I luoghi
La realizzazione dell’Ecomuseo digitale
è stata possibile grazie alla collaborazione
di comunità locali, ricercatori e istituzioni
Chianti
“Del buon Chianti il vin decrepito
maestoso, imperioso
mi passeggia dentro il core
e ne scaccia senza strepito
ogni affanno e ogni dolore”
Francesco Redi, XVII secolo
Castellina in Chianti
Castellina, che domina da un colle, le valli dei tre fiumi, l’Arbia, l’Elsa e il Pesa, che hanno scandito la storia di questo territorio, anticamente conteso tra Siena e Firenze, fu uno dei maggiori centri della Lega del Chianti. Sul borgo medievale, di impianto quadrilatero con due sole porte d’accesso alla città (“Porta a Siena” e “Porta a Firenze”), si erge l’antica e imponente fortezza merlata, progettata da Giuliano da Sangallo e oggi sede del municipio. Il tessuto urbanistico, nel quale sono state inglobati i tratti di mura turrite volute da Lorenzo il Magnifico, presenta importanti palazzi quattro-cinquecenteschi, come il Palazzo Ugolini, con prospetto in bugnato, oltre alla chiesa di San Salvatore in stile neoromanico, in cui si conserva un importante affresco di Lorenzo di Bicci (fine XIV secolo); da segnalare l’affascinante via delle Volte, un tunnel su cui si aprono particolari feritoie sull’esterno e gustose cantine. Anche le campagne circostanti sono state segnate dal periodo di dominio fiorentino, espresso dalle suggestive architetture rurali d’età granducale, con ville e castelli che da sempre costituiscono una meta privilegiata e di grande richiamo per il turismo straniero.
Castelnuovo Berardenga
Il nome del territorio o distretto della Berardenga, deriva dalla Contea dei Berardenghi e da quel Castelnuovo, fondato dalla Repubblica di Siena, dopo una delibera datata 26 luglio 1366, come punto di sorveglianza strategico del confine verso Firenze e Arezzo; la sua posizione ne faceva, inoltre un importante punto di appoggio politico, di controllo sulle forze signorili della zona, sempre al centro di rivendicazioni territoriali. In quest’epoca la parte superiore del colle venne circondata di mura, mai concluse, affidandone la direzione a Mino Dei di Siena (1373-1374). La vicinissima Montaperti fu il teatro della celeberrima vittoria dei Senesi su Firenze (4 settembre 1260), narrata anche da Dante.
Da non perdere, nel piccolo ma gradevole centro storico, una passeggiata nel giardino della Villa Chigi Saracini, progettato dal genio di Agostino Fantastici e poi, ai primi del Novecento, ammodernato su iniziativa del conte Guido, fondatore dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Nella neoclassica prepositura, al centro del paese, da segnalare il dipinto con la Madonna col Bambino del pittore senese quattrocentesco Giovanni di Paolo.
La cittadina ha sempre avuto una forte vocazione agricola e artigianale, ed è circondata da numerose aziende vitivinicole che è sempre possibile visitare.
Val d’Elsa
“La terra di Siena e quella parte di Toscana che si trova tra Firenze e Siena si presenta al viaggiatore come un nuovo paradiso e una nuova terra. Le città, i villaggi, le fattorie non solo sono più numerose, bensì assai più popolose di quelle che si trovano nello stato della chiesa. Qui le terre sono meglio coltivate, le persone più robuste e nel modo di atteggiarsi ostentano quel tipico vigore, quella allegria e alacrità che si unisce naturalmente all’agio e al benessere”.
J. P. Grosley, 1758
Casole d’Elsa
Il suggestivo borgo di Casole, documentato dall’XI secolo come feudo del vescovo di Volterra, ha un impianto medioevale ma le sue origini risalgono probabilmente già alla fine del IV secolo a.C, come attestano le evidenze archeologiche raccolte presso il suo Museo. Nell’attuale centro storico, sulla via principale, che originariamente metteva in comunicazione Porta ai Frati a nord e Porta Rivellino a sud (entrambe scomparse), si profilano gli edifici più importanti: dall’antica Collegiata, al Palazzo dei Priori che presenta un’interessante facciata arricchita da numerosi stemmi, alla rocca, imponente struttura difensiva medievale dotata di una massiccia torre quadrangolare.
Nel perimetro orientale del circuito murario medioevale, si conservano ancora due torri circolari costruite nel 1481 da Francesco di Giorgio Martini, notissimo artista e massimo architetto militare del Rinascimento. Nel magnifico paesaggio dei dintorni si possono ammirare i suggestivi borghi di Pievescola, Mensano e Scorgiano.
Colle di Val d’Elsa
Piazzaforte a lungo contesa tra fiorentini e senesi, cadde sotto il dominio di Firenze a metà del Trecento quando la sua potenza economica era al culmine. La città è famosa per aver dato i natali, nel 1240, ad Arnolfo di Cambio, architetto e scultore, al quale è stata in seguito dedicata la piazza principale, e nel 1370 a Cennino Cennini, al quale si deve il Libro d’Arte, fondamentale trattato sulle tecniche pittoriche medievali.
La cittadina, un tempo divisa nei quartieri di Piano, Borgo e Castello (oggi “Colle Alta” e “Colle Bassa”), era nota fin dal Settecento per le sue cartiere, che sfruttavano la forza motrice del fiume e delle sue gore. Divenuta sede vescovile nel Cinquecento, Colle presenta elementi urbanistici e architettonici di grande rilievo: il Palazzo Campana, che accoglie nell’antico centro storico; il Teatro dei Varii, delizioso esperimento scenografico del Bibiena; il convento di San Francesco e il suggestivo Duomo. Oggi è considerata la “Città del cristallo” detenendo da sola il 15% di tutta la produzione mondiale ed oltre il 95% di quella italiana, unendo i migliori prodotti di design all’antica tradizione locale di lavorazione del vetro.
