La caccia al cinghiale

Luogo: Val di Merse

Comune: Monticiano

Descrizione: È facile che a Monticiano la gente dica di essere per la caccia. Molti dicono anzi che la caccia, e soprattutto la caccia al cinghiale, è qualcosa che si ha “nel sangue”.
La caccia a Monticiano è passione, memoria, relazione di intimità con il proprio territorio e sfida con la natura e la sorte. Ma è anche prova di forza, perché andare a caccia è faticoso: ci si alza presto la mattina, si cammina a lungo, al freddo, spesso si saltano i pasti o si mangia quando si può e, alla fine, non è detto che si riesca a catturare qualcosa.

Alcuni anziani guardano alla caccia con la nostalgia di chi vede una tradizione che cambia. Sono cacciatori che hanno iniziato a cacciare spesso quando erano ragazzi, talvolta ancora minorenni che per il loro primo porto d’armi avevano la firma del genitore. Ricordano con soddisfazione che, quando si prendeva un cinghiale, prima di rientrare in paese i cacciatori scaricavano i fucili per comunicare a tutti il buon esito della battuta: a ottocento metri dal paese si faceva una sparatoria per dire che si era ammazzato il cinghiale, perché prima c’erano i fucili a bacchetta, che quando li caricavi rimanevano carichi, non era come oggi con la cartuccia… I cacciatori rientravano quindi in corteo, facendo sfilare il cinghiale abbattuto, legato a un palo e portato a spalla da due persone fin nella piazza. Lì, tutta la comunità andava a vederlo, partecipando in maniera corale all’evento.

Quando se ne ammazzava uno era una festa grande, perché la carne era alimento raro e prelibatissimo: non era mica come ora che si va a bottega e si compra tutto. Prima, quando io ero piccino e dicevo “mamma ho fame”, lei mi dava mezzo salsicciolo [mezza salsiccia n.d.r.] e c’era anche famiglie peggio, che già mezzo salsicciolo era tanto… del cinghiale non si buttava via niente, le setole le prendeva il calzolaio per farci la resina, la pelle veniva raschiata, si mangiava la cotenna.

Oggi la caccia al cinghiale è cambiata. L’uccisione di un esemplare non è più un fatto eccezionale, perché negli anni il numero dei capi è cresciuto molto. Questo ha alimentato soprattutto il turismo venatorio, con squadre di cacciatori, provenienti perlopiù dal Nord Italia, che giungono a Monticiano ogni stagione di caccia.

Bibliografia:

Calossi L., Monticiano Tant’anni fa. Vita di paese, Siena, Cantagalli, 1998

Calossi L., C’era una volta a Monticiano. Arti, mestieri e opere in un angolo della Toscana che fu, Siena, Pascal Editrice, 2006

Martinelli Petrini A., Monticiano, ritratto a memoria, Siena, Pascal Editrice, 2004

Martinelli Petrini A., Monticiano racconta. Testimonianze raccolte e trascritte da Alda Martinelli, Siena, Cantagalli, 2010

Fonti:

Intervista a Tito Magrini, raccolta a Monticiano da Valentina Lusini e Pietro Meloni il 3 marzo 2012

Intervista a Mario Nepi, raccolta a Iesa da Valentina Lusini e Pietro Meloni il 9 marzo 2012

Audio: “Moretto”, canzone per la caccia raccolta a Cerbaia (Iesa) da Pietro Meloni il 13 dicembre 2014. Cantano Enrico Sansoni e Paolo Neri

Autore scheda: Pietro Meloni

 

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