Beato Alberto da Chiatina

Luogo: Colle di Val d’Elsa

Comune: Colle di Val d’Elsa

Settore di riferimento: Religione

Data/periodo: 1135/1202

Descrizione: Sant’Alberto è un personaggio storico testimoniato dalle sue ossa e dalla presenza su documenti originali a lui coevi, ma sulla sua persona non si possono avere informazioni certe in quanto le uniche notizie appartengono alla tradizione agiografica cinquecentesca, basata su fonti scritte perdute e sulla tradizione popolare.

Sappiamo che Alberto era nato a Chiatina, castello medievale sotto la diocesi di Arezzo, nel 1135 e che venne indirizzato dalla famiglia agli studi sacerdotali. Si dimostrò da subito un ottimo prete con doti di grande predicatore. Una volta ordinato sacerdote gli venne affidata la Pieve di Santa Maria a Pava, ma qualche tempo dopo nel 1175, a causa di scontri con la nobiltà del luogo, venne trasferito a Siena nella chiesa di Sant’ Andrea dentro le mura. Viene poi identificato con l’Arciprete di nome Alberto che dai documenti, resse nel 1177 la Pieve d’Elsa intitolata ai Santi Faustino, Giovita e Giovanni Battista e che intorno al 1188 trasferì la Plebania e la sede arcipresbiteriale da Elsa al castello di Colle nella chiesa del SS. Salvatore.

Elsa, attuale Gracciano, era sul tracciato antico della via Francigena e la pieve, posta nei pressi del guado del fiume omonimo, aveva la particolarità di essere una proprietà della chiesa di Roma all’interno della diocesi di Volterra. L’arciprete Alberto quindi, eletto dai canonici della Pieve a Elsa con approvazione del Papa Alessandro III era un prete privilegiato che portava la mitria e il pastorale come un vescovo senza però esserlo e non era soggetto alla giurisdizione del vescovo di Volterra ma dipendeva direttamente dal Sommo Pontefice.

Elsa in quel periodo era soggetta a ripetuti attacchi da parte delle milizie senesi per la guerra che la contrapponeva a Firenze per il dominio sul territorio, così con il probabile intento di riparare in un luogo più sicuro, verso la fine del XII sec. l’arciprete Alberto sposta la sede plebana nella chiesa di San Salvatore all’interno del castello di Colle  di Val d’Elsa. Contemporaneamente gran parte della popolazione abbandonò l’antichissimo insediamento e si urbanizzò seguendo l’arciprete che non era più rettore di una stazione di sosta per pellegrini ma un quasi vescovo di un luogo che stava per organizzarsi in libero Comune. Non è dato sapere quanto Alberto sia stato fautore o solo testimone degli avvenimenti che resero Colle prima Comune e poi Città con l’elevazione a Diocesi, ma certamente è stato il primo arciprete di quella comunità civile che sotto di lui si è formata.

Dopo pochi anni dal suo arrivo ad Elsa Alberto venne colpito da una grave e invalidante malattia, che vide il suo corpo ad esclusione della testa riempirsi di pustole maleodoranti e che lo costrinse a svolgere il suo mandato dal proprio letto, ma come abbiamo visto, non per questo rinunciò a vivere in mezzo alla gente.

Alberto sopportò in modo eroico la sofferenza inflitta dalla mattia che non accennava a guarire. E solo nel 1185, avendo raggiunta l’età di cinquanta anni, presentò al papa una supplica per essere sostituito nella cura delle anime ma il Papa la rifiutò ed elesse un successore solo nel 1191 quando Alberto inviò una seconda supplica. Da quel momento in poi non fece che dedicarsi alla preghiera, alla meditazione ed all’offerta delle proprie pene.

Alberto morì il 17 agosto 1202 dopo venticinque anni di sofferenza e subito dopo la morte il primo grande miracolo, il suo corpo consumato da anni di malattia divenne prodigiosamente sano e altri miracoli si verificarono presso il suo cataletto. Per le sue virtù taumaturgiche venne venerato spontaneamente dalla comunità colligiana come santo e il giorno della sua morte venne inserito fra le feste principali della città.

In occasione della sepoltura la testa venne sistemata da subito in un reliquario e solo il corpo venne sepolto all’interno della pieve di S. Salvatore di Colle nella stessa cappella dove era custodita la reliquia del Sacro Chiodo alla quale il Santo era particolarmente devoto.

Con il tempo il culto del Santo si è affievolito anche per la presenza di altri patroni che si sono a lui sovrapposti. Con la costruzione della nuova cattedrale si perse memoria del luogo della sua sepoltura e solo nel 1618 ad opera del Vescovo Cosimo della Gherardesca vennero recuperate le ossa del Santo dentro l’altare della vecchia cappella del Sacro Chiodo e sistemate nella Sacrestia del Capitolo. Nel 1890 con una rivalutazione del periodo medievale gli è stata dedicata una delle cappelle laterali della cattedrale di Colle che in quell’occasione venne rimodernata con la costruzione di un nuovo altare, sotto la cui mensa venne ricomposto il corpo del Santo e la sistemazione di un nuovo dipinto eseguito dall’artista colligiano Antonio Salvetti raffigurante San Gregorio e Sant’Alberto in adorazione della Madonna in cielo con angeli, che in occasione dell’ultimo restauro è stato sistemato nel Museo civico di Colle.

A distanza di secoli la comunità civile e religiosa di Colle di Val d’Elsa continua a farne devota memoria come esempio delle sue tradizioni cristiane e come antico simbolo della sua identità cittadina.

Bibliografia:

Benvenuti Papi A., Le forme dell’identità patronale: il culto di S. Alberto a Colle  in Nencini P. (a cura di) Colle di val d’Elsa: diocesi e città tra il 500 e 600, Castelfiorentino, Società storica della Valdelsa, 1994,  pp 173-186

Colle Val d’Elsa nell’età dei Granduchi medicei. La Terra in Città et la Collegiata in Cattedrale, Firenze, Centro Di, 1992, pp. 188

Galgani M., Trapani L., La cattedrale di Colle Val d’Elsa: SS Marziale, Faustino e Giovita, Colle di Val d’Elsa Pro Loco 2001 pp. 40 e 52-59

Sant’Alberto di Colle: studi e documenti, Benvenuti A. (a cura di), Firenze Mandragora, 2005

Autore scheda: Silvia Vellini

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