Poggibonsi
Poggibonsi, benché nata sulla linea della Via Francigena a partire dal cosiddetto Borgo Marturi, già di origine etrusca, nel quale si prestava assistenza ai pellegrini, costituisce l’avanguardia industriale non solo della Val d’Elsa, ma dell’intera provincia di Siena. Il primo nucleo fortificato di Poggio Bonizio, fondato dal senese Guido Guerra nel 1155, fu completamente distrutto nel 1270 dalle truppe fiorentine, ma in parte ricostruito, come “Monte Imperiale”, per volere dell’imperatore Arrigo VII; si deve poi a Lorenzo il Magnifico la tentata realizzazione della fortezza, rimasta incompiuta, su progetto di Giuliano da Sangallo. Dal Trecento alle invasioni napoleoniche la città rimase sotto l’egida fiorentina; i danni recati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno portato a una vera e propria ricostruzione urbanistica e strutturale e un maggiore impulso nel settore produttivo. Da segnalare alcune evidenze architettoniche, quali l’antica Magione, ospizio dei cavalieri di San Giovanni e il convento di San Lucchese.
San Gimignano
Nata in epoca etrusca, già feudo dei vescovi di Volterra e prima ancora insediamento etrusco e poi romano, San Gimignano si affranca nel Duecento e cade definitivamente sotto Firenze un secolo dopo. La città si articola sull’antico impianto attraversato dal tracciato della Francigena in direzione nord-sud (da porta San Matteo a porta San Giovanni). Sulla sommità della collina si aprono le due piazze principali in cui si svolge la vita cittadina e che da secoli vengono ammirate da visitatori di tutto il mondo: la piazza della Cisterna e quella del Duomo, su cui si affacciano i maggiori edifici cittadini e le case-torri più alte della città: la Rognosa, che svetta per 52 metri a fianco del Palazzo del Podestà, e la Torre Grossa, simbolo del potere comunale. Il percorso di visita della cittadina, che si inoltre le altre torri e i magnifici vicoli, dai quali sempre si scorge una vista inedita e sorprendente, non può non comprendere una visita alla Rocca di Montestaffoli, alla chiesa di Sant’Agostino, e alla Collegiata.
“Nella bellezza ardente e concentrata di Siena si avverte una nota artificiale che richiama alla memoria una città appollaiata in cima ad un colle in un quadro antico. Dalle fortificazioni si scorge l’intera città, le case bianche e marroni, col tetto brunastro e la facciata liscia forata da molteplici finestre. [… ] D’attorno regna la pace di un mondo verde, che, ora digrada in valli cosparse di terra rossa e velate dalla foschia grigia degli olivi, con cipressi che svettano cupi nel cielo, ora s’inarca in collinette.”
A. Symons, 1907
Siena
A Siena, il sapore, il gusto, la vista della città, sono ancora quelli evocati dalle parole di un poeta inglese che l’ha visitata e, sicuramente amata, più di un secolo fa. È raccolta Siena, arroccata sui suoi colli, basta allontanarsi un poco e la puoi cogliere tutta intera, nell’inconfondibile skyline del suo profilo allungato, con le mura, la Torre del Mangia e la cupola del duomo. E non è neppure tanto diversa, in certi scorci, da come ce l’hanno descritta, tra Tre e Quattrocento, i suoi pittori più amati, dai Lorenzetti a Simone Martini, da Sano di Pietro al Vecchietta.
Praticamente inalterato anche il suo rapporto, sensuale e armonioso, con il paesaggio che la circonda e la protegge. Le colline, i cipressi, la terra rossa e gli olivi, si raggiungono a piedi, uscendo dalle porte antiche della città, quando non si sono mantenuti all’interno, nelle protette e preziose valli verdi ancora presenti fra le mura.
Con il suo vivere lento, quasi ovattato, Siena va visitata con calma, va assaporata. Per Siena si passeggia, si scuriosa, ci si infila nei vicoli, si cercano gli angoli nascosti e più tranquilli, entrando e uscendo da un museo, una chiesa o un bel palazzo.
Nobile Contrada dell’Aquila
Stemma: Aquila bicipite imperiale coronata all’antica con negli arti
scettro, spada e globo imperiale; sole dorato in petto con le iniziali U.I (Umberto I di Savoia)
Colori: Giallo listato di nero e turchino
Motto: Unguibus et rostris
Titolo: La Contrada ha il titolo di Nobile per la magnifica accoglienza data a Carlo V d’Asburgo in visita a Siena nel 1536
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Aldobrandino del mancino, Casato di Sopra, San Pietro in Castelvecchio
Contrade alleate: Civetta, Drago
Contrada avversaria: Pantera
Santo patrono e festa titolare: SS. Nome di Maria Vergine; la festa viene celebrata la domenica intorno al 12 settembre
Corporazione: Notai
Nobil Contrada del Bruco
Stemma: Un bruco coronato alla granducale, pssante su un ramoscello di rosa; il capo dello stemma è formato da una croce sabauda inquartata
d’argento e di rosso
Colori: Giallo e verde listato di turchino
Motto: Nella pugna sii altera nobile contrada dalla gente fiera
Titolo: La Contrada ha il titolo di Nobile per aver posto il Monte del Popolo al potere nel 1371 e per il valore delle sue milizie nello scontro alla Croce del Travaglio contro Carlo IV di Boemia (1369)
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnia militare: San Pietro a Ovile di sotto
Contrada alleata: Torre
Santo patrono e festa titolare: Visitazione di Maria Vergine: festa celebrata il 2 luglio
Corporazione: Setaioli
Contrada della Chiocchiola
Stemma: Una chiocciola passante su campo bianco seminato di rose di Cipro partite di bianco e di rosso, alternate dalle lettere romane U (Umberto I) e M (Margherita di Savoia) di azzurro
Colori: Giallo e rosso listato di azzurro
Motto: Con lento passo e grave nel campo a trionfar Chiocciola scende
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Monistero, San Marco, San Quirico in Castelvecchio
Contrade alleate: Istrice, Pantera, Selva
Contrada avversaria: Tartuca
Santo patrono e festa titolare: SS. Apostoli Pietro e Paolo. Si festeggia sempre il 29 giugno, anche se non cade di domenica
Corporazione: Cuoiai
Contrada Priora della Civetta
Stemma: Partito di nero e di rosso con una civetta coronata, che poggia su un ramo, con due scudetti azzurri recanti le lettere U ed M, iniziali di Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia
Colori: Nero e rosso listati di bianco
Motto: Vedo nella notte
Titolo: La Contrada ha il titolo di Priora per aver ospitato la prima riunione del Magistrato delle Contrade
Terzo di appartenenza: San Martino
Compagnie militari: San Cristoforo, San Pietro in Banchi, San Vigilio
Contrade alleate: Aquila, Giraffa, Istrice, Pantera
Contrada avversaria: Leocorno
Santo patrono e festa titolare: Sant’Antonio da Padova e San Bernardo Tolomei. Viene celebrata la domenica intorno al 13 giugno
Corporazione: Calzolai
Contrada del Drago
Stemma: Un drago, coronato all’antica, con ali spiegate, recante nella branca destra e poggiante sull’ala un pennoncello azzurro con la lettera U in oro,
sormontata da corona reale (Umberto I d’Italia)
Colori: Rosa antico e verde listati di giallo
Motto: Il cor che m’arde divien fiamma in bocca
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnie militari: San Donato ai Montanini, Sant’Egidio
Contrada alleata: Aquila
Santo patrono e festa titolare: Santa Caterina da Siena.
