Bettino Ricasoli

Luogo: Brolio

Comune: Gaiole in Chianti

Settore di riferimento: Storia

Data/periodo: 1809-1880

Descrizione: Il barone Bettino Ricasoli, nato a Firenze nel 1809 e morto a Brolio, nel comune di Gaiole in Chianti, nel 1880, è stato un importante uomo politico, oltre che appassionato imprenditore vitivinicolo e studioso di tecniche agricole.

Come uomo politico, Ricasoli è ricordato come interprete integerrimo di valori civili e democratici, tanto da essere denominato “Barone di ferro”. La sua intensa attività politica, tra il 1859 e il 1861, lo inserisce tra gli artefici dell’Unità d’Italia. Dopo la morte di Cavour, diventa due volte Presidente del Consiglio, prima dal 12 giugno 1861 al 3 marzo 1862, e poi dal 20 giugno 1866 al 10 aprile 1867.

Durante i suoi due mandati, entrambi conclusisi con le sue dimissioni, Ricasoli si impegna a risolvere i difficili rapporti che a quel tempo intercorrevano con il Papato, riuscendo a coinvolgere il governo francese come mediatore tra l’Italia e lo Stato Pontificio.

La sua posizione di cattolico democratico lo rese inviso ai conservatori più estremisti e allo stesso re, che era più interessato a definire la questione del Veneto che non a risolvere le questioni romane. Il barone fu così costretto alle prime dimissioni nel 1862. Nel secondo mandato, del 1866, Ricasoli tentò senza successo di portare all’Italia il Trentino e di eliminare la clausola di cessione del Veneto all’Italia. Riaffrontò inoltre la questione romana, promuovendo una legge sulla libertà della Chiesa, basata sulla separazione tra Stato e Chiesa.

Membro dell’Accademia dei Georgofili (1834), Bettino Ricasoli ebbe inoltre molti interessi scientifici e, in particolare, si dedicò a ricerche sulle tecniche agricole e sulla produzione vinicola. A differenza di molti altri rappresentanti di nobili famiglie toscane, abituati a passare solo brevi periodi nelle loro tenute di campagna, Ricasoli abitava stabilmente nel suo castello a Brolio, nel comune di Gaiole in Chianti, dove s’impegnava nella lavorazione dei vigneti.

La tradizione vitivinicola della famiglia Ricasoli, che nasce già nel XVI secolo, è caratterizzata da una cura rigorosa della produzione e da una grande attenzione alla valorizzazione e alla promozione. Già nel Seicento, il vino dei Ricasoli veniva esportato in Europa ed era gradito sia in Olanda che in Inghilterra. Nel Settecento, con decreto granducale, la famiglia Ricasoli diede vita alla “Congregazione dei vini”, che stabiliva delle norme precise sulla produzione e il commercio del vino.

Da questa tradizione familiare, Bettino eredita dunque la passione, il rigore e il desiderio di eccellenza. Diverse sono infatti le sperimentazioni che egli conduce nei propri vigneti: dalla trasformazione delle viti alla forma dei vigneti, fino ai processi di vinificazione. Il suo scopo era quello di creare un vino da pasto capace di competere con i vini francesi, che a quel tempo erano gli indiscussi padroni delle tavole. Il suo intenso lavoro di sperimentazione lo porterà a ottenere la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale di Parigi del 1867. Ma è solo il preludio per la sua conquista più grande: la creazione della formula del Chianti. Il barone Ricasoli stabilì infatti, dopo diverse sperimentazioni, che il Chianti doveva essere prodotto con un minimo del 70% di uve Sangiovese, e il restante diviso tra Canaiolo (20%) e Malvasia (10%).

Bibliografia:

Ciuffoletti Z., Alla ricerca del “vino perfetto”. Il chianti del barone di Brolio. Ricasoli e il risorgimento vitivinicolo italiano, Firenze, Olschki, 2009

Dell’Ongaro F., Bettino Ricasoli, Torino, Unione Tipografico Editrice, 1860

Gotti A., Vita di Bettino Ricasoli, Firenze, Le Monnier, 1985

Landi F., Bettino Ricasoli: il Barone di Ferro in Toscana, Firenze, Lucio Pugliese Editore, 1988

Autore scheda: Pietro Meloni

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