Francesco Crociani e la sua collezione

Luogo: Montepulciano

Comune: Montepulciano 

Settore di riferimento: Collezionismo. arte, religione

Data/periodo: 1781 – 1861 

Descrizione: Il 23 gennaio 2005 a Montepulciano si inaugurava la mostra “Francesco Crociani. Appunti per un collezionista”. Nel catalogo dell’esposizione si tentava di ricostruire la vicenda umana di un appassionato accumulatore di dipinti, nonché uomo di chiesa, che aveva dedicato a questa vocazione gran parte della sua esistenza. 

Francesco Crociani nacque a Montepulciano il 9 settembre del 1781. Apparteneva alla media borghesia cittadina e  intraprese sin da giovane la carriera ecclesiastica e nell’aprile 1802, nella chiesa poliziana di Santa Chiara, ebbe la prima tonsura clericale. Si trasferì a Roma, presso il Seminario Pontificio, per il proseguimento degli studi e nel 1807 ottenne il diaconato e il presbiteriato. Abbiamo, purtroppo, scarne notizie sulla sua esistenza non essendoci pervenuta, ad oggi, una documentazione dettagliata. Le informazioni sulla sua vita sono quindi spesso frammentarie, molto sintetiche e con ampi salti nel corso del tempo.

La figura del Crociani è legata ad un importante evento che segnerà la vita culturale di Montepulciano. Nel 1861, anno che vide in buona parte della nostra penisola l’attuazione degli ideali risorgimentali e la preparazione verso la nascita della nazione, si concretizzò la volontà testamentaria dell’erudito poliziano, volontà che dette alla struttura amministrativa comunale lo spunto per dare vita ad un luogo dedito alla pubblica fruizione (il futuro Museo).

La mattina del 9 febbraio di quel fatidico anno infatti morì il primicerio (prima dignità del Capitolo della Cattedrale) don Francesco Crociani. Nel suo testamento, steso due anni prima, lasciava alla comunità cittadina tutta la sua quadreria che annoverava ben 188 dipinti e che era ospitata nell’immobile di via dell’Opio nel Corso,  tutt’oggi   proprietà dei discendenti della famiglia Nelle sei stanze e nella galleria dell’appartamento, Francesco Crociani aveva evidentemente stipato la sua consistente raccolta. Si può quindi giustamente presumere che le pareti della sua abitazione dovevano essere letteralmente inondate di dipinti; in una collocazione a “incrostazione” coniata dalla cultura collezionistica sei-settecentesca perdurante anche in buona parte dell’Ottocento. E’ quindi con il suo ultimo testamento, stilato il 7 febbraio del 1859, che il primicerio decise di lasciare al Comune il frutto della sua passione; l’istituzione, in ricambio, doveva rendere omaggio al donatore fondando una galleria pubblica intitolata al suo nome. 

 Seguendo le volontà del testatore venne quindi creato un primo allestimento museale, allestimento che venne aperto ufficialmente al pubblico solo quarantaquattro anni dopo. Nel 1905 avvenne infatti l’inaugurazione ufficiale del museo e una buona parte della raccolta venne collocata sulle pareti di due sale della sede civica. Nel 1957 il museo, e con esso la collezione Crociani, venne interamente trasferito nell’attuale sedeil palazzo Neri Orselli.  

Nella raccolta sono presenti tutti i generi afferenti alla pittura: dalle scene religiose a quelle mitologiche, dai ritratti ai paesaggi, dalle scene di genere alle nature morte, i dipinti vanno dal Quattrocento agli inizi del XIX secolo. La parte più cospicua è però contrassegnata da opere del Cinquecento e del Seicento, di sicuro i periodi storici più amati e ricercati dal collezionista. Nella quadreria sono presenti opere di scuola toscana (in prevalenza fiorentina, poi senese), romana, emiliana, veneta e nordica (in particolare neerlandese). Di particolare pregio risulta la raccolta di ritratti, dove spicca il Ritratto di Scipione Caffarelli Borghese di recente attribuito alla rivoluzionaria mano di Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio –ma vi sono anche opere di Agostino Carracci, Prospero Fontana, Santi di Tito, Giusto Suttermans, Ferdinand Voet e Anton Domenico Gabbiani-, e la sezione dei piccoli formati con opere dipinte sui supporti meno canonici – come il vetro, lo specchio, la lavagna, l’alabastro, il marmo, la pietra paesina, il rame, lo zinco  – erudite scelte quanto mai rivelatrici delle capacità culturali dell’ecclesiastico 

Per quanto detto sopra non possiamo esprimere fermi pareri su quanto l’ecclesiastico prese “parte attiva” al processo di rinnovamento culturale dei primi decenni dell’Ottocento ma possiamo star sicuri che egli ne aveva ben assimilato gli indirizzi etico-culturali che lo uniformarono. A conferma di ciò basta il suo gesto, gesto fatto da un uomo di chiesa sensibile agli ideali patriottici del Risorgimento, da ritenersi eccezionale come fu straordinaria la puntualità stessa dell’amministrazione civica nel rispettare le volontà del donatore e prelevare immediatamente, senza indugi, l’intero lascito. L’iniziativa del primicerio ci dice chiaramente come avesse ben presente, in anticipo sui tempi, il concetto di salvaguardia del bene culturale a scopo socio-culturale. Infatti egli aveva esortato, sul suo testamento, i suoi concittadini a seguire il suo esempio con ulteriori lasciti che dovevano andare a incrementare “questa piccola galleria, e che il mio esempio fosse seguito […] per somministrare altresì occasione di studio a quei giovani che dedicare si volessero a questo ramo delle belle arti, che rende l’uomo imitatore della natura e superiore a sé stesso…”. 

 Bibliografia: 

Longi R., La raccolta Crociani: ipotesi e riflessioni da un analogo percorso di un illustre “collega”, in G. Fattorini, Longi R. (a cura di) Francesco Crociani. Appunti per un collezionista, Siena, Gli Ori,  2005, pp. 8-17

Longi R., Francesco Crociani, un ecclesiastico collezionista, in Montepulciano nel RisorgimentoColle Val d’Elsa (Si), Thesan & Turan, 2011, pp. 156 – 161 

Autore scheda: Roberto Longi 

 

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