La festa viene celebrata l’ultima domenica di maggio
Corporazione: Banchieri
Sito: www.contradadeldrago.it
Imperiale Contrada della Giraffa
Stemma: Una giraffa portata da un moro in abiti arabeggianti; al di sopra, un nastro azzurro con la scritto Umbertus I dedit
Colori: Bianco e rosso in parti uguali
Motto: Più alta la testa, più alta la gloria
Titolo: La Contrada ha il titolo di Imperiale per decreto di Vittorio Emanuele III, avendo vinto il Palio del luglio 1936 dedicato all’Impero
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnia militare: San Pietro a Ovile di Sopra
Contrade alleate: Civetta, Istrice, Pantera
Santo patrono e festa titolare: Visitazione di Maria Santissima.
La festa viene celebrata la prima domenica di giugno
Corporazione: Pittori
Contrada Sovrana dell’Istrice
Stemma: Un istrice coronato. Ai lati della corona: due rose di Cipro; sopra la corona: croce bianca su sfondo rosso del Sovrano Militare Ordine di Malta. In basso un nodo Savoia azzurro
Colori: Bianco con arabeschi neri, blu e rossi
Motto: Sol per difesa pungo
Titolo: La Contrada ha il titolo di Sovrana concesso nel 1980 dal Sovrano Ordine Militare di Malta, che ebbe sede dal XIV secolo nel rione di Camollia
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnie militari: La Magione, San Bartolomeo, San Vincenzo, Santo Stefano
Contrade alleate: Bruco, Chiocciola, Civetta, Giraffa
Contrada avversaria: Lupa
Santo patrono e festa titolare: San Bartolomeo Apostolo. La festa viene
celebrata intorno al 24 agosto
Corporazione: Fabbri
Sito: www.istrice.org
Contrada del Leocorno
Stemma: Un unicorno rampante su uno stemma d’argento con bordo blu dove si trova il motto in oro Humberti Regis Gratia
Colori: Bianco e arancio listati di azzurro
Motto: Fiede e risana al par l’arma c’ho in fronte
Terzo di appartenenza: San Martino
Compagnie militari: Pantaneto, San Giorgio, Spadaforte
Contrade alleate: Pantera, Tartuca
Contrada avversaria: Civetta
Santo patrono e festa titolare: San Giovanni Battista. La festa viene celebrata intorno al 24 giugno.
Corporazione: Orafi
Sito: www.contradaleocorno.it
Contrada della Lupa
Stemma: Campo di paesaggio con una lupa coronata all’antica con i gemelli Romolo e Remo, i quali tengono un pennoncello bianco e nero. Lo stemma è bordato di argento e di rosso, con croci di color rosso e argento
Colori: Bianco e nero listati di arancione
Motto: Et Urbis et Senarum signum et decus
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnie militari: San Donato presso la Chiesa, Sant’Andrea
Contrada avversaria: Istrice
Santo patrono e festa titolare: San Rocco confessore. Viene celebrata la domenica dopo il palio del 16 agosto
Corporazione: Fornai
Sito: www.contradadellalupa.it
Nobile Contrada del Nicchio
Stemma: Una conchiglia sormontata da una corona granducale, con due rami di corallo (moventi dall’orecchio della valva) con un pendaglio formato da tre nodi di Savoia d’oro divisi da due rose di Cipro: una di rosso a destra e l’altra d’argento a sinistra
Colori: Azzurro listato di rosso e giallo
Motto: È il rosso del corallo che m’arde in cor
Titolo: La Contrada ha il titolo di Nobile per il valore delle sue milizie a Montaperti (1260) e a Porta Pispini (1527); per aver portato l’acqua nel rione (1469) e alla fonte dei Pispini (1534).
Terzo di appartenenza: San Martino
Compagnie militari: Abbadia Nuova di sopra, Abbadia Nuova di sotto
Contrade alleate: Bruco, Onda, Tartuca
Contrada avversaria: Valdimontone
Santo patrono e festa titolare: San Gaetano da Thiene. La festa viene
celebrata la domenica intorno al 7 agosto
Corporazione: Vasai
Nobile Contrada dell’Oca
Stemma: Un’oca con corona reale ed al collo la croce di Savoia legata con un nastro azzurro
Colori: Bianco e verde listati di rosso
Motto: Clangit ad arma
Titolo: La Contrada ha il titolo di Nobile per il valore dei suoi soldati nella
battaglia di Montemaggio (1145), in quella di Montaperti (1260) e nella guerra di Siena (1552-1555); inoltre, per aver costruito l’acquedotto dei “bottini”
Terzo di appartenenza: Camollia
Compagnie militari: San Pellegrino, Sant’Antonio
Contrada avversaria: Torre
Santo patrono e festa titolare: Santa Caterina da Siena. La festa viene celebrata la prima domenica di maggio
Corporazione: Tintori
Sito: www.contradadelloca.it
Contrada Capitana dell’Onda
Stemma: Fondo argento recante un delfino coronato alla reale, natante in mare azzurro
Colori: Bianco e celeste in parti uguali
Motto: Il colore del cielo, la forza del mare
Titolo: La Contrada ha il titolo di Capitana perchè le sue milizie montavano la guardia al Palazzo del Comune
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Casato di Sotto, San Salvadore
Contrade alleate: Nicchio, Tartuca, Valdimontone
Contrada avversaria: Torre
Santo patrono e festa titolare: Visitazione di Maria Vergine: festa celebrata il 2 luglio
Corporazione: Falegnami
Contrada della Pantera
Stemma: Una pantera maculata rampante al naturale su stemma d’argento, con un quarto di bianco e di rosso recante l’iniziale “U” (Umberto I) nell’angolo superiore sinistro
Colori: Celeste e rosso listati di bianco
Motto: Il mio slancio ogni ostacolo abbatte
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Stalloreggi di dentro, Stalloreggi di fuori
Contrade alleate: Chiocciola, Civetta, Giraffa, Leocorno
Contrada avversaria: Aquila
Santo patrono e festa titolare: San Giovanni Decollato. La festa viene celebrata intorno al 29 agosto
Corporazione: Speziali
Contrada della Selva
Stemma: Un rinoceronte ai piedi di una quercia con attrezzi da caccia sormontata da un sole dorato su campo azzurro, con in centro la lettera U (Umberto I d’Italia)
Colori: Arancione e verde listati di bianco
Motto: Prima selvalta in campo
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Porta Salaia, San Giovanni, Vallepiatta
Contrade alleate: Chiocciola, Tartuca
Santo patrono e festa titolare: Assunzione di Maria Vergine, 15 agosto. La festa viene celebrata l’ultima domenica di agosto.
Corporazione: Tessitori
Contrada della Tartuca
Stemma: Una tartaruga su campo d’oro sparso di nodi Savoia d’azzurro e alternati con fiori di margherita al naturale.
Colori: Giallo e azzurro in parti uguali
Motto: Forza e costanza albergo
Terzo di appartenenza: Città
Compagnie militari: Porta all’Arco, Sant’Agata
Contrade alleate: Leocorno, Nicchio, Onda, Selva
Contrada avversaria: Chiocciola
Santo patrono e festa titolare: Sant’Antonio da Padova. La festa viene celebrata intorno al 13 giugno
Corporazione: Maestri di pietra
Sito: www.tartuca.it
Contrada della Torre
Stemma: Un elefante con gualdrappa rossa recante una croce bianca; sul dorso dell’animale una torre cimata da un pennoncello rosso con croce bianca
Colori: Rosso cremisi listato di bianco e blu
Motto: Oltre la forza la potenza
Terzo di appartenenza: San Martino
Compagnie militari: Rialto, Salicotto di sopra, Salicotto di sotto, San Giusto
Contrada alleata: Bruco
Contrada avversaria: Oca
Santo patrono e festa titolare: San Giacomo Maggiore Apostolo. La festa viene celebrata intorno al 25 luglio
Corporazione: Battilana
Contrada di Valdimontone
Stemma: Un montone rampante in campo oro sormontato da una corona ducale e avente, in alto a sinistra, su di un cantone azzurro, una U maiuscola romana sormontata dalla Corona Reale
Colori: Rosso e giallo listati di bianco
Motto: Sotto il mio colpo la muraglia crolla
Terzo di appartenenza: San Martino
Compagnie militari: Borgo Santa Maria, San Maurizio, Sant’Angelo a Montone
Contrada alleata: Onda
Contrada avversaria: Nicchio
Santo patrono e festa titolare: Madonna del Buon Consiglio, la cui festività viene celebrata il 26 aprile
Corporazione: Mercanti di seta
Sito: www.valdimontone.it
Crete – Val d’Arbia
“Sortimmo da Porta Romana, la campagna attorno alla città è particolarmente adatta alla caccia e ai divertimenti. Nelle botteghe dei paesi attorno a Siena si vendono cacciagione e cinghiali. Passammo nei pressi di Monte Oliveto, dove il monastero di quell’ordine è situato in amena posizione e merita di essere visto. Passando sopra un ponte che dall’iscrizione appare essere stato costruito dal principe Mattia, attraversammo Buonconvento, celebre per la morte di Arrigo VII che vi fu avvelenato con l’ostia consacrata”.
J. Evelyn, 1644
San Giovanni d’Asso
Il borgo di San Giovanni d’Asso si sviluppa attorno all’imponente castello, con le caratteristiche bifore gotiche: dal XII secolo appartenne a varie famiglie signorili, tra cui i Salimbeni, e fu peraltro grancia dell’Ospedale senese di Santa Maria della Scala. Vicino alle mura si scorgono le chiese romaniche di San Giovanni Battista e di San Pietro in Villore, con inserti lombardi e toscani. La cittadina è celebre nel mondo per la produzione del tartufo, a cui è dedicata un’apposita Mostra mercato, che ha sede ogni novembre nel Borghetto. Nei dintorni si trovano il Bosco della Ragnaia, un enorme spazio verde disegnato dall’artista contemporaneo Sheppard Craige. il castello di Monterongriffoli, la graziosa Montisi, nota per la rievocazione storica della Giostra di Simone.
