Tradizione della lavorazione della carta in Val d’Elsa

Luogo: Colle di Val d’Elsa

Comune: Colle di Val d’Elsa

Data/periodo: 1300 – 2000

Descrizione: La produzione della carta ha origini lontane individuabili in Cina e risalenti al  II secolo a.C., quando si mettevano a macerare le fibre vegetali ottenute dal bambù, dal gelso e dal riso. La poltiglia ottenuta veniva stesa sopra un setaccio, il sottile strato che si formava veniva sollevato e lasciato asciugare finché non diveniva un foglio di carta.

Prima dell’anno Mille la carta era diffusa nei paesi arabi e nel bacino del Mediterraneo ma non era ancora giunta in Europa. Ma la “via della carta” continuò raggiungendo l’Egitto, poi Tunisi e Fez da dove, alla metà del XII secolo, alcuni cartai partirono alla volta di Palermo e della Spagna dove sorse la prima cartiera d’Europa.

La prima città italiana dove venne costruita una cartiera fu Amalfi nel 1220, seguirono Bologna, Padova, Genova, Fabriano e Colle di Val d’Elsa. Qui a Colle l’esistenza di tale manifattura si attesta al 1229 ed è registrata in un pagamento, mentre nel secolo successivo le testimonianze sono molteplici e più dettagliate, riguardano in special modo i contratti di affitto degli edifici, come quello che nel 1377 segna l’allogagione fatta dal Comune a Michele di Colo di Michele da Colle di una caduta d’acqua “con gora e casalino et gualchieriam ad facendas cartas” posta vicino alla Porta Senese nel Piano di Colle. Questi casalini erano in passato gualchiere convertite alla produzione cartaria grazie alla versatilità e polifunzionalità degli edifici e dei macchinari utilizzati mossi grazie ad un sapiente reticolo di canali artificiali, le gore.

Le acque delle sorgenti che alimentano il fiume Elsa garantivano una portata costante che permetteva di muovere i ritrecini, ruote orizzontali mosse grazie alla caduta dell’acqua da un’altezza che varia dai tre ai cinque metri. Dal Catasto del 1428 si ha testimonianza di una fiorente attività cartaria con almeno una decina di “case apte a fare carte”.

Le cartiere colligiane producevano carta bombycina ovvero fatta con gli stracci di lino, erano di piccole dimensioni, avevano una conduzione familiare con pochissimi addetti alle principali mansioni, infatti all’interno vi erano un tino e non più di tre o cinque pile. I cicli produttivi subivano delle soste forzate a causa dei fattori climatici ma anche in base alla richiesta del mercato, anche il quantitativo della carta prodotta non fu mai elevato ma grazie ai fiorenti traffici e all’alta qualità, raggiunse il porto di Livorno e da lì le principali città del Mediterraneo.

A metà del Cinquecento tutta la legislazione inerente alla produzione cartaria viene fissata nei Capitoli dell’Arte della Carta della Terra di Colle, le cartiere attive erano molte, fra le più note e documentate troviamo La Buca, il Galeone, il Vascello, la Sirena, Lo Spedale, le Ruote, i Botroni. La produzione di carta bianca era regolamentata e negli edifici come il Moro e il Renaio, dove si fabbricava carta nera di qualità inferiore e utilizzata per avvolgere, non si poteva produrre carta bianca.

Nel 1604 verrà impiantata anche la cartiera del paragone di proprietà dei Padri della Certosa di Firenze, posta sulla Gora di Spugna davanti all’oratorio del Renaio. Questo edificio alimenterà tante polemiche, in primis per la grandezza ma soprattutto per la quantità d’acqua che prelevava, richiamando numerosi ingegneri idraulici a stilare relazioni affinché nessuno fosse danneggiato dalla nuova cartiera. Ma la crisi cartaria aleggiava già su Colle, l’Appalto che regolava l’acquisto delle materie prime, degli stracci e dei carnicci nonché delle numerose balle di carta prodotta, aveva i magazzini pieni di merce. La pregiata carta colligiana, con le sue filigrane, non reggeva il passo con le nuove tecniche produttive, la lenta rarefazione produttiva si può leggere chiaramente all’interno delle carte del Fondo Ceramelli Papiani, conservato presso la Biblioteca Comunale di Colle di Val d’Elsa, nel quale vi sono inventari degli edifici, prove su carta, pagamenti e resoconti del materiale contenuto nei magazzini, relazioni.

Nuove cartiere erano state impiantate a Prato, il mercato era stato liberalizzato e per la produzione cartaria di Colle non ci fu possibilità di recupero, continuò una produzione locale che si è mantenuta fino alla seconda metà del Novecento.

Bibliografia:

AA.VV.,Carta e cartiere a Colle, Miscellanea di studi raccolti a cura del Comitato Scientifico per l’allestimento del Museo, Firenze, Tipografia Baccini e Chiappi, 1982

Basanoff A., Itinerario della carta. Dall’Oriente all’Occidente e sua diffusione in Europa, Milano, Edizioni il Polifilo, 1977, p. 15

Bastianoni C., Le cartiere di Colle Val d’Elsa e i loro segni nella prima metà del secolo XIV, in Produzione e commercio della carta e del libro secc. XIII-XVIII, a cura di S. Cavaciocchi, Atti della “Ventitreesima Settimana di Studi”, Prato, 15-20 aprile 1991, Firenze, 1991, pp. 218-227

Castagnari G., Carta cartiere cartai. La tematica storica di Andrea Gasparinetti, Fabriano, Pia Università dei Cartai, 2006, p. 18

Ragoni B., L’Archivio Ceramelli Papiani conservato dal Comune di Colle di Val d’Elsa. Inventario, Firenze, La Nuova Italia, 1984

Roselli P., Forti A., Ragoni B., Cartiere ed opifici andanti ad acqua, Firenze, Alinea, 1984

Sabbatini R., Di bianco lin candida prole: la manifattura della carta in età moderna e il caso toscano, Milano, Angeli, 1990

Autore scheda: Annica Gelli

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