Radimacondoli: la leggenda delle due sorelle di Radicondoli

Luogo: Radicondoli

Comune: Radicondoli

Data/periodo: 1200

Descrizione: Luoghi, riti e tradizioni hanno i loro miti di fondazione, collocati in un orizzonte temporale che confonde la realtà storica con la costante rielaborazione popolare e poetica, così che un piccolo paese, una città, una nazione, finiscono con il somigliare – spesso consapevolmente – alle città invisibili di Italo Calvino, riproduzioni caleidoscopiche di un’unica città, immaginata da infiniti punti di vista e possibilità descrittive.
Radicondoli non fa eccezione e si diverte con il mito di se stessa, che raccoglie magia, veleni, migranti e natura, mescolandoli armoniosamente fino a restituire un quadro che nulla ha da invidiare alle città di Calvino.

Per cominciare Radicondoli è Radimacondoli, che in principio – e qui il mito si risolve rimandando all’immancabile “notte dei tempi” – erano due sorelle: Radima e Condoli.
Le due sorelle, abbandonate da una zingara in un colle toscano, vennero accudite da una pecora, che le allattò come fossero suoi agnellini, e si strappò un po’ della sua lana per proteggerle dal freddo. Rientrata all’ovile, di proprietà di un eremita sardo, questi era intenzionato a sgozzare le due giovani, proprio come fossero agnelli, ma rimase affascinato dagli occhi penetranti e azzurri delle due bambine. Invece di ucciderle il pastore prese il coltello e le battezzò, chiamandole Radima e Condoli. Crebbero forti ma litigiose, al punto da dividersi e Radima, andando via dall’ovile, fondò una propria città che visse nella violenza e nella barbarie fin quando la sorella non la convinse a ricongiungersi a lei. Allora, le due sorelle unite, diedero vita “a un vasto impero” aperto ed accogliente, dove chiunque poteva sentirsi a casa. Aleggiava però sempre un’aria litigiosa, tra le diverse etnie che rivendicavano la propria discendenza dalle due sorelle, a rimarcare una purezza etnica ed una legittimità di dominio sul borgo toscano.

Queste breve storie la si può leggere passeggiando per le vie di Radicondoli, insieme a una mostra di dipinti di città. Si tratta chiaramente di un’invenzione e la sua struttura ricorda bene quella della fiabistica e del mito classico. Due sorelle che fondano un impero, la pecora che sostituisce il lupo, il pastore sardo che interpreta al contempo l’orco (le vuole uccidere) ma un uomo attento alla bellezza (i loro occhi suadenti le salvano). Le liti e le pacificazioni sono poi la struttura portante di ogni novella, a rimarcare che soltanto uniti si può costruire e durare nel tempo. Certo, questa unione non è mai definitiva, le liti non si spengono mai, perché il desiderio di primeggiare è sempre annidato nell’animo umano.

Autore scheda: Pietro Meloni