Serre di Rapolano
Serre di Rapolano si presenta ancora nelle forme suggestive di un borgo sospeso nel tempo: feudo della famiglia Cacciaconti fin dal terzo decennio del Duecento, nella chiesa di San Lorenzo ne conserva tuttora il sepolcro di Cacciaconte de’Cacciaconti, riferito allo scultore gotico Agostino di Giovanni. Dalle importanti cave della zona, che da sempre hanno dato forte impulso all’industria estrattiva e che scandiscono il paesaggio circostante, proviene il travertino utilizzato per la realizzazione di celebri architetture: la Torre del Mangia e Palazzo Piccolomini a Siena, San Biagio a Montepulciano e la facciata della Cattedrale di Pienza. Dal sottosuolo giunge una seconda grande ricchezza: le sorgenti idrotermali, già in uso in età romana, disciplinate nell’accoglienza fin dal Medioevo e frequentate, fra gli altri, da Giuseppe Garibaldi, che vi curò le ferite subite in Aspromonte. I dintorni sono impreziositi da borghi come Armaiolo, con le caratteristiche “rughe” (vicoli), da castelli e fortificazioni (Modanella, Poggio Santa Cecilia) e da tracce di insediamento etrusco-romano.
Buonconvento
Buonconvento, come molti dei luoghi della Val d’Arbia, deve la sua fortuna alla strada Francigena, della quale è sempre stato, nella zona, un importante punto di riferimento, per gli scambi, il transito e la sosta. Ed è proprio durante una di queste soste che vi trovò una improvvisa morte l’imperatore Arrigo VII nel 1313.
Il piccolo borgo fortificato, sorto alla confluenza dei fiumi Arbia e Ombrone, si sviluppa, infatti, lungo la via maestra sulla quale si affacciano la chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, di origine trecentesca ma rifatta all’inizio del XVIII secolo, che conserva opere di Matteo di Giovanni e di Pietro di Francesco Orioli, l’oratorio di san Sebastiano e il Palazzo Pretorio, con la torre curiosamente somigliante alla Torre del Mangia di Siena e gli stemmi dei podestà senesi, sulla facciata. Lungo la strada principale spiccano alcune deliziose palazzine liberty.
Il paese è ancora racchiuso entro le mura tardo medievali. Soggetto a frequenti assalti e distruzioni tra XIII e XIV secolo, Siena decise di fortificare il borgo dotandolo anche di una rocca. L’unica porta superstite è quella senese, affiancata al cassero, costruita sul modello di quelle cittadine.
Poco distante dalla cittadina si trovano il complesso in stile di Castelrosi, e i castelli di Castelnuovo Tancredi, Bibbiano e Castiglione del Bosco.
Asciano
Asciano è un borgo a pochi chilometri da Siena, sorto sulla riva del fiume Ombrone e circondato dal magnifico paesaggio delle Crete senesi. La sua fortuna economica e artistica si deve ad alcuni esponenti del ceto mercantile senese che investirono in queste terre e le resero strategiche per l’economia di Siena stessa.
Il centro storico presenta alcuni monumenti di rilievo, fra i quali la Collegiata di Sant’Agata, eretta nell’XI secolo, con opere di Sodoma e Luca Signorelli, la chiesa tardogotica di Sant’Agostino e quella di San Francesco rimaneggiate in età barocca. Si può percorrere la strada principale fino alla Torre Civica per giungere nella Piazza del Grano, con una notevole fontana quattrocentesca in travertino di Antonio Ghini, stretto collaboratore dello scultore rinascimentale Antonio Federighi e il Palazzo del Podestà.
Da Asciano si dipartono percorsi magnifici attraverso le Crete: la storica Lauretana verso Siena, la direttrice verso Chiusure e Monteoliveto Maggiore, la via di Rapolano e la strada bianca di Monte Sante Marie.
Val di Merse
“Val di Merse: una terra d’infinita bellezza, dove tutto è straordinario, dalle pievi, ai castelli, alle antiche ville. Ma sono i colori che la rendono indimenticabile: il giallo delle ginestre, l’azzurrino dei sorbi selvatici, il rosso delle crognole, il bianco degli spini, il rosso cupo delle more, il marrone dei porcini”.
(Federigo Tozzi, 1883-1920)
Murlo
Antico centro etrusco, al confine naturale tra i boschi della Val di Merse e le crete. L’origine del castello di Murlo si colloca intorno al 1055, anno di donazione di alcuni territori della zona al vescovo di Siena, da parte dell’imperatore Carlo III. Si presenta come un piccolo borgo fortificato ancora protetto da possenti mura e dominato dalla sagoma del palazzo vescovile, oggi sede dell’Antiquarium di Poggio Civitate. La pianta del castello, con la cinta muraria sovrastata da piccoli insediamenti residenziali, come appare oggi, testimonia le trasformazioni avvenute alla fine del Cinquecento, dopo la caduta della Repubblica di Siena.
All’interno del castello si trova la chiesa di San Fortunato, di antiche origini (sec. XII), ma completamente ricostruita e restaurata, alla fine del Cinquecento, per volere dell’arcivescovo senese Francesco Bandini Piccolomini. All’interno, negli altari a stucco delle pareti laterali, si trovano due tele di pittori senesi del XVII secolo, Astolfo Petrazzi (destra) e Dionisio Montorselli (sinistra); dello stesso periodo è il fonte battesimale.
