La veglia nel Chianti

Luogo: Chianti

Comune: Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: Durante la mezzadria

Descrizione: La veglia si faceva nelle case delle famiglie mezzadrili che di volta in volta ospitavano un gruppo di persone per passare la serata insieme

Secondo Alessandro Falassi, l’organizzazione della veglia seguiva un modello ordinato di intrattenimento: prima racconti adatti ai bambini e a seguire temi più adeguati alla popolazione adulta. La veglia, in questo caso, aveva una particolare funzione pedagogica e una forma ordinata e strutturata. Fabio Mugnaini, invece, fa presente che la testimonianza di chi ha partecipato alle veglie restituisce un modello sostanzialmente “anarchico”, strutturato a seconda delle caratteristiche dei partecipanti e del pubblico presente. In questa seconda ipotesi, la veglia tendeva meno all’intrattenimento pedagogico e più all’improvvisazione.

C’è da dire, in ogni caso, che nella mezzadria la veglia era un momento di socialità fondamentale, dove le persone potevano rilassarsi, dopo una lunga giornata di lavoro, nelle aie dei poderi al fresco delle notti d’estate o attorno al focolare nelle sere d’inverno. Nelle veglie spesso nascevano amori tra giovani contadini che, come ricorda Alessandro Falassi, proprio in quelle particolari occasioni avevano la possibilità di fare conoscenza.

La veglia, come il racconto della tradizione orale, è stato principalmente un fenomeno della società pre-tecnologica, nella quale la prima e più importante forma di socializzazione avveniva attraverso l’interazione diretta tra comunità e famiglie che si scambiavano favori, chiacchiere, racconti e storie, per conoscersi e passare insieme del tempo, per condividere piaceri, paure, idee.

Nella veglia si raccontavano leggende ma anche fatti quotidiani; i personaggi locali erano spesso oggetto di pettegolezzo e dileggio e spesso si trasformavano in caricature divertenti. Nelle veglie si declamavano anche poesie e nelle aie, qualcuno racconta, si recitava anche il Bruscello.

La veglia era dunque un momento di incontro, racconto e rappresentazione dove si ripetevano repertori, in parte già organizzati, che venivano riadattati e accostati a narrazioni inedite, frutto della fantasia e della capacità di esperti narratori di riassumere e colorire eventi quotidiani.

La veglia come veniva praticata nella società contadina e come l’hanno conosciuta gli studiosi di tradizioni popolari, oggi non esiste più. Scompare insieme alla mezzadria, di cui era momento fondamentale, e con l’avvento della televisione.

Bibliografia:

Falassi A., Folklore toscano. Articoli e saggi analitici, Siena, Edizione Nuovo Corriere Senese, 1980

Mugnaini F., La storia della fiaba e delle altre storie, in “Bullettino Senese di Storia Patria”, CXVI, 2009, pp. 384-408

Mugnaini F., Aneddotica locale: note etnografiche e spunti di riflessione su un genere narrativo, in Bausinger H., Brunold Bigler U. (a cura di), Horen, Sagen Lesen Lehren, Berlin, Pter lang AG, 1995, pp. 533-547

Audio: 

Testimonianza di Alessandro Falassi raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Castellina in Chianti (SI), il 30 giugno 2013

Video:

Intervista a Fabio Mugnaini raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Siena il 17 aprile 2013

Autore scheda: Pietro Meloni

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento