Villa Simoneschi a Chianciano Terme

 

Luogo: Chianciano Terme

Comune: Chianciano Terme 

Denominazione: Podere Palazzo

Data/periodo: 1834

Descrizione:  Secondo quanto riferito da antichi documenti, sappiamo che nel 1834, Pietro Bonci Casuccini, vende ad Agostino Pacchiarotti sei poderi e la zona del Palazzo” (così era chiamata la villa) dove sorgerà il giardino. In scritti successivi (1845) si fa menzione anche ad una casa per il lavorante e due capanne” fino a giungere, nel 1848, alla pratica concernente la rettifica della strada che conduce ai Bagni” (attuale via Dante), in cui si accenna alla Villa di Agostino Pacchiarotti. A ragione di ciò, si può pertanto stabilire che il palazzo fu edificato tra il 1834 e il 1848. Sempre secondo questa fonte, sappiamo che l’anno dopo (1849), venne innalzata la piccola cappella, recante sulla parete d’ingresso le statue di SantAgostino e Santa Teresa. Successivamente, nel 1867, la vedova di Agostino Pacchiarotti, Teresa Magnani, nominò erede universale Don Francesco Lanciaprima che nel 1901 vendette a Giuseppe Simoneschi lintero complesso. Questo era costituito da: una casa padronale, una cappella, serre, una camera da bagno ed altri locali ad uso di magazzino. Il giardino, già allepoca, presentava aiuole con fiori e piante ed era abbellito da due fontane alimentate con acqua sorgiva. 

Alla morte di Giuseppe, la Villa passò in eredità al figlio Ottavio ed in seguito alla figlia Laura Simoneschi Squadrelli i cui eredi la vendettero allAmministrazione Comunale di Chianciano Terme che la destinò a biblioteca pubblica. Attualmente, a seguito dellultimo restauro del 2009, eseguito poiché per problemi strutturali alla pavimentazione, specie nei piani sopraelevati, non poteva più accogliere la biblioteca, viene impiegata per ospitare piccoli convegni, conferenze, seminari e mostre temporanee.  

Alla Villa, situata di fronte al Museo Civico Archeologico delle Acque (accolto proprio nel granaio della stessa), si accede tramite un monumentale cancello, qui ubicato a coronamento della cinta muraria frontale. Ledificio si trova al centro di un prezioso giardino in cui sono presenti piante piuttosto rare come lHibiscus syriacus (Ibisco), la Lippia citriodora (Lippia), lOsmanthus fragrans (Olea fragrans), il Ruscus hipoglossum (una varietà di Pungitopo) e la Paeonia officinalis (Peonia).  

Varcato lingresso, sulla destra, è situata la graziosa Cappella neoclassica, di recente restaurata ed oggi adibita ad esposizioni temporanee, mentre sul lato opposto, è ubicata una delle due già citate fontane, realizzata in pietra, dal decadente gusto tardo ottocentesco, un tempo alimentata con acqua sorgiva e oggi purtroppo non più funzionante. Scendendo alcuni gradini si apre poi la zona più ombrosa e riservata del parco, un giardino formale con piante ad alto fusto. 

Il piazzale a mezzogiorno della Villa è anchesso dominato dalla presenza dellaltra bella fontana a pila, (anche questultima in disuso), che si trova al centro di uno specchio d’acqua, definito da eleganti bordi polilobati. La pavimentazione intorno è stata realizzata in lastre di pietra locale sul cui perimetro erano installate quattro singolari panchine lapidee, oggi andate perdute. In fondo al piazzale, si affaccia un’imponente terrazza panoramica, munita di un parapetto a balaustrini lapidei, al di sotto della quale si trovano rispettivamente lex limonaia ed il Casino del Giardiniere. 

Il giardino di Villa Simoneschi ospita oltre trenta varietà di piante (alcune anche molto rare ed antiche), arbusti, siepi ed aiuole, motivo per cui ha ottenuto il riconoscimento di Giardino Storico” da Parte della Regione Toscana.  

Ledificio, che in facciata ha mantenuto loriginario aspetto ottocentesco, è a tre piani tutti decorati con pregevoli affreschi.  

