Il giogo

Luogo: Chianti

Comune: Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: In uso fino alla meccanizzazione agricola

Descrizione: Già conosciuto dai Greci, che lo usavano sulle corna degli animali, e dai Romani, che invece utilizzavano lo jugum sul collo del bovino, il giogo era uno strumento utilizzato per la trazione animale.

Usato nel mondo contadino fino a tempi recenti, si usava per sottomettere gli animali da tiro per il lavoro dei campi: principalmente buoi di razza chianina, ma anche cavalli e muli, anche se questi ultimi erano meno usati nel Chianti.

Il giogo poteva avere diverse forme: singolo (uno per ogni animale), doppio o con il collare.

Nell’uso italiano, il giogo veniva applicato sul collo dell’animale, mentre in Francia si usava dietro le corna e in Germania davanti. Questo strumento serviva per unire due animali tra loro, trasformandoli in una sorta di “macchina” al servizio del contadino: una forza motrice indispensabile per i lavori agricoli.

Il giogo era uno strumento costituito da una trave di legno, sagomata sulla forma della schiena dell’animale, alla quale erano agganciati accessori in metallo e cuoio; una variante prevedeva il collare, che veniva in realtà usato più per i cavalli che per i buoi. Il giogo con il collare si ripartiva meglio tra collo e spalle e garantiva una maggiore libertà dell’animale che in questo modo poteva muoversi più velocemente. Era però necessario utilizzare una cinghia da legare sotto il ventre dell’animale, altrimenti il giogo si sarebbe mosso durante il lavoro, impedendo all’animale di respirare. Forse anche per questo motivo, in assenza di una cinghia per fissare bene il collare ai buoi, si preferiva l’uso del giogo normale doppio.

Il giogo si poteva usare anche per trascinare i barrocci. Si poteva inoltre usare un giogo triplo per domare un bue, che veniva “aggiogato” tra altri due.

Con la meccanizzazione del lavoro agricolo il giogo è divenuto obsoleto e gli stessi buoi inutili per i lavori della terra, trasformati in animali da macello. Il giogo, negli ultimi anni, è stato rifunzionalizzato e destinato a usi diversi da quelli per cui era stato pensato: lo troviamo dentro le osterie che lo espongono come documento di un mondo rurale scomparso, oppure nei musei, dove svolge la funziona didattica di rappresentare il nostro recente passato.

Bibliografia:

AA.VV., L’economista, Vol. II, Fasc. II, Milano, Società Tipografica de’ classici italiani, 1844

AA.VV., Nuovo dizionario universale tecnologico o di arti e mestieri, Venezia, Editore Giuseppe Antonelli, 1844

Gera F., Nuovo dizionario universale di agricoltura, Venezia, Editore Giuseppe Antonelli, 1846

Autore scheda: Pietro Meloni

 

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