I vetturini

Luogo: Monticiano

Comune: Monticiano

Data/periodo: Fino al secondo dopoguerra

Descrizione: I vetturini (talvolta detti anche scollettini) erano addetti al trasporto dei prodotti boschivi: carbone, ciocco, legna. Potevano essere proprietari delle bestie da soma o garzoni di qualcuno che aveva gli animali. In passato, quando la viabilità era difficile perché le strade erano carrarecce, mulattiere o sentieri di bosco, quello del vetturino era un mestiere di fondamentale importanza. Il suo lavoro, infatti, consisteva nel portare il prodotto del bosco dal luogo del taglio o della produzione fino al cosiddetto “imposto”, uno spiazzo dove potevano accedere i barrocci.
Ogni vetturino normalmente aveva in consegna o possedeva dai tre ai sei animali: muli o cavalli, raramente asini. Il vetturino boscaiolo aveva più muli che cavalli, mentre il trasportatore barrocciaio più cavalli che muli. Questo perché il mulo era più adatto al bosco, mentre il cavallo era più adatto al trasporto dall’imposto. Il mulo poteva essere di due tipi: quello propriamente detto, figlio di una cavalla e di un asino, e il bardotto, figlio di un’asina e di un cavallo.
La batteria delle bestie che si occupava del trasporto veniva chiamata “ambasciata”. I vetturini proprietari dell’ambasciata lavoravano a cottimo, ossia con guadagni direttamente proporzionali al lavoro svolto. I garzoni invece lavoravano a stipendio, a giornata o a mesata e dovevano comunque garantire un certo numero di viaggi giornalieri.
La giornata del vetturino iniziava ancor prima che facesse giorno; il viaggio attraverso il bosco poteva durare anche diverse ore, perciò si partiva molto presto, perché con la luce i muli dovevano già essere sul posto di carico. Nell’arco della giornata, il vetturino cercava di fare il maggior numero di viaggi, così da garantirsi un maggior guadagno, concedendosi solo una breve pausa per dar da mangiare alle bestie e abbeverarle. I viaggi erano sempre lunghi e terminavano quando il sole era già tramontato. Ma il lavoro del vetturino non era ancora finito. Arrivato a casa doveva rigovernare le bestie, levargli il basto, strigliarle, dar loro da mangiare. Poi, dopo cena, doveva riportarle a bere. Così, il vetturino andava a dormire tardi ogni notte.
A Iesa c’erano un’ottantina di vetturini. A Monticiano il doppio.

Bibliografia:

Calossi L., Monticiano Tant’anni fa. Vita di paese, Siena, Cantagalli, 1998

Calossi L., C’era una volta a Monticiano. Arti, mestieri e opere in un angolo della Toscana che fu, Siena, Pascal Editrice, 2006

Martinelli Petrini A., Monticiano, ritratto a memoria, Siena, Pascal Editrice, 2004

Martinelli Petrini A., Monticiano racconta. Testimonianze raccolte e trascritte da Alda Martinelli, Siena, Cantagalli, 2010

Video: 

Accedendo alla sezione “Video” è possibile visionare “Il vetturino Aldo Magrini”, con estratti del documentario “Vetturini” (1990) realizzato da Mario Ginestri e sequenze dell’intervista ad Aldo Magrini realizzata a Monticiano il 5 novembre 2013 da Marco Magistrali e Filippo Marranci (Associazione La Leggera) nell’ambito del progetto “TRAMONTANA. Documentazione e diffusione dei materiali culturali di comunità montane di lingua romanza”, selezionato sul bando 2011 del programma Cultura 2007/2013 dalla Commissione Europea.

Nel video “Il vetturino Rolando Anselmi” Enrico Sansoni introduce Rolando Anselmi, l’ultimo vetturino di Iesa, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica di Piero Rosy; le riprese, del 9 agosto 2013, sono a cura di Antonello Casula. L’intervista a Rolando Anselmi, invece, è stata raccolta a Iesa da Valentina Lusini e Pietro Meloni il 20 dicembre 2014.

Autore scheda: Pietro Meloni

 

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