Radicondoli
La piccola ma suggestiva cittadina, dalla quale si gode un’imperdibile panorama che spazia sulla val di Cecina tra Siena e Pisa, si snoda attorno al corso e alla Sedice, la strada che spartisce il paese. Sorto attorno al Mille e posto prima sotto l’influenza dei vescovi di Volterra, quindi degli Aldobrandeschi, si sottomise infine al governo senese. Oltre all’antico tratto della cerchia muraria, spiccano la Collegiata e l’antica pieve romanica di San Simone, ma soprattutto l’atmosfera, raccolta e silenziosa, dei vicoli e dei palazzi storici. Alla vocazione rurale di questi luoghi si affianca il recente sfruttamento dell’energia geotermica che, fino a Larderello, costituisce un tratto distintivo del paesaggio, costellato di soffioni e sorgenti termali che hanno consentito un importante sviluppo economico e che costituiscono un significativo avamposto per la sperimentazione di energie alternative e rinnovabili.
Orgia
Orgia (Sovicille)
Orgia è un piccolo borgo nascosto tra i boschi. Il paese e i suoi abitanti quasi si identificano con il bosco, al quale è legata la memoria individuale e collettiva della comunità. Il bosco è stato a lungo la “risorsa e il luogo dell’immaginario del mondo contadino”, dopo che, passati gli anni cinquanta del Novecento, e finita la mezzadria, è stato identificato anche come l’unico e possibile luogo di lavoro degli abitanti di queste zone, divenendone, anche da un punto di vista paesaggistico, la vera e unica risorsa.
Nel centro abitato si può visitare la chiesa di San Bartolomeo, risalente all’XI secolo ma rimaneggiata nel corso del Tre e Quattrocento e, nuovamente, trasformata poi, all’interno, nel Settecento. Sull’altare maggiore, ornato di stucchi, si trova una pala raffigurante Il martirio di san Bartolomeo attribuita ad Aurelio Martelli, pittore senese della seconda metà del Seicento.
Amiata – Val d’Orcia
“Il monte Amiata si trova sul territorio senese non inferiore per altezza ai gioghi appenninici […] è rivestito di boschi fino alla vetta più alta. Questa, spesso avvolta dalle nubi, è ricoperta da faggi, quindi subentra il castagno, poi la quercia e il sughero. Nei pendii più in basso c’è la vite e altri alberi coltivati dall’ingegno umano, campi lavorati e prati.”
(Pio II, 1405-1464)
Abbadia San Salvatore
Il primo insediamento di Abbadia San Salvatore fu l’antica abbazia benedettina, intorno alla quale si è poi sviluppato il paese, con il borgo medievale ancora cinto da mura. L’abbazia, dedicata a San Salvatore, fu fondata nel 750 da un nobile longobardo e nel XII secolo era molto potente e ricca. La chiesa attuale, parzialmente ricostruita nel Trecento, presenta un’unica grande navata, introdotta da un grande atrio interno. Il presbiterio è rialzato su di una cripta sottostante che risale alla costruzione di una chiesa precedente, consacrata nel 1036. San Salvatore fu anche un importante centro di cultura, vi si conserva ancora una copia della cosidetta Bibbia Amiatina, considerato il più antico e completo documento della Bibbia nella versione latina, affidata in custodia ai monaci da papa Gregorio II.
Castiglione d’Orcia
Castiglione d’Orcia si trova al centro di una zona ricca di rocche, torri e fortificazioni. Il borgo è raccolto attorno all’antica fortezza, la Rocca Aldobrandesca, e conserva l’assetto urbanistico medievale. Nel Trecento era un possedimento di Siena, che successivamente la concesse a famiglie potenti in cambio di favori di natura finanziara, come i Piccolomini prima e i Salimbeni successivamente, che usarono Castiglione d’Orcia proprio come una delle basi per la loro rivolta contro i senesi stessi. La piazza principale, con la particolare pavimentazione settecentesca in cotto e acciottolato, reca un bel pozzo in travertino al centro ed è dedicata al pittore senese del Quattrocento, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, il quale, anche se non è nato qui, come a lungo si è creduto, ha avuto però sempre stretti legami con il paese. Il monumento più conosciuto, all’interno del territorio comunale di Castiglione d’Orcia, è senz’altro la torre della Rocca di Tentennano. Questo imponente cassero, posto sulla cima del colle di fronte a Castiglione, svetta sulla Val d’Orcia e sovrasta il piccolo borgo medievale di Rocca d’Orcia. La rocca fu da sempre un insediamento strategico per le sentinelle che sorvegliavano la Val d’Orcia tra il IX e il XIV secolo. Fu teatro di duri scontri, fra la famiglia dei Salimbeni e la Repubblica di Siena e fra senesi e fiorentini.
Pienza
A differenza della maggior parte dei paesi, borghi o castelli, del senese, compreso il capoluogo, Pienza non deve la sua fortuna alla stada Francigena ma ad un papa, Pio II (Enea Silvio Piccolomini) che in quei luoghi era nato e cresciuto. Il progetto urbanistico di Pienza, perché di un vero e proprio progetto unitario si tratta, prese forma sull’abitato di Corsignano, il borgo natio del papa, senza stravolgendo l’asse viario che lo segnava, ancora oggi determinato dal Corso, e il tessuto originario medievale del piccolo borgo. Per realizzare il suo sogno Pio II si affidò ad un architetto fiorentino Bernardo Gambarelli detto “il Rossellino”. In appena tre anni (1459-1462) Pienza era compiuta. Sulla Piazza Pio II, sulla quale si affacciano il Duomo e il palazzo Vescovile, sede del Museo Diocesano, si trova Palazzo Piccolomini, con la facciata principale sul Corso e la grande terrazza-giardino che guarda alla Val d’Orcia con un incredibile panorama. Il Duomo, a tre navate divise da grandi pilastri, è caratterizzato, internamente, da una luce naturale, intensa e diffusa, proveniente dai grandi finestroni ogivali. Luminosità amplificata, con una scelta precisa, dall’assenza di vetri colorati alle finestre e dalla totale mancanza di affreschi alle pareti. L’apparato decorativo interno, probabilmente curato direttamente da Pio II, si limita a cinque grandi pale d’altare, commissionate ai più importanti pittori senesi del momento: Lorenzo di Pietro detto “Il Vecchietta”, Sano di Pietro, Giovanni di Paolo, Matteo di Giovanni, che ne eseguì due.
