Parco archeologico della Pieve di Pava a San Giovanni d’Asso

Luogo: Pieve a Pava, località San Giovanni d’Asso

Comune: Montalcino

Descrizione: Lo scavo archeologico della Pieve di Pava, iniziato nel 2004 e tutt’ora in corso, ha fatto emergere il complesso archeologico della struttura della Pieve di San Pietro in Pava. La chiesa è menzionata per la prima volta in un documento del 714 d.C., relativo alla disputa fra il vescovo di Arezzo e quello di Siena, dove si cita la Sancte Mater Ecclesie in Paua. Nell’estate dell’anno successivo Audo, presbiter de baptisterio Sancti Petri in Paua, dichiarerà di dipendere dal vescovo di Arezzo. Tale dichiarazione verrà raccolta da Gunteram, notaio di re Liutprando, nell’ambito dell’indagine sulla disputa fra i vescovi di Arezzo e Siena per il possesso di chiese e monasteri in un’area di confine fra le due diocesi.

Nel corso del 2001, seguendo le suggestioni di questi documenti e i risultati delle ricerche di superficie realizzate sul territorio di San Giovanni d’Asso, è stata identificata un’area che avrebbe potuto essere messa in relazione con la pieve di San Pietro in Pava. La chiesa che sta emergendo è un complesso di età tardo antica, alto medievale e medievale che, per la fase paleocristiana, trova rari confronti in Italia. A partire dal X secolo Pava si arricchirà di una vasta area cimiteriale il cui utilizzo cesserà con l’inizio del XIII secolo.

Dopo una evanescente fase etrusca di metà IV a.C., sono emerse murature della medio-tarda età imperiale e tarda antichità che rivelano l’esistenza di una grande villa che proprio tra la fine del IV secolo e gli inizi del V secolo d.C. viene interessata da una fase di forte monumentalizzazione. Su queste preesistenze si imposta, fra la fine del V secolo e l’inizio del VI secolo, una chiesa paleocristiana composta da una navata unica (di 32 metri di lunghezza e 10 metri di larghezza) con due absidi, un banco presbiteriale e un vestibolo ad arcate ricavato all’interno della facciata, che doveva fungere come separazione fra la navata e l’abside ad ovest. Questi dati strutturali, in particolare la presenza delle due absidi contrapposte, risulta di estremo interesse per la rarità in Italia e per i legami con planimetrie presenti in area mediterranea, in particolare nella penisola iberica e nel nord Africa.

Durante l’Alto Medioevo, ossia in un periodo compreso tra VII e X secolo, la chiesa di Pava fu interessata soprattutto da interventi di ristrutturazione interna. Fra questi l’attività più antica è rappresentata dal rifacimento della pavimentazione in un piano rialzato di laterizi e pietre, forse con lo scopo di arginare problemi di natura idrica; riferibile a un periodo non molto successivo è la costruzione di una fornace per la cottura di ceramica e laterizi, come testimoniano gli scarti rinvenuti, che era situata a pochi metri dalla chiesa. Nella navata della chiesa venne inoltre costruita una fornace, probabilmente per campane, che la datazione ha collocato fra gli anni 878 e 991. In un momento ancora successivo, si assisterà al disfacimento di parte dell’abside orientale, evento questo documentato archeologicamente da strati di accumulo di pietrame e laterizi sia fuori che dentro l’area. In connessione diretta con questi segni di crollo e di cambio di funzione, limitati a una parte delle strutture della pieve, sono da collocare altri numerosi indizi di profondi interventi di ristrutturazione, tra i quali la costruzione di un fonte battesimale con basamento circolare costituito da lastre di pietra legate con malta di calce.

La fase costruttiva fra XI e XII secolo comportò la creazione di un nuovo edificio religioso  impostato sul perimetro dell’antico. Tuttavia, verso la fine del XII secolo, la chiesa, ormai abbandonata, subirà crolli strutturali; di età successiva le numerose attività di spoliazione e recupero di materiale costruttivo.

