Giovanni Michelucci e la Sede Museale del Valdimontone

Luogo: Via Valdimontone, 8 – Siena

Contrada: Contrada di Valdimontone

Settore di riferimento: Architettura

Data/periodo: Anni ’70 del XX secolo

Descrizione:  Sono i primissimi anni Settanta a decretare la nascita di una più matura consapevolezza dei cambiamenti che si andavano sviluppando nella contrada di Valdimontone. La consistenza degli arredi sacri della Santissima Trinità, dei cimeli, dei costumi della contrada e il sempre crescente numero di contradaioli pongono all’attenzione della neoeletta dirigenza, guidata dal Priore Silvano Farnetani, la necessità di creare nuovi spazi. Attraverso la figura del Priore Onorario Giovanni Cresti, nonché Provveditore del Monte dei Paschi di Siena, viene contattato l’architetto Giovanni Michelucci, in quel momento impegnato nell’edificazione della filiale del Monte dei Paschi di Colle val d’Elsa. Nel 1974 viene ufficialmente incaricato dalla Contrada di studiare un progetto per la costruzione del museo. Michelucci accetta, avvalendosi della collaborazione dell’architetto Bruno Sacchi. È solo nel 1978 che hanno inizio i lavori in seguito all’acquisto del terreno da parte della Contrada. Le risorse economiche per la costruzione del museo, derivanti dalle quote del protettorato e dall’autofinanziamento e la cinquina di palii vinti (1974, 1977, 1982, 1986, 1990) dilatano notevolmente il protrarsi dei lavori che terminano con l’inaugurazione del Museo della contrada di Valdimontone il 22 giugno 1997, consegnando a Siena uno dei più fulgidi esempi di architettura contemporanea.

L’atipicità del mondo contradaiolo, composto da una comunità che fa dell’orgoglio d’appartenenza, dei ritualismi e della solidarietà princìpi veri del vivere civile e morale, suggerisce all’architetto pistoiese Giovanni Michelucci, incaricato dalla Contrada di Valdimontone di progettare la nuova sede museale, di trascorrere un periodo di tempo all’interno della Contrada stessa per meglio assimilarne lo spirito e le esigenze. L’ambiente individuato per il progetto è delimitato dalla via di Valdimontone, dall’Oratorio della Santissima Trinità, dietro il giardino della chiesa stessa, e dalla cinta muraria urbana. In questa zona una bottega di falegnameria e un orto collegato al giardino cedono il posto alla sede, interrata rispetto alla via che sale attraverso una ripida scalinata, dove si aprono quattro ingressi. Uno alla base della via stessa, che si sviluppa nell’ex giardino delle Pie Disposizioni, uno a metà scalinata e due situati nel piccolo padiglione che si trova nella piazzetta antistante la nuova sede museale.

Queste due entrate sono una esterna e una interna e portano al cuore della struttura: la zona assembleare. L’ingresso esterno permette di osservare il panorama a sud di Siena perché la copertura, praticabile, è posta a filo della cinta muraria. Proseguendo fino al confine con il giardino dei frati del convento dei Servi di Maria, troviamo lo spazio teatrale gradinato, con uno slargo antistante per le assemblee estive. Da qui si entra nella sala coperta.

La sede della Contrada di Valdimontone è forse l’esempio più esplicativo della ricerca che Michelucci opera nelle sue costruzioni. Siena con il suo impianto medievale sembra suggerire all’architetto la possibilità di riproporre, attraverso una visione personalissima, lo stesso borgo, concepito in scala più ridotta per una città nella città: la Contrada. Possiamo intravedere viuzze, piazze e piazzette, scorci, feritoie e mura antiche. Internamente è un susseguirsi di dislivelli, tutti collegati e percorribili, dove il visitatore può tranquillamente perdersi in un circuito spazio-temporale. L’effetto del percorso a più livelli rende l’edificio più aperto e più frequentabile evitando che il complesso architettonico, scavato e incassato nel terreno, assuma il carattere di bunker. Ma il geloso ambiente contradaiolo è forse il meno adatto per l’applicazione di queste teorie. Atti vandalici, problemi di sicurezza pubblica e di custodia del contenuto, determinano l’installazione di cancelli agli ingressi, interrompendo di fatto il libero fluire vitale ricercato da Michelucci.

L’esperienza del Museo della Contrada richiama fortemente il continuum, sostenuto da Michelucci, tra architettura e città, attraverso la fruizione di tutti gli spazi, creati per tutti i cittadini. In questo senso viene pensato anche il percorso esterno che collega la ex chiesa di San Leonardo all’attuale museo. Bisogna cominciare a studiare l’edificio immerso nell’organismo urbano senza considerare di primaria importanza la questiona formale. Si deve prima organizzare lo spazio interno, intercettando suggerimenti che possano facilitare l’indagine degli ambienti vitali e soltanto dopo ci si potrà soffermare su altre peculiarità come quella estetica. In tutto questo il cittadino, nel nostro caso il contradaiolo, assume un ruolo fondamentale: le persone partecipano alla progettazione e alla costruzione dei propri ambienti, esponendo problemi ed esigenze. Un’architettura corale dove l’architetto funziona da interprete, da mediatore, tra l’uomo e l’architettura. Pur essendo nato nel 1891 Michelucci è un progettista estremamente moderno in quanto aderisce alla realtà rispondendo alle richieste della collettività con soluzioni attuali, proponendo un linguaggio formale contemporaneo. L’impianto urbano dei rioni senesi potrebbe favorire la scelta di uno stile “medievaleggiante” che però egli considera anacronistico e non vero. L’ambiente nasce dal libero pensiero, dagli incontri, dal dialogo, da situazioni che maturano di volta in volta e non secondo uno scenario precostituito dall’ambiente circostante che, ridotto a modello, favorirebbe il frazionamento e la disgregazione.

Con la formazione di un pensiero che stabilisca in anticipo come dovrà essere l’eventuale spazio si genera la divisione della comunità, mentre la contrada è amicizia, solidarietà e condivisione di intenti.

Bibliografia:

AA.VV, Incontro con Michelucci, “Quaderni della Balzana”, n. 1, 21 marzo 1981, Comune di Siena, Ufficio Stampa, 1

Bevilacqua F., Architettura e paesaggi urbani, in C. Sisi (a cura di), Motivi e figure nell’arte toscana del XX secolo, Ospedaletto (PI), Industrie Grafiche Pacini, pp. 191-229

Brunetti F. (a cura di), Giovanni Michelucci. Intervista sulla nuova città, Roma – Bari, Laterza, 1981

C. Cecconi (a cura di), Giovanni Michelucci. Dove si incontrano gli angeli: pensieri, fiabe e sogni, Fiesole, Fondazione Michelucci – Firenze, Zella Editore, 1997

Godoli E., La città di Michelucci, catalogo della Mostra a Fiesole, 30 aprile – 30 maggio 1976, Fiesole, Comune di Fiesole, 1976

Michelucci G., Lettere a una sconosciuta, Reggio Emilia, Editore Diabasis, 2001

Note: L’originario progetto dell’architetto Michelucci in realtà avrebbe previsto anche il collegamento con l’Oratorio di San Leonardo; in effetti il vero ingresso alla Sede Museale della Contrada di Valdimontone sarebbe stato da considerarsi quello posto alla base della scalinata che conduce alla piazzetta antistante l’Oratorio della Santissima Trinità.

Autore scheda: Valdimontone, Marco Valentini

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