A pochi passi dall’abitato scendendo a piedi da dietro il Duomo si può visitare l’antica pieve di Corsignano, isolata, in mezzo alla campagna, caratterizzata dalla particolare torre campanaria, di forma cilindrica, databile tra il X e l’XI secolo.
Montichiello
A pocha distanza dalla rinascimentale Pienza, Monticchiello, baluardo del sistema difensivo della Repubblica senese, conserva i caratteri della fortezza medievale con la cinta muraria e il cassero. La chiesa, dedicata ai Santi Leonardo e Cristoforo, è del XIII secolo e presenta, all’interno, frammenti di affreschi di scuola senese del XIV- XV secolo.
Monticchiello si può raggiungere da Pienza anche a piedi, con una bella passeggiata tra le colline, tra calanchi, poderi e strade bianche. Basta prendere la discesa a sinistra del Duomo di Pienza e seguire le indicazioni della sentieristica della provincia di Siena in direzione sud-est. Il delizioso e caratteristico paese è famoso anche per il “Teatro povero”, che tiene in estate i suoi spettacoli, interpretati dai paesani, nella piazza principale.
Montalcino
Montalcino è un borgo fortificato; la sua posizione, isolata, lo ha storicamente fatto identificare come un luogo ove ci si poteva difendere. Lo sapevano bene i senesi che nel 1361 vi costruirono la Rocca e vi trovarono poi rifugio durante la guerra contro Firenze, restaurandovi la loro Repubblica per quattro anni, dal 1555 al 1559, dopo essere fuggiti all’assedio e alla presa della loro città da parte delle truppe imperiali.
Il paese, che è ancora, in parte, cinto dalle antiche mura, è ricco di chiese ed edifici interessanti.
Il Palazzo Comunale, affiancato da una loggia ad archi, è frutto di un “restauro in stile”, degli anni trenta del Novecento. Sulla stessa piazza si trova la Chiesa di S. Egidio, detta anche la “canonica dei senesi”, che la costruirono nel 1325. Il Duomo, posto nella parte alta di Montalcino, è sorto sui resti di una pieve antica ma è stato completamente riedificato, tra il 1818 e il 1832, in stile neoclassico dall’architetto senese Agostino Fantastici.
La chiesa di S. Agostino, edificata nella seconda metà del Trecento, ha subito nel periodo barocco un notevole rimaneggiamento. All’inizio del Novecento, nel corso di nuovi e radicali restauri, rimossi gli interventi tardo seicenteschi, sono stati riportati alla luce gli affreschi delle pareti laterali e del coro, di mano di artisti senesi (sec. XIV).
Val di Chiana
“Traversai rapidamente quella ricca valle, piena di popolazione e di coltivazioni, e fermai a Fojano, dove, fattasi notte, i fuochi che si accesero indicavano le case coloniche e dove più numerosi le fattorie e le castella, le torre, le città. Tornai in Chiana di nuovo, e mentre la compagnia proseguiva a veder Chiusi, m’inoltrai solo nelle Bozze chiusine e vidi, meravigliato, come con un fiumicello di assai piccola portata si empivano delle gronde di lago profonde e si riducevano a terra sana da coltivarsi in breve.[…]”
(Leopoldo II di Lorena, maggio 1827)
Cetona
Si è sviluppata alle pendici del monte omonimo Cetona e conserva pressoché intatto l’impianto urbanistico medievale, con le strade concentriche che salgono verso la rocca, caratterizzata dal camminamento che corre lungo il muro di cinta. Nel XIII secolo è dominio della famiglia Aldobrandeschi, passando poi per varie signorie fino ad essere venduta alla repubblica di Siena, nella seconda metà del Quattrocento. I senesi dettero alla cittadina un nuovo assetto urbanistico, rafforzando le strutture difensive. L’assetto urbanistico attuale si deve, comunque, al periodo di permanenza sotto i Medici, dall’inizio del Seicento, quando il centro della vita della città si spostò nella grande piazza rettangolare, fatta costruire appena fuori dalle mura. Il monumento principale è la Collegiata della Santissima Trinità, nel punto più alto del paese, di origine medievale ma ricostruita alla fine del Quattrocento e ristrutturata, come era consuetudine, in stile barocco. Le ridondanze barocche furono poi tolte nel 1942, riportando, in qualche modo, la chiesa al suo aspetto originario.
Chianciano Terme
La cittadina di Chianciano Terme ha due anime. La più moderna, contemporanea, è legata allo sviluppo termale che ha avuto dall’inizio del Novecento, mentre, quello che è conosciuto come “Chianciano paese”, ha origini antiche ed è del tutto separato, posto come è su una collina, dalla parte moderna termale, funzionale e caratterizzata da una grande capacità ricettiva. Il paese vecchio risale al periodo di permanenza degli etruschi in questo territorio, per poi divenire pagus romano. Sin dal medioevo risulta, politicamente, in area senese, fino al XIII secolo sotto i Manenti, conti di Sarteano, alleati dei senesi e in seguito direttamente sottomesso a Siena. Ed è comunque antica anche la vocazione termale di Chianciano, poiché sappiamo che le sue acque erano conosciute dal re etrusco Porsenna, che le frequentò nel VI secolo a.C., secondo i racconti di Varrone, Tibullio e Orazio; nel poggio Silene, dove si trova uno dei tre stabilimenti termali di Chianciano, si sono rinvenuti resti antichi risalenti al III-IV secolo a.C. Nel borgo antico, dentro le mura, si può visitare la Collegiata di S. Giovanni Battista del XIII secolo, con la facciata in stile romanico, ornata da un bel portale con colonnette a spirale. L’interno è stato oggetto di un restauro in stile neoclassico del 1809.
