Fontenuova

Luogo: Via di Pian d’Ovile – Siena

Contrada: Contrada della Lupa

Data/periodo: Dalla fine del secolo XIII

Descrizione: I lavori di costruzione della fonte risultano già iniziati tra il secondo semestre del 1298 e il primo semestre del 1299, di questo è prova l’iscrizione marmorea sulla sua facciata principale, trascritta da Fabio Bargagli Petrucci agli inizi del Novecento, ora quasi del tutto illeggibile. Le fonti, come i bottini e le cisterne, erano strutture funzionali primarie di servizio alla comunità; tanta ne era l’importanza, che il Comune non solo pagava i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma garantiva anche la presenza di un custode che le “guardasse”.

Non si conosce con sicurezza la data in cui Fontenuova può considerarsi completata, anche se alcune testimonianze fanno propendere per gli anni 1322-1323. L’edificio ha un ampio basamento rettangolare, rivestito in laterizi, con pochi ornamenti in pietra, il fronte principale misura 17 metri e presenta due grandi archi ogivali, mentre sul lato minore, verso la piazzetta, si apre un arco a sesto acuto, all’interno ci sono due vasche. Il rivestimento murario è formato da mattoni arrotati e rigati a spina di pesce, inoltre, sono stati impiegati in essa elementi decorativi in cotto, realizzati a stampo (si tratta della bardellatura costituita da un motivo geometrico, usata nelle cornici dei grandi archi a sesto acuto).

Ci furono nei secoli lunghi periodi di abbandono e incuria da parte dell’autorità pubblica, in momenti di difficoltà economiche e, specialmente, dopo che Siena perse la sua indipendenza, ma anche interventi dannosi, come quello attuato solo parzialmente su proposta di Francesco di Giorgio Martini e Paolo di Andrea, nel 1469, che per aumentare la portata del bottino maestro del Campo, ridusse la portata di quello di Fontenuova.

La fonte era nata per poter usufruire delle acque raccolte per stillicidio dall’omonimo bottino, lungo 807,5 metri, che ancora oggi garantisce una portata di un litro al secondo. A differenza degli altri bottini, le utenze private non prendevano l’acqua tramite derivazioni interne (si ricordi l’istituzione del “dado” della fine del XVII secolo con lo scopo di regolarizzare il passaggio dell’acqua, ma anche di far pagare in base a consumi certi), qui le utenze attingevano direttamente dalla vasca, sulle cui pareti erano posizionate sistole di bronzo.

Dalla seconda metà dell’Ottocento è ben documentata la presenza vivace delle lavandaie, che si contendevano l’uso dell’acqua con i proprietari degli orti limitrofi. Esse, con il loro duro lavoro di pubblica utilità, riuscirono nel tempo a ottenere interventi alla struttura per ripararsi dalle intemperie, e migliorare le modalità di svolgimento di alcune operazioni (lavatoio nella zona coperta, bordo inclinato per insaponare i panni e così via). I lavatoi, questo di Fontenuova e quelli delle altre fonti cittadine, erano per le lavandaie luoghi di socializzazione, in cui le donne, entrando in contatto le une con le altre, si potevano confrontare. La loro presenza, anche se sempre più diradata, è proseguita fino agli anni sessanta del Novecento. Il luogo è divenuto uno dei più significativi, magici ed evocativi del territorio della Contrada.

Bibliografia:.

Balestracci D., Vigni L., Costantini A., La memoria dell’acqua. I bottini di Siena, Siena 2006

Luchini L. (a cura di),  Le pietre raccontano. Vallerozzi e dintorni, I Gemelli, Quaderno 9, Siena, Contrada della Lupa, 2013

L’acque chiare di Fontenuova. Storia ed immagini della Fonte di Vallerozzi, I Gemelli, Quaderno 6, Siena, Contrada della Lupa, 2008

Serino V. (a cura di) Siena e l’acqua. Storia ed immagini della città e delle sue fonti, Siena 1998

Autore scheda: Contrada della Lupa, Donatella Ciampoli

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