La famiglia mezzadrile alla Fattoria La Fratta – Sinalunga
Luogo: Sinalunga
Comune: Sinalunga
Data/periodo: La fattoria La Fratta compare già nelle Relazioni sul Governo della Toscana di Pietro Leopoldo nel 1777 ma, come si evince dalle analisi di Simonetta Grilli, l’appoderamento è probabilmente precedente al XVI secolo (la sua esistenza è forse databile al XIII secolo)
Descrizione: Diversi sono gli studi sulla mezzadria toscana. Molti di appassionati locali, altri condotti da studiosi universitari. Nel caso degli antropologi senesi si può parlare di una vera e propria scuola di studi legata alla società mezzadrile toscana, senese nel particolare.
Simonetta Grilli, antropologa culturale dell’Università di Siena, ha ricostruito la genealogia di un’intera fattoria toscana: La Fratta, tra Torrita e Sinalunga. Si trattava di una importante fattoria, la cui maglia poderale contava 26 poderi all’inizio dell’Ottocento, per arrivare a superare le 40 unità nel 1830 e, successivamente, aumentare ancora con l’inglobamento di altre unità poderali (Grilli 1997: 12-13).
Una fattoria di così importanti dimensioni accoglie inevitabilmente un elevato numero di famiglie e quindi una diversificazione importante dal punto di vista genealogico: “all’inizio dell’800 nei 26 poderi della fattoria sono documentati 22 cognomi. L’isonimia è giustificata dal fatto che alcune famiglie, che si sono originate da una medesima discendenza, occupano contemporaneamente più poderi, come nel caso della discendenza Saletti che è presente a questa data con 4 segmenti residenziali” (Grilli 1997: 14).
Nei diversi passaggi si succedono nell’arco di un secolo circa 42 cognomi, che andranno poi a diminuire nell’arco del Novecento, riducendosi a 20. Lo studio genealogico ci permette di comprendere le relazioni sociali ed economiche che si instauravano all’interno delle fattorie; quali famiglie erano più numerose ed importanti; quali relazioni di scambi economici e di parentele si venivano a verificare nel corso del tempo. Mediamente, come osserva Grilli, la permanenza di una famiglia era di circa 74 anni, considerando casi di lunga permanenza (236 anni per la famiglia Rencinai) e soggiorni di solo alcuni anni per famiglie che decidevano di andare altrove, alla ricerca di condizioni più agevoli. La permanenza di lunga durata di alcune famiglie ha portato gli antropologi senesi (Grilli 1997; Solinas Grilli 2002; Solinas 2004, 2010) ad immaginare la famiglia mezzadrile toscana come un vero e proprio lignaggio, con il proprio prestigio, una propria riconoscibilità ed una gerarchia per certi versi parallela ai lignaggi nobiliari dei loro padroni. Non bisogna però trascurare una peculiarità della discendenza nella famiglia mezzadrile, che separa nettamente la filiazione maschile da quella femminile: la prima è garanzia di discendenza familiare, la seconda è invece espulsa dalla famiglia.
La geneaologia mezzadrile in altre parole, presenta come struttura fondamentale il legame di filiazione agnatica: mentre il personale femminile consanguineo ha un ruolo transitorio al suo interno, quello maschile è costitutivo del gruppo ed è destinato a perpetuarne la discendenza, attraverso il prelievo e l’assimilazione delle donne esterne, e la formazione delle unità coniugali attive (Grilli 1997: 21).
La Fattoria La Fratta presenta diversi “cicli lunghi” (i Bianconi, per citare un caso) che sono l’esempio di una “debole capacità espansiva”, risultato di una filiazione equilibrata (Grilli 1997: 119). Lo studio genealogico condotto da Grilli ci restituisce la complessità della società mezzadrile, capace di strutturarsi come vera e propria comunità, di prolungarsi nel tempo e di stabilire rapporti di alleanza attraverso i matrimoni tanto che, si diceva – ma vale indubbiamente per tutte le fattorie – che “a La Fratta eremo tutti parenti”. La famiglia Paolucci, ad esempio, crea relazioni matrimoniali di discendenza con le famiglie Rencinai, Risani, Frullini, Terrosi, Pinzutti, Saletti, Mariottini, Sonnini, Zanelli, Graziani, Farnetani, Guazzini, Pagliai, Caporali, Bianconi e Milani. In un società “chiusa”, come era quella mezzadrile, era abbastanza usuale sposarsi e costruire alleanze tra poderi vicini e, in una fattoria tanto estesa come La Fratta si finiva davvero con l’essere tutti imparentati. L’importanza del territorio è in questo caso fondamentale, perché è proprio grazie alla coesione garantita da un territorio ricco, stabile, unito, che persistono discendenze genealogiche altrimenti costrette a spostarsi in zone più favorevoli e quindi a disperdersi come gruppo. Questo modello ovviamente viene meno con la fine della mezzadria, con il desiderio di accedere ai consumi di massa da parte delle donne mezzadre – è ben noto il loro rifiuto di voler sposare contadini e riprodurre così la loro posizione di subalternità all’interno del nucleo familiare. Ugualmente i giovani mezzadri interrompono, con le lotte mezzadrili, quel rapporto con i padroni che i loro genitori e i loro nonni avevano a lungo mantenuto stabile – attraverso negoziamenti costanti, certo, ma raramente si arrivava alla lotte.
Oggi la fattoria La Fratta è un’azienda agricola che ha saputo fare della propria storia un patrimonio che si rivolge al mercato turistico. Della grandezza di 400 ettari la fattoria offre 160 posti letti distribuiti nelle varie unità poderali. È presente un allevamento di bestie chianine, si tengono convegni a tema e si organizzano seminari didattici per famiglie, scolaresche, gruppi turistici, ai quali si insegna la storia del territorio e le produzioni agricole, nello stile oggi assai diffuso del turismo lento.
Bibliografia:
Grilli S., Il tempo genealogico. Le famiglie dei mezzadri in una fattoria toscana, Torino, L’Harmattan 1997
Grilli S. Solinas P. G., Spazi di alleanza. Aree di matrimonialità nella Toscana meridionale, Roma, CISU 2002
Solinas P. G., L’acqua strangia. Il declino della parentela nella società complessa, Milano, Franco Angeli 2004
Solinas P. G., La famiglia. Un’antropologia delle relazioni primarie, Roma, Carocci 2010
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Autore scheda: Pietro Meloni
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