Degni di particolare attenzione risultano quelli al pian terreno, eseguiti da un artista anonimo del XIX secolo, che si ispirano al ciclo di affreschi della Camera della Badessa o Camera di San Paolo, un ambiente dell’ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stato dipinto, nel 1518-1519, da Correggio (che a sua volta trasse ispirazione da opere quattrocentesche di Mantegna e Leonardo da Vinci). 

La scelta della decorazione pittorica di Villa Simoneschi è indice importante del gusto raffinato ed erudito dei committenti che, sebbene legati allambiente di provincia, con nostra sorpresa, ben conoscevano il ciclo di Parma. 

La piccola stanza al pian terreno, a base pressoché quadrata, è coperta da una volta a ombrello che vuole imitare un pergolato aperto sul cielo, trasformando quindi l’ambiente interno in un giardino illusorio. I costoloni della volta dividono ciascuno spicchio in quattro zone, corrispondenti a una parete. Al centro della volta si trova un elemento decorativo, in stucco, attorno al quale il pittore ha ideato un sistema di fasce bianche, artisticamente annodate, a cui sono legati dei festoni vegetali, uno per settore. Lo sfondo è un finto pergolato, che ricorda e sviluppa i temi della Camera degli Sposi di Mantegna e della Sala delle Asse di Leonardo. Ciascun festone termina in un’apertura ovale dove, sullo sfondo di un cielo sereno, si affacciano gruppi di puttini.  

In basso poi, lungo le pareti, si trovano lunette che simulano nicchie, bordate di conchiglie riverse, contenenti statue classicheggianti a monocromo, il tutto realizzato con uno straordinario effetto a trompe l’oeil, studiando l’illuminazione reale della stanza.  

La luce proviene dal basso (sono presenti due finestre), in modo tale che proietta l’ombra delle figure sullo sfondo della finta nicchia, creando una perfetta illusione di profondità. Tra i personaggi mitologici rappresentati nelle lunette vi sono le Parche a cui spetta il compito severo di tessere e tagliare i destini degli uomini (tre fanciulle intente a lavorare un sottilissimo filo trasparente), Giunone castigata, ovvero appesa con pesanti incudini doro legate ai piedi, Diana, Saturno, la Castità 

Sedici sono gli ovali con putti che si affacciano su uno sfondo celeste, uno per spicchio. Essi portano vari oggetti legati soprattutto alla caccia e collegati, con molta probabilità, alle lunette sottostanti. Così i putti sopra la Virgo pegnans  reggono un ghirlanda vegetale, simbolo di verginità, quelli sopra la terra uno scudo con la maschera di Medusa, che pietrifica, quindi simbolo di roccia, oppure quelli sopra il serapeo hanno un arco che ha la forma di giogo, da intendere forse come guida dei destini.  

Gli amorini delle lunette sono collegati fra loro da molteplici rimandi narrativi e ad uno che suona il corno in un ovato corrisponde il suo compagno nellovato adiacente che, infastidito dalla musica, fa il gesto di turarsi le orecchie.  

Nella fascia più basa infine sono dipinti peducci con arieti adorni di gioielli, ai quali sono appesi teli di lino tesi, sostenenti stoviglie e suppellettili all’antica (piatti, vasi, brocche, peltri). 

Gli affreschi del secondo e terzo piano, che vanno ad impreziosire laspetto delle diverse sale, ritraggono invece scene di genere di gusto ottocentesco, motivi ornamentali talvolta ispirati alloriente, talvolta di foggia cinquecentesca, tipici dellarcheologismo accademico e vedute di rovine, contenute allinterno di ovali in stucco, molto diffuse allepoca. 

 Bibliografia: 

Capece M. G., Chianciano Terme, Firenze, Franco Cantini Editore, 1997, p. 45 

Monaldini E., Guida turistica ed artistica di Chianciano e della Regione Senese meridionale,   

Roma, Visigalli – Pasetti Editore, 1961, p. 46 

Morviducci E., Luomo, la terra, il tempo momenti riflessi della storia di Chianciano, Sarteano  

Edizioni Luì, 1990, p. 8. 

Vagaggini G., Fava della Ciana L., Bosco R., Chianciano sotto lo sguardo del Pavone, Treviso,     

Gabriele di Marco Editore, 1989, pp. 95 

AA.VV., Giardini e ville di Toscana, Pioltello, Rotolito Lombarda, 2003, pp. 138-139 

Autore scheda: Silvia Reali 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento