime informazioni risalgono al 1389, è databile verso il 1383 circa

Descrizione: La Madonna della Disciplina Maggiore, così chiamata dall’altro nome con cui era detta la Compagnia di San Michele Arcangelo di dentro, alla quale l’opera apparteneva, è una tavola trecentesca posta sull’altare dell’Oratorio della Nobil Contrada del Bruco, attribuita al pittore senese Luca di Tommè. La tavola arrivò nella chiesa nei primi anni dell’Ottocento tramite una donazione fatta dalla famiglia brucaiola Pacciani, che la regalò al Bruco nel 1802. Andrea Pacciani, presumibilmente parente del capitano del Bruco Antonio Pacciani eletto nel giugno del 1791, acquistò nel 1785 un quadro rappresentante la Madonna e due corone, una per la Madonna e l’altra per il Bambino, dalla chiesa di San Michele Arcangelo di dentro, come è documentato nel registro di stime degli oggetti appartenuti alla stessa Compagnia.

L’acquisizione avvenne in seguito alla soppressione della Compagnia suddetta, nell’ambito delle riforme leopoldine che condussero alla chiusura di molti enti ecclesiastici e alla messa in vendita dei loro beni. Si suppone che il dipinto acquistato da Andrea Pacciani in tale occasione sia quello più tardi donato alla Contrada, ipotesi rafforzata inoltre dalle corone in argento presenti nel Museo del Bruco che corredavano l’immagine sacra.

La guida settecentesca del Pecci, a proposito dell’oratorio del SS. Nome d’Iddio, riporta come sull’altare fosse presente una tela del Burbarini. Nel 1815, descrivendo la chiesa, il Faluschi scrive: “Una tela […] che sta dirimpetto ad altra del Burbarini, di cui era anche la tela dell’Altare, che ora si vede in sagrestia, vedendovisi nell’Altare un’Immagine di Maria SS. d’ignoto Autore”, testimoniando così la sostituzione avvenuta a inizio secolo di questa tela con la tavola di Luca di Tommè.

Per quanto riguarda la datazione del dipinto, Sherwood Fehm, studioso del pittore, colloca l’opera tra il 1366 e il 1373 circa. Letizia Galli invece ha fatto riferimento a una memoria della Compagnia che ricorda come nel 1383 il vescovo di Siena avrebbe concesso una indulgenza di 40 giorni ai fratelli della Compagnia che avessero contribuito a comprare un polittico per coronare la loro cappella. Non sappiamo se la tavola comprata in quell’occasione possa essere quella adesso del Bruco, ma certo è che la Madonna, opera evidentemente mutila, doveva avere dei pannelli laterali, di cui notiamo tracce visibili nell’assetto attuale del supporto ligneo. Tali pannelli potrebbero essere stati tolti in epoca moderna come spesso accadeva per un cambiamento del gusto, che non è arrivato a intaccare la sacralità della Vergine.

I dati stilistici dell’opera di Luca di Tommè coincidono inoltre con gli anni in cui fu indotta l’indulgenza e con le notizie che abbiamo del pittore, di cui è documentata la fervente attività artistica, sulla scia della grande arte senese di primo Trecento, con riferimenti puntuali a Pietro Lorenzetti. Quest’opera, facente parte della sua tarda produzione, caratterizzata da un irrigidirsi delle linee e da una maggiore solennità rispetto alla morbidezza e delicatezza cromatica della fase giovanile, nella posa elegante della Vergine che sembra instaurare un rapporto visivo con l’osservatore, si rifà ad un prototipo di successo creato da Simone Martini. Di grande impatto è anche l’iconografia, ripresa sempre da modelli di primo Trecento, dell’uccellino tenuto in mano da Gesù, che secondo la leggenda si macchiò il petto con il sangue di Cristo nel tentativo di togliergli una spina dalla corona che gli cingeva la testa.

Bibliografia: 

Faluschi G., Breve relazione delle cose notabili della città di Siena ampliata e corretta al Nob. Sig. Cav. Commendatore Galgano Saracini, Siena, Mucci, 1815, pp. 146-147

Fehm S. A. Jr., Luca di Tommè: A Sienese Fourteenth-century Painter, foreword by Anthony F. Janson, Carbondale and Edwardsville, Southern Illinois University Press, 1986, p. 42, p.126

Galli L., La Processione della Domenica In Albis. Breve storia di un rito di popolo in occasione dell’uscita della Madonna della Disciplina Maggiore di Luca di Tommè dall’Oratorio della Nobil Contrada del Bruco, Siena, dalle stanze della Contrada, 2013

Pecci G. A., Ristretto delle cose più notabili della città di Siena a uso de’ forestieri ricorretto e accresciuto, dedicato dal cavaliere Giovanni Antonio Pecci all’illustrissimo Collegio di Balia, Siena, Francesco Rossi, 1761, p. 137

Documenti:

LETIZIA GALLI La Processione della Domenica in Albis

Note: La Madonna della Disciplina Maggiore di Luca di Tommè è stata sorteggiata per ben sei volte per le celebrazioni della Domenica in Albis. La prima uscita della tavola, portata in processione per essere venerata in Duomo, risale al 1765, quando essa apparteneva ancora ai confratelli della Compagnia di San Michele, che per l’occasione la corredarono con la cornice che ancora oggi la racchiude. Durante il XIX secolo, quando era già di proprietà del Bruco, fu sorteggiata soltanto una volta, nel 1844. Nel Novecento le uscite della Madonna per i festeggiamenti della Domenica in Albis sono state ben tre: nel 1906, 1933 e 1977. Infine l’ultima e recente uscita in processione del capolavoro di Luca di Tommè per essere posto sull’altare maggiore del Duomo di Siena è quella del 2013.

Autore scheda: Nobil Contrada del Bruco, Benedetta Drimaco e Bianca Massoni

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