Rassegna di arte contemporanea “Forme nel Verde”

Luogo:  San Quirico d’Orcia

Comune: San Quirico d’Orcia

Data/periodo:  Rassegna di scultura nata nel 1971

Descrizione: Ogni anno da luglio a ottobre, presso gli Horti Leonini di San Quirico d’Orcia e in altri luoghi d’eccezione,  si svolge la rassegna: Forme nel Verde, giunta alla 44° edizione nel 2014. Si tratta di una mostra internazionale di scultura contemporanea ideata nel 1971 dal patron Mario Guidotti, giornalista e parlamentare, che ha avuto fin dagli inizi l’idea di demusealizzare l’arte rendendola più viva, vicina alla gente e alla vita quotidiana. Si tratta di una  formula vincente  “portare le opere nel verde”, facendo così transitare a San Quirico e in Val d’Orcia i nomi più prestigiosi della scultura italiana ed internazionale. Nel corso degli anni la rassegna  ha ospitato artisti di gran fama: da Costantino Nivola a Augusto Perez, da Sinisca a Kurt Laurenz Metzler, e ancora Tagliolini, Spender, Ogata, Helidan Xhixhan, Carmelo Todoverto, per esporre le proprie opere nel cuore della Val d’Orcia.  L’arte quindi come espressione del paesaggio e parte di esso, con statue che come tasselli vanno ad incastonarsi nel verde delle siepi. Arte nell’arte quindi, perché il giardino che fa da prezioso “contenitore” costituisce il primo gioiello che San Quirico mette in mostra. Numerose personalità del mondo dell’Arte, della Cultura e delle Istituzioni sono state presenti alle varie inaugurazioni e tanti turisti, appassionati d’arte o semplicemente curiosi, hanno visitato negli anni la mostra che ormai, a pieno titolo, è annoverata tra le maggiori manifestazioni d’arte contemporanea del Paese.

 Forme nel Verde 1971 – Presentazione di Mario Guidotti

“Forme nel Verde è il titolo che spontaneamente abbiamo concepito visitando uno dei parchi più conosciuti e più singolari d’Italia: la Villa Chigi a San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena, lungo la Cassia. In quel mare di verde increspato dalle linee geometriche del tipico giardino all’italiana, in quella geometria di bosso e di alloro, di aiuole policrome, in quella creazione cinquecentesca che Diomede Leoni realizzò su disegno, pare, di Michelangelo, è inevitabile e rallegrante immaginare delle sculture concrete, espressione di un’arte contemporanea che, pur rifuggendo dall’accademismo e dal figurativo smaccato, affermi, tuttavia una sua concretezza e quindi una sua alternativa all’arte povera o gestuale tanto di moda in questi tempi. (Intendiamoci: la mostra di San Quirico d’Orcia non nasce in polemica con l’arte povera e le sue similari, né intende confutare la vitalità di un negativo; soltanto proporsi come alternativa).

Da un’idea della tarda primavera, è nata – dunque – la visione di Villa Chigi popolata di pezzi di quegli scultori che avessero risposto ad un invito particolare: l’invito a riaffermare la validità della scultura come quella forma d’arte che meno ha bisogno dei musei e più può guadagnare trovandosi all’aria aperta, in un giardino cinquecentesco come lungo un’autostrada, in un parco antico come in una stazione ferroviaria o addirittura in un’area di servizio, lungo una via cittadina o nell’interno di un padiglione industriale per catene di montaggio.

 Agli scultori che hanno risposto al nostro appello, hanno anche capito lo spirito della nostra iniziativa: uscire dalla città, dai posti obbligati delle rassegne, dal chiuso delle correnti, delle organizzazioni, degli enti, delle disponibilità finanziarie. Andare incontro alla natura vera, alla campagna, a una piccola provincia non inquinata, al magrissimo bilancio di un comune proletario della Toscana più depressa e povera, un comune di duemila abitanti, dignitosissimo e tutt’altro che accattone, fiero del suo passato, della sua arte romanica, dei suoi pulpiti e dei suoi portali firmati da Giovanni Pisano, dei suoi affreschi e dei suoi polittici dei primitivi e dei trecentisti senesi; un paese di torri, di viuzze e di pietre, tuffato in un’oasi di verde, oasi a sua volta calata nel deserto cretaceo di una Val d’Orcia pliocenica.

Giovanni Pisano traeva qui le sue cariatidi da una pietra grigio rosa che si estrae nella zona; i nostri scultori lavorano in plexiglas, in ferro, in sostanze offerte dalla tecnologia, e anche in pietre e bronzi tradizionali. Non appartengono a correnti specifiche, a indirizzi univoci, a sette particolari. Si possono definire artisti concreti nel senso che in un modo o nell’altro ricorrono alla materia, genuina o elaborata magari chimicamente, e nel senso che le loro espressioni sono visibili e tangibili. Questo è l’unico loro comune denominatore. Sono romani (magari di adozione artistica) e toscani. Hanno accettato senza prospettive di guadagni critici o finanziari o pubblicitari, ma solo per incontrarsi in un luogo che ha certe prerogative e con certa gente che ne ha altre. Che poi il pubblico venga e i mass media se ne occupino (come se ne occuperanno) e i critici si interessino (come già mostrano di fare), è un altro discorso. Un discorso che nessuno respinge ma che tutti ritengono complementare e conseguenziale, non pregiudiziale.

San Quirico d’Orcia, paese di civiltà senese apre le sue non metaforiche porte, senza fanatismi, ma tuttavia con entusiasmo e calore umano. La sua gente è composta di artigiani e agricoltori: semplice quindi ma non allo stato aurorale (e come potrebbe esserlo, data la confidenza quotidiana con una architettura e una urbanistica così penetranti e con una natura ancora così poco inquinata e violentata?).

“Forme nel Verde” può essere un episodio non secondario nel calendario delle attività artistiche e sociali del 1971. E’ comunque un esperimento carico di intenzioni e privo di presunzione. Anche se non avesse seguito, sarebbe ugualmente da considerare legittimo”.

Mario Guidotti

Bibliografia:

Catalogo, 1ª Mostra Nazionale di Scultura – Forme nel Verde, Roma, Tipografia Edizioni del Tritone, 1971

Links:

Sito ufficiale “Forme nel verde”

Autore scheda:  Raffaella Smaghi

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