Dati archeologici e fonti archivistiche concordano sul prevalere della Pieve di Santa Maria in Pava su quella di San Pietro già a partire dall’XI secolo. In particolare, un documento del 1057 attesta la sola Sancta Maria in Pava. A partire dal X fino a tutto il XIII secolo, l’antica chiesa fu interessa dall’utilizzo a scopo cimiteriale dell’area esterna, andando a rispettare l’ingombro dell’antico edificio. Ad oggi le tombe indagate sono 760, il cimitero è di tipo comune in fossa, talvolta con la presenza di assi o altri elementi lignei utili a contenere l’inumato. Per quanto concerne i corredi, nelle recenti campagne di scavo sono stati rinvenuti elementi di vestiario, come una fibula a testa d’aquila di VI secolo e una fibbia a testa di cavallo di VII secolo, non in situ, elemento che ha fatto pensare che l’uso del cimitero possa essere cominciato molto prima rispetto ai limiti cronologici stabiliti.

Gli studi delle sepolture stanno facendo emergere importanti dati di natura socioculturale; in base alla posizione delle ossa è stato possibile avanzare l’ipotesi che gli inumati fossero avvolti in un sudario e la buona conservazione dei resti ha fatto supporre che, fra le attività svolte dalla popolazione sepolta a Pava, vi fosse una forte differenziazione fra i generi. I forti marcatori muscolari rintracciati sugli arti inferiori dei maschi documentano i faticosi e assidui lavori agricoli a carico di questa parte del corpo. Gli scheletri femminili invece presentano ossa fragili, indicative di un’alimentazione carente e di intense attività di tipo domestico. Inoltre, la diffusione di patologie come ernie localizzate sulla colonna vertebrale in giovane età e anche nei bambini rivela la precocità con la quale si iniziavano le pesanti attività lavorative. L’insieme dei dati antropologici si rivela dunque fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche sociali diffuse all’interno della popolazione del piviere di Pava; ogni scheletro porta scritte su di sé le tracce delle abitudini di vita quotidiane e lo scavo di ogni sepoltura contribuisce ad arricchire la conoscenza su una popolazione che almeno per trecento anni ha vissuto lungo la Val dell’Asso.

Oggi l’area archeologica di Pava è divenuta un parco, denominato “Parco di Pava A3” (dove A3 sta per Archeologia, Ambiente, Architettura). Alla base dell’idea del parco, condivisa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, c’è la volontà di comunicare e valorizzare non solo la componente archeologica e in particolare i resti della grande chiesa paleocristiana, ma anche il paesaggio e la sua storia. Il progetto è stato affidato all’architetto Edoardo Milesi e al suo studio Archos s.r.l. L’architetto, insieme agli archeologi e al team di ricerca della Fondazione Pava, ha sposato pienamente l’idea di realizzare un “viaggio nel tempo”. Il paesaggio attuale della valle è fortemente caratterizzato dagli effetti della meccanizzazione agraria, che a partire dalla metà del secolo scorso ha determinato una radicale trasformazione del territorio. Il progetto racconta l’evoluzione del paesaggio prima, durante e dopo la frequentazione del sito di Pava in un percorso a ritroso che comprende i grandi mutamenti che hanno caratterizzato la valle. Lungo l’itinerario è collocato un bosco medievale, con piante selezionate secondo i risultati delle indagini paleobotaniche e coltivazioni in uso fino al secolo scorso come le viti maritate ai “testucchi” (aceri campestri), come si usava nella val d’Asso quando ancora le campagne erano condotte con il sistema agrario mezzadrile. Un posto di primo piano è naturalmente assegnato alla chiesa di San Pietro in Pava.

Elementi architettonici come la passerella o il centro didattico (interamente in legno e autosufficiente dal punto di vista energetico, con un sistema di raccolta delle acque piovane) sono centrali nello spazio del parco, al quale si può accedere liberamente per godersi il paesaggio e accostarsi alla storia antica di questi luoghi.

Bibliografia:

Campana S. et al., Chiese e insediamenti nei secoli di formazione dei paesaggi medievali della Toscana (V-X secolo), Atti del Seminario (10-11 novembre, San Giovanni d’Asso), Firenze, All’Insegna del Giglio, 2008

Campana S. et al., Gli scavi archeologici sulla pieve di S. Pietro in Pava, Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale”, 1-3 ottobre, Foggia, 2009

Campana S. et al., Scavo archeologico della pieve e del cimitero di Pava. Aggiornamento alla V campagna anno 2008, in “Journal of Fasti Online”, 2009

Campana S. e Felici C., Tra Orcia e Asso. Problematiche del popolamento tra tarda antichità e Medioevo. Approfondimenti stratigrafici sulla scomparsa pieve di Pava, in “Bullettino Senese di Storia Patria”, CXVI, Siena, 2009

Autori scheda: Giulia Losi e Cristina Felici

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