La famiglia mezzadrile nel Chianti

Luogo: Chianti

Comune: Gaiole in Chianti, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: Dal Medioevo fino agli anni Cinquanta del Novecento

Descrizione: Quello mezzadrile è un tipo di famiglia che per lungo tempo si è mantenuto come modello internamente coeso, equilibrato e protetto. La famiglia mezzadrile era formata da più nuclei coniugali riuniti in un gruppo domestico lavorativo solidaristico, che si reggeva su una grande capacità di adattamento e su un delicato ma stabile rapporto di forze tra energie disponibili, lavoro richiesto e reddito complessivo.

Come ricorda la studiosa Simonetta Grilli, quando stipulava un contratto con la fattoria, la famiglia mezzadrile era obbligata a pensare la propria esistenza di gruppo di produzione e di riproduzione esclusivamente in relazione alle esigenze della conduzione poderale. La continuità nella conduzione del podere, condizione ambita dal gruppo familiare che non disponeva di un patrimonio proprio, veniva realizzata attraverso il mantenimento di una discendenza maschile numerosa, che assicurasse la presenza di sufficienti energie lavorative. Infatti la famiglia mezzadrile aveva rendite molto basse e la sussistenza si fondava quasi interamente sulla produzione in proprio dei beni necessari.

Il tratto caratterizzante di questo tipo di realtà familiare era l’alto livello di organizzazione interna, che si realizzava in una precisa divisione dei ruoli lavorativi e sociali tra uomini e donne, vecchi e giovani, e che prevedeva vere e proprie specializzazioni lavorative (per esempio il bifolco, che si occupava del bestiame) e di ruolo (per esempio la figura della massaia). La struttura era patriarcale e articolata attorno alla figura del “capoccia”, che rappresentava la famiglia nella relazione con il padrone o con il suo delegato (il fattore). L’atteggiamento del capoccia si poteva riassumere, secondo l’economista Giovanni Lorenzoni, nel celebre motto: “maggior lavoro, minor consumo”.

L’antropologo Pier Giorgio Solinas, che per diversi anni ha condotto ricerche in Toscana su questo modello familiare, così ne descrive la specificità:

Si può fare un discorso a proposito delle tracce, perché noi stiamo parlando di una istituzione che non esiste più. Stiamo parlando di un modello di famiglia che può essere pensata come aggregato, come comunità, come piccola società. Una comunità domestica, un gruppo di responsabilità, di convivenza domestica che non ha molti paragoni nella storia europea. Prima di tutto perché è una famiglia composta da famiglie. Io l’ho chiamata “famiglia ad albero”, una sorta di genealogia dove il nonno svolgeva un ruolo importante, una figura avviata verso la sacralità, anche se poi le attività le svolgevano i giovani, gli uomini adulti. In questo canale che scorre nel tempo, quando una famiglia riesce a durare per generazioni, può anche essere pensata come un “lignaggio dei poveri”, dei contadini, dei mezzadri. Una specie di corrispettivo di quello nobiliare, anche se non ha nulla a che fare con esso, se non il desiderio di durare nel tempo.

La famiglia mezzadrile è molto disciplinata, è una forma di “struttura strutturata” dove la disciplina interna valorizza le forzo di lavoro attive, quelle maschili soprattutto, anche se le donne svolgono i loro lavori. Ma se nascono più donne è un guaio, perché la famiglia mezzadrile deve rispondere all’economia e alle esigenze di lavoro della fattoria di cui fa parte.

La famiglia è una sezione, una cellula di un organismo produttivo che deve valorizzare il più possibile la terra, rivolgendosi al mercato. È quindi una comunità di lavoro e una comunità riproduttiva: i bambini nascono mezzadri, il loro destino è tracciato per un programma incorporato nella struttura, che fa sì che per molte e molte generazioni la prospettiva per il futuro fosse all’interno della famiglia mezzadrile.

Magari all’epoca era vissuta come una condanna, oggi forse è vissuta quasi con nostalgia, per quel senso di communitas che creava.

Bibliografia:

Grilli S., “Famiglie vecchie e parenti alla persa”. Cicli domestici, dinamiche genealogiche e mobilità poderale in una fattoria del Senese, in “La Ricerca Folklorica”, numero monografico sul tema “Forme di famiglia. Ricerche per un atlante italiano”, a cura di Pier Giorgio Solinas, Brescia, Grafo Edizioni, n. 25, aprile 1992, pp. 25-34

Salvatici S., Campagne in crisi. L’Italia rurale negli anni del regime fascista (1927-1935), in “Annali Istituto Alcide Cervi”, n. 15/16, Bari, Edizioni Dedalo, 1996, pp. 157-192

Solinas P.G., L’acqua strangia. Il declino della parentela nella società complessa, Milano, Angeli, 2004

Video:

Intervista a Pier Giorgio Solinas raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Siena l’8 maggio 2013

Intervista a Quintilio Semboloni raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Geggiano, Castelnuovo Berardenga (SI) il 19 aprile 2012

Autore scheda: Pietro Meloni


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