Suggestione dei luoghi

Luogo: Via Tommaso Pendola – Siena

Contrada: Contrada della Tartuca

Data/periodo: Dal XII secolo 

Descrizione: Quando si arriva in un luogo per la prima volta, non importa come ci è stato raccontato, quel che più ci coinvolge sono i profumi, la luce e i colori, i suoni e il vento, il calore che ci trasmette o ci porta via.

Tutto cambia a seconda delle stagioni a seconda degli anni. Esiste una costante che è nella coscienza di chi ci abita, rimane sottopelle pronta a riemergere in sprazzi di consapevolezza a coloro i quali tornano “a casa” dopo un lungo periodo passato lontano.

È la bellezza fatta di equilibrio e disarmonia che ammalia i romantici spingendoli a tornare proprio qui. Si è tartuchini e senesi, prima che per nascita, per amore di questi luoghi che cambiano pur mantenendo la loro identità, unica.

Chiunque li ami può dirsi tartuchino, o almeno ha le carte in regola per diventarlo. Una finestra aperta spande l’odore di una pentola sul fuoco e la mente torna alla cucina della nonna, al suo sorriso e alle carezze, pensieri ormai troppo poco adulti e per questo da ricordare con nostalgia.

Il verde ordinato dalla mano dell’uomo, ma rimescolato dalla natura in maniera casuale, diffonde le sue essenze in una miscela caratteristica, odorarla è come ritrovare un amico. Arriva la bella stagione, Siena tutta si rianima, i cori contradaioli si ritrovano nell’aria per le strade, i braccialetti di notte rischiarano il rione. Il cuoio e le monture profumano più o meno di vissuto, il cavallo nella stalla dichiara la sua presenza, col loro nitore i panni e i lenzuoli stesi odorano di pulito. Il tufo steso in Piazza sa di terra bagnata.

I sensi si fanno sensazioni. Una pioggia ne riporta alla mente tante più memorabili per mille ragioni che ci sembravano così importanti, allora. Tutto è cambiato, tutto è in continuo mutamento, ma rimane l’insieme che definisce il luogo nel presente ad ogni singolo senso. La salita in Castelvecchio si fa beffe del tempo e conduce alla cima di un colle medievale. Viene voglia di toccare i muri per carpirne la forza. Giunge l’ora in cui il sole si specchia nelle finestre di via Tommaso Pendola (già via delle Murella), ferisce gli occhi se si vuol gustare l’acqua della Fontanina.

Via de’ Maestri (ora via Tito Sarrocchi) si curva per stillare le sue bellezze ad ogni passo. Il modo in cui il vento frusta le bandiere in via delle Cerchia, le anima di una danza derviscia, gialla e blu, ipnotica come la giostra nell’infanzia. Porta all’Arco incornicia la vista dei ragazzi che si allenano alla Loggia del Fantastici: girano la bandiera e rullano i tamburi secondo la scuola tartuchina, si riconosce subito. Le urla dei bambini che giocano nel Prato (senz’erba) di Sant’Agostino sono le stesse di quarant’anni fa, medesimi i giochi che li eccitano: il palio, i barberi, il pallone. A parte i rituali contradaioli, sono rimasti gli stessi i saluti ed i gesti, nella gioia come nel dolore. Paiono assorbiti dall’ambiente per osmosi, patrimonio non scritto più immutabile di una tradizione.

La Tartuca è il suo popolo. E la Tartuca sarà sempre il suo territorio, con la sua voce, il suo volto, il suo carattere, cui un animo sensibile non potrà rimanere indifferente.

Note: Per un approfondimento sulla vita contradaiola si veda il periodico della Contrada della Tartuca “Murella Cronache”.

 Autore scheda: Contrada della Tartuca, Michele Buono Mascagni

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