Chiusi
La storia di Chiusi è legata agli etruschi e al periodo in cui fu sede di una lucumonia etrusca, forse la più potente, nel momento in cui, con Porsenna nel 510 a.C. questi arrivarono a sfidare Roma.
Il centro storico odierno, tra vestigia medievali e palazzi cinquecenteschi, è contrassegnato da urne, iscrizioni e reperti archeologici incastonati nei muri, segno della continuità della storia in questi luoghi, dove la civiltà etrusca ha lasciato segni importanti.
Il duomo stesso, in stile romanico, con risistemazioni alla fine dell’Ottocento è sorto sulla parte più importante delle vestigia antiche di Chiusi. Negli anni settanta del Novecento furono portati alla luce, nella zona dell’abside e del presbiterio, resti di un edificio romano e della primitiva basilica cristiana, sempre nella zona absidale, è stato rinvenuto un pavimento a mosaico con tessere policrome in marmo, probabilmente l’impluvium di una casa o il pavimento di una piazza di periodo romano. Al margine del pavimento è stata rinvenuta l’apertura di un profondo pozzo di areazione, in comunicazione con la fitta rete di cunicoli del sottosuolo della città. In corrispondenza della Torre campanaria, si trova una monumentale cisterna che, nel Settecento, all’epoca dello scavo, si ritenne erroneamente appartenere alla dimora del re etrusco Porsenna; si tratta, in realtà, di un grande serbatoio, parte integrante dell’ ingegnoso sistema di drenaggio delle acque ideato dagli etruschi per sfruttare le acque di infiltrazione e di falda. Accanto alla cattedrale si trova l’Orto Vescovile, con la zona di scavo archeologico che è forse il nucleo principale della civitas romana e prima ancora della città etrusca.
Montepulciano
La storia dei rapporti di Montepulciano con Siena e il suo territorio è, per certi versi, atipica, poiché non ricalca quello della città capoluogo con gli altri paesi e luoghi dell’antica repubblica senese. Montepulciano, infatti, pur tra alterne vicende politiche, già dalla fine del Trecento, divenne possedimento fiorentino.
La dominazione fiorentina ha avuto effetti importanti sull’evoluzione architettonica e artistica di Montepulciano nel Rinascimento. La città si sviluppa lungo una direttrice centrale, sulla quale si affacciano i principali edifici e palazzi nobiliari, eleganti e con belle facciate molte delle quali rinnovate nel Cinquecento, il periodo d’oro della fioritura edilizia di Montepulciano. Periodo che ha avuto riflessi anche nei più importanti edifici religiosi, come nel caso della chiesa di San Biagio, progettata da Antonio da Sangallo il Vecchio, con pianta a croce greca, sormontata da una cupola, e di Sant’Agostino, quattrocentesca, con la facciata di Michelozzo, autore anche del prospetto frontale del Palazzo Comunale. La cattedrale di Santa Maria Assunta, con la suggestiva facciata incompiuta in cotto, e il campanile, anch’esso non finito, risalente alla seconda metà del XV secolo, presenta al suo interno interessanti opere di scuola senese del Quattrocento.
Sarteano
Anche Sarteano, come quasi tutti i paesi più antichi di questo territorio, ha origini etrusche sebbene l’impianto del paese sia medievale, essendo stato retto da una signoria feudale fino all’avvento dei senesi nel 1265. Il castello, che conserva l’aspetto originale, infatti, secondo l’uso, è isolato, arroccato su uno sperone roccioso che sovrasta l’abitato del paese. Sarteano dette i natali a Francesco Todeschini Piccolomini, papa per soli 26 giorni, nel 1503, con il nome di Pio III.
La Collegiata di San Lorenzo, sebbene abbia avuto origine nel XIII secolo fu restaurata e ampliata nel corso del Cinquecento e, in seguito, alla fine del Settecento; presenta una facciata rinascimentale, pulita e lineare, e l’interno con pianta a croce latina. Gli altari laterali ospitano tele di ambito senese e fiorentino tra il XVII e il XVIII secolo, di notevole interesse anche il coro ligneo di bottega senese datato al 1513 e fatto fare dal papa Piccolomini.
Trequanda
La zona di Trequanda e frazioni, si è trasformata in questi ultimi anni in un centro di vacanza e di riposo con attrezzati agriturismi e case vacanze. Un’oasi intatta di equilibrio, di accordo tra l’uomo, le sue opere e la natura con la sensibilità e le precisa volontà necessarie a proteggerlo. I cibi del luogo conservano ancora il loro sapore antico; dal pane senza sale alla cacciagione al cacio (formaggio pecorino) al panunto (bruschetta) agli insaccati di maiale ecc… Orgoglio della cucina locale è l’olio extravergine di oliva, frutto del particolare habitat in cui sono coltivati, in tutto il territorio comunale, gli oliveti. Il Comune di Trequanda è promotore ed aderente all’Associazione Nazionale “Città dell’Olio”.
Petroio (Trequanda)
Petroio è un piccolo borgo medioevale, di origini etrusche, che si avvolge a spirale attorno ad un’unica strada; è stato, insieme a Trequanda, uno dei possedimenti dei signori Cacciaconti della Scialenga e sottoposto poi all’autorità della Repubblica di Siena, sotto i Salimbeni e i Piccolomini. Entrando nel paese, passando la vecchia fabbrica di terrecotte, con una bellissima ciminiera, si incontrano la Chiesa romanica di San Giorgio e il Palazzo Pretorio, oggi sede del Museo della Terracotta. Sulla Piazzetta omonima si trova la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, nella quale è custodita una tela ad olio del pittore senese Rutilio Manetti (XVII secolo), raffigurante l’Ascensione ed una pregevole tela del pittore senese Taddeo di Bartolo (XIV secolo). La strada termina in cima alla collina, sulla quale è posto il paese, di fronte alla Torre Civica, costruita in grossi blocchi di tufo squadrati, e al Cassero (XII secolo).