Abbazia di Sant’Antimo – Montalcino

Luogo: Castelnuovo dell’Abate

Comune: Montalcino

Data/periodo: 1118 -1894 data degli ultimi restauri che le hanno dato l’aspetto attuale

Descrizione: La chiesa rappresenta il più importante monumento romanico della Toscana meridionale che risente delle influenze francesi nell’architettura dovute principalmente  allo schema basilicale con deambulatorio e cappelle radiali, iconografia unica in Toscana e una delle poche presenti in Italia. Tradizionalmente fondata nel 781 da Carlo Magno l’Abbazia di Sant’Antimo è documentata fino dal secondo decennio del IX secolo periodo al quale sembra riferibile un piccolo edificio noto come “cappella o chiesetta carolingia” a pianta rettangolare con abside affiancato alla destra dalla chiesa romanica presso l’inizio del deambulatorio e oggi adibito a sagrestia. L’abbazia ci offre una costruzione benedettina ad impianto basilicale della quale i contemporanei dissero “non è in tucta Italia più privilegiata abbadia de la chiesa romana e sacro Imperio”. Il momento di massimo splendore è rappresentato  a cavallo tra il XI e XII secolo ma già nel secolo successivo era in decadenza tanto da passare nel 1291 ai Guglielmiti. Il primo documento che attesta l‘esistenza dell’abbazia  è il diploma concesso da Ludovico il Pio all’abate Apollinare  il 29 dicembre dell’813. La chiesa come la vediamo oggi è riferibile ad una costruzione iniziata nel 1118 la data è riportata in un’iscrizione incisa nei gradini e nel ripiano dell’altare maggiore recante il testo di una donazione  fatta da un conte Bernardo forse degli Ardengheschi (di Pari e di Civitella) a Ildebrandino di Rustico. La stessa data, poi, compare su una delle colonne del deambulatorio. L’abbazia è costruita  con una roccia travertinosa  le cui cave  si trovano proprio nella zona di Castelnuovo dell’Abate, oggi abbandonate, che è tra le più belle pietre ornamentali  usate nel periodo romanico: è il materiale impropriamente detto “onice” o “ alabastro”. Nel portale predominano caratteri linguadocani, soprattutto tolosani, ma i portali previsti per la facciata dovevano essere due e si ipotizza che il portale ora sul fianco sinistro della chiesetta  di Santa Maria a San Quirico d’Orcia non sia altro che uno dei due della facciata di Sant’Antimo.

Sopra il portale d’ingresso, si trova questa iscrizione: Vir bonus in Christo magnis virtutibus Azzo cenobii monachus pater postique decanus istius egregiæ fuit auctor previus aulae atque libens operis portavit pondera tanti progenie tuscus Porcorum sanguine cretus pro quo christicole cuncti Deum rogitate det sibi perpetue cum sanctis gudia vite martir et eximus sit custos Antimus eius (Cioè: “Azzo, uomo buono in Cristo, monaco, padre e poi decano fu il progettista di questa egregia aula e volentieri portò i persi di così grande opera; di progenie Toscano nato di sangue dei Porcari, per lui cristiani tutti pregate Iddio, che gli dia con i santi le gioie della vita perpetua a Sant’Antimo sia il suo esimio custode”).

L’abbazia fu soppressa nel 1462 da Enea Silvio Piccolomini, Pio II, annettendola a Montalcino, che fu elevata a diocesi grazie all’inglobamento della stessa Abbazia.
Solo in tempi recenti è tornata ad essere un centro di grandezza spirituale grazie all’operato di una comunità di Canonici Regolari Premostratensi stabilitasi qui a partire dal 1992. C’è voluto l’intervento di sette campagne di restauri per arrivare alla costruzione come la vediamo adesso. L’interno della chiesa è spartito in tre navate, divise da colonne alternate a pilastri cruciformi e concluso da un deambulatorio con tre cappelle radiali a pianta semicircolare che, rivela la derivazione francese. Il soffitto della navata centrale ha una copertura a capriate lignee, mentre le navate laterali, ove si inseriscono i matronei, sono coperte da volte a crociera.
I capitelli, sono l’uno diverso dall’altro decorati con elementi geometrici, fitomorfici, zoomorfici e  teromorfici. L’unico capitello istoriato, quello cioè che ci racconta una storia, è quello di Daniele nella fossa dei leoni, il secondo sulla destra entrando nella chiesa e attribuito al maestro di Cabestany, anche i due leoni all’interno posti ai lati delle scale d’ingresso e previsti per la facciata sono riconducibili all’opera del maestro.
Il nome convenzionale deriva dalla chiesa della piccola cittadina di Cabestany, vicino a Perpignan nei Pirenei Orientali, in cui si trova un timpano scolpito dall’artista. Sempre nella navata destra una statua lignea del XIII secolo di scuola umbra raffigurante Maria seduta su un trono ben ornato che tiene sulle ginocchia Gesù bambino, iconografia della Sedes Sapientiae, tipo di rappresentazione molto frequente nel medioevo. Sull’altare maggiore un Crocifisso ligneo policromo del XIII secolo. Sotto l’altare una piccolissima cripta che non sembra corrispondere ai canoni architettonici del secolo XII e sembra risalire ad un’epoca precedente. L’altare con una lastra tombale in marmo, ricorda i Consoli romani Rufino ed Eusebio (347 d.C.). La lunetta affrescata con Cristo che risorge dal sepolcro di scuola senese del XVI secolo. Questo ambiente potrebbe aver ospitato la tomba del martire Antimo cui è intitolata l’Abbazia.

Bibliografia:

Comune di Montalcino, Montalcino Città delle eccellenze, Città di Castello Litograf  Editor, 2009

Moretti I., Stopani R., Romanico Senese, Firenze, Salimbeni Libreria Editrice, 1981

Peroni A.,Tucci G., Nuove ricerche su Sant’Antimo, Alinea Editrice, 2008

Guida all’Abbazia di Sant’Antimo, Una pietra che canta…e un frate racconta, l’Arca di Sant’Antimo, 2007

Autore scheda: Valentina Pierguidi

 

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