Chiesa e Canonica di San Biagio a Montepulciano

Luogo: Montepulciano

Comune: Montepulciano 

Data/periodo: 1518 – 1580 

Descrizione: Il Tempio di San Biagio è un maestoso edificio a pianta centrale che sorge su di un pianoro ai piedi del Mons Politianus, in un suggestivo luogo che guarda alla Val d’Orcia e alla Val di Chiana. Il tempio venne edificato sul luogo dove sorgeva una Pieve di origine paleocristiana, intitolata a Santa Maria. Intorno all’anno Mille, dopo il trasferimento dei diritti plebani entro le mura castellane, l’antica chiesa venne dedicata a S. Biagio.  Agli inizi del XVI secolo si conservavano della Pieve solo alcuni resti. In un muro si trovava ancora un affresco con la Madonna col Bambino e San Francesco, opera del Trecento senese. Nel 1518 il dipinto si rese protagonista di miracolosi eventi. Il primo, e più noto, fu quello che vide protagonisti due fantesche ed un contadino. Si tramanda che questi passando davanti alla Sacra immagine, abbiano visto il volto della Vergine aprire e chiudere gli occhi, mentre i buoi del contadino, denominato Toto, si inginocchiarono dinanzi l’effigie. In seguito a questi eventi il popolo poliziano decise di erigere una nuova chiesa affidando l’incarico all’architetto  fiorentino  Antonio Giamberti da Sangallo – più conosciuto come Antonio da Sangallo il Vecchio – (1455-1534). Questi progettò un imponente edificio a croce greca e l’ambizioso progetto venne sostenuto dal Papa Leone X (Giovanni de’ Medici che era stato educato dall’illustre umanista Agnolo Poliziano). La costruzione del tempio, dalle superfici in travertino, si protrasse sino al 1580 ed i lavori vennero diretti, dopo la morte del progettista, da altri sovrintendenti. Alcuni di questi apportarono piccole variazioni all’ideazione sangallesca. 

La sapienza progettuale del prolifico Sangallo trova in questo suggestivo, e estremo, lembo di terra toscana uno dei suoi esiti più felici tanto che il Tempio di San Biagio è ritenuto il capolavoro dell’artista e una delle più alte espressioni dell’architettura del Rinascimento maturo. Le ponderate volumetrie della struttura sono articolate da sapienti scansioni euritmiche; con lo stesso criterio sono realizzati i numerosi elementi ornamentali, paraste, semicolonne, nicchie, timpani, mensole, oculi ecc., che danno vita ad un vero e proprio catalogo dell’estetica rinascimentale. La facciata, il cui schema compositivo si ripete, con qualche variante ornamentale, sulle altre due laterali, è divisa in due registri da una marcata trabeazione decorata con un fregio a triglifi e metope, che percorre tutto il perimetro dell’edificio. Nel registro inferiore è collocato al centro il portale su cui è inciso l’anno di fondazione del tempio; in quello superiore, con al centro una finestra, la superficie è movimentata da cinque specchiature rettangolari. All’apice del secondo registro si imposta l’ampio frontone triangolare, nel cui centro si trova un occhio circolare. Il prospetto è affiancato sul lato sinistro dalla svettante torre campanaria a più registri, densi di elementi plastico-decorativi, terminante in una cuspide piramidale. Il progetto prevedeva l’erezione di due simmetrici campanili, entrambi staccati dal paramento murario della struttura; di quello destro è stato eretto solo il primo registro. Sul lato opposto è inserita, sino all’altezza del primo registro, una tribuna absidale a semicerchio sormontata da una balaustra. La cupola, impostata sull’alto tamburo, venne terminata nel 1543. La lanterna venne eseguita su progetto dell’architetto fiorentino Baccio D’Agnolo (Firenze 1462-1543). In origine il rivestimento della cupola era costituito da tegole, a “scaglie”, di terracotta invetriata policroma; eseguiti dalla bottega di Santi Buglioni (Firenze 1494 -1576); cinque esemplari superstiti si conservano oggi nel Museo Civico. L’interno presenta le stesse modalità plastico-ornamentali esterne. La massiccia trabeazione è resa luministicamente più movimentata dall’aggiunta della cornice a dentelli e dei rilevati dischi concentrici tra i triglifi. Sui quattro possenti pilastri polìstili si impostano le arcate a tutto sesto, dagli intradossi decorati a cassettoni, che sorreggono le volte a botte. Gli altari inseriti nelle nicchie archivoltate vennero modificati agli inizi del Novecento, ad eccezione del primo altare a sinistra dell’altare maggiore. I dipinti che li ornavano sono stati ubicati in altre chiese della diocesiIl dossale marmoreo che orna l’altare maggiore venne completato nel 1584 dagli scultori fiorentini Giannozzo e Lisandro di Pietro Albertini. Al centro è inserito l’antico affresco della Pieve, mentre nelle nicchie laterali sono allogate le statue con i Santi Giovanni Battista, Caterina da Siena, Agnese, Giorgio ultimate nel 1619 da Ottaviano Lazzarini. Le decorazioni della volta vennero eseguite nel quinto decennio del XVII secolo -ad eccezione della vetrata ultimata nel 1568-. Ai lati dell’altare vi sono due cantorie edificate tra il 1646 ed il 1648. In quella di destra è ubicato un organo settecentesco. La zona absidale ospita la sacrestia. Qui si conserva la statua lignea del contadino Toto, morto nel 1546, che secondo la tradizione fu il principale promotore della raccolta di elemosine per la costruzione del tempio. Nell’ampio spiazzo antistante la chiesa venne edificata nel 1595, sempre su progetto sangallesco, la Canonica. I lavori vennero diretti da Tommaso Boscoli  (Fiesole 1501/03 – Firenze 1574), uno dei sovrintendenti del tempio. La facciata, anch’essa in travertino, è caratterizzata da un porticato sovrapposto. Ad ogni arco del portico inferiore, affiancato da paraste doriche, corrisponde una bifora, con colonnina ionica, di quello superiore. Nella loggia sono in ordine ionico anche le paraste che dividono le bifore. Davanti alla Canonica è ubicato il bel pozzo costruito tra il 1550 ed il 1551. 

Bibliografia: 

Longi R., Montepulciano, in L. Martini (a cura di), Montepulciano e la Valdichiana seneseCalenzano (Fi), Mondadori, 2000, pp. 74 – 77 

Barcucci E. Il Tempio di San Biagio a Montepulciano, Lama (Pg), Editori del Grifo, 1988 

Autore scheda: Roberto Longi 

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