L’ecomuseo
Il termine “ecomuseo”, coniato nel 1971 da Hugues De Varine, deriva dal greco ο κος, che significa “casa, ambiente”. Viene impiegato per definire un’istituzione che gestisce, studia e utilizza a scopi scientifici, educativi e di sviluppo locale il patrimonio complessivo (materiale e immateriale), comprendente l’ambiente naturale, storico, archeologico, artistico, economico, sociale e culturale di una comunità di riferimento.
L’ecomuseo non è dunque confinato a un’area, ma s’identifica con l’intero territorio e con la comunità che serve.
La Convenzione di Faro del 2005, ratificata dall’Italia nel 2020, ribadisce l’importanza delle comunità di patrimonio: una responsabilità condivisa sui temi dell’eredità culturale che si fonda sull’educazione, sul dialogo e sulla democrazia. Anche l’ecomuseo rappresenta una formula di gestione del patrimonio culturale “dal basso” in chiave di sussidiarietà.
La partecipazione
L’ecomuseo si configura come processo partecipato e interattivo di riconoscimento, gestione e tutela del patrimonio locale diffuso ai fini dello sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile. Per Maurizio Maggi, più precisamente, l’ecomuseo è “un patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio” (cfr. Maurizio Maggi, Ecomusei: guida europea, Allemandi editore, Torino, 2002).
Sono strumenti per connettere tecniche, culture, produzioni e bisogni di un territorio ai suoi beni culturali e alle sue specificità; percorsi creativi e inclusivi fondati sulla partecipazione degli abitanti e la collaborazione di enti e associazioni (Manifesto strategico degli Ecomusei, 2015).
L’Ecomuseo senese presenta gli esiti di una ricerca coordinata da alcuni studiosi che hanno affiancato le comunità e prevede una formula collaborativa che offre agli utenti la possibilità di condividere i contenuti presentati, ma anche di proporne di nuovi e integrarli, aprendo spazi di riflessione imprevisti. Invia il tuo contributo!
Come funziona
La visita all’Ecomuseo procede dall’esplorazione della mappa del territorio, in cui confluiscono tutti i punti di interesse del territorio senese. La mappa può essere navigata per filtri tematici, geografici (Contrade incluse) e parole chiave. È popolata da una serie di puntatori, ciascuno collegato alla preview di una scheda. Cliccando su
quest’ultima, si accede alla scheda vera e propria, corredata da immagini, documenti audio
e video, riferimenti archivistici e bibliografici, link utili e schede correlate.
I colori dei puntatori sono determinati dalle diverse categorie (paesaggio, patrimonio
culturale materiale, patrimonio culturale immateriale, vita quotidiana, sensi), ciascuna articolata in sottocategorie. Le schede possono inoltre essere navigate trasversalmente attraverso i tag, che offrono ulteriori livelli di lettura in base agli interessi degli utenti.
Il territorio si racconta così spesso attraverso la voce dei protagonisti delle comunità locali, percorsi emozionali, confronti intergenerazionali.
Il progetto in dettaglio
L’Ecomuseo e la Fondazione Musei Senesi
L’Ecomuseo digitale delle terre di Siena è ideato e realizzato dalla Fondazione Musei Senesi, il sistema museale della provincia di Siena che dal 2003 coordina e promuove il patrimonio culturale del territorio.
Il progetto sviluppa la nozione di museo diffuso, già alla base del modello gestionale della Fondazione Musei Senesi, per promuovere un percorso interdisciplinare di riflessione sul senso del paesaggio inteso come ambiente di vita e luogo di presenza.
L’obiettivo è quello di valorizzare le risorse e la storia di un luogo, introducendo l’utente (residente, turista o visitatore di passaggio) nei contesti del quotidiano ed accompagnandolo alla conoscenza dei tratti identificativi della comunità, a cui l’ecomuseo riserva un ruolo centrale, in una prospettiva di patrimonializzazione che comprende sia gli aspetti ecologici e di salvaguardia, sia i significati sociali, abitativi, emotivi e produttivi degli abitanti.
La piattaforma dell’Ecomuseo mette in relazione i beni patrimoniali con la vita quotidiana, gli eventi festivi, la tradizione orale, la cultura agroalimentare e il saper fare artigiano, generando una narrazione del territorio pensata per attivare esperienze partecipate.
La storia del progetto
In origine il progetto contava 7 piattaforme, tutte omologhe, una per ogni area geografica della provincia di Siena. Dopo le prime sperimentazioni sulla Val di Merse e in particolare su Monticiano, e sui Comuni del Chianti senese (entrambe sostenute dalle amministrazioni locali), il progetto si estese anche ad altre aree: l’Amiata – Val d’Orcia fu curato dall’omonimo Parco, gestore del sito UNESCO, le Crete Val d’Arbia con la Val di Chiana e la Val d’Elsa direttamente da FMS.
Nel caso di Siena, nel 2014, grazie alla collaborazione con il Magistrato delle Contrade e con la Prefettura, anche nell’ambito della Candidatura a Capitale Europea della Cultura, furono proprio le Contrade, grazie alle Commissioni Archivio, a realizzare in proprio i contenuti.
Il progetto, di per sè complesso, ha negli anni richiesto un aggiornamento degli strumenti tecnologici e una rinnovata elaborazione. Finalmente, dopo un lungo lavoro di migrazione dei materiali, verifica, redazione, e restyling anche grafico per una migliore e piacevole navigazione, nel 2022 è tornato accessibile a tutti, nel rispetto dell’impegno e dell’entusiasmo di chi lo aveva realizzato.
Il progetto, realizzato durante la Direzione di Luigi Di Corato, si deve al coordinamento di Valentina Lusini, antropologa, e al Dipartimento di Antropologia dell’Università di Siena, alla sensibilità e al sostegno di alcuni amministratori (Sandra Becucci, all’epoca Sindaco di Monticiano, e ancora Annalisa Giovani, Assessore alla Cultura del Comune di Castelnuovo Berardenga), all’impegno di molti studiosi, alla collaborazione delle comunità locali (in primis le Contrade per le schede dedicate a Siena): a tutti e tutte loro va il nostro ringraziamento.