Il Campino

Luogo: Via Sallustio Bandini – Siena

Contrada: Contrada del Leocorno

Data/periodo: 1950-1970

Descrizione: La Piazzetta Virgilio Grassi, chiusa dalle alte mura dei palazzi che la circondano, è il cuore ideale del territorio della Contrada del Leocorno. Affacciandosi in quelli che attualmente sono i locali che ospitano la sede della Società della Contrada ci si trova proiettati su una terrazza, luogo di ritrovo conviviale di tante serate estive, che in un recente passato è stata teatro di avvincenti battaglie sportive. Infatti quella che per i Lecaioli è oggi chiamata comunemente “la terrazza”, fino ad un passato non troppo lontano era ben nota agli abitanti del Terzo di San Martino con il nome di “Campino”.

Nei primi anni Cinquanta, il Professor Don Armando Perucatti decise di far costruire un campo per la squadra che ha da poco fondato, l’ASD Virtus Siena, proprio in questo pezzo di terra, tra le vecchie case che confinano con la valle di Follonica. Questo campino non è altro che una striscia di asfalto grande poco più di un regolamentare campo di pallacanestro, delimitata dalle mura della Chiesa di San Giovannino da una parte, una fila di gradoni in cemento, il muro di confine sul lato corto e i palazzi di Via Sallustio Bandini dall’altro.

La squadra rossoblu inizia subito a mietere successi su questo campo in asfalto, conquistando una promozione in Serie C, fino ad ottenere il passaggio in Serie B, categoria che manterrà stabilmente fino al 1965. In questi anni la Contrada vive un periodo di crisi profonda, soprattutto dal punto di vista del “materiale umano”, anche a causa del lungo e paradossale periodo di esilio lontano dal proprio territorio, con la propria sede ubicata addirittura al di fuori dai confini della Contrada. Sarà proprio grazie al cosiddetto campino che i pochi ragazzi passeranno la propria infanzia e l’adolescenza in Piazzetta Grassi e l’asfalto calcato dai rossoblu della Virtus diventerà in breve tempo feudo indiscusso dei piccoli e giovani Lecaioli. Lunghe “paliate” con le biciclette, interminabili giornate passate a giocare, vanno di pari passo con le attività sportive vere e proprie praticate sul campo, che nel frattempo è diventato anche casa del basket femminile della Libertas.

Una caratteristica inconfondibile del campino è lo spogliatoio, ricavato nella torretta ancora oggi ben riconoscibile. Fondamentale è la presenza, nei locali che ora ospitano parte della Società “Il Cavallino”, di un bar che oltre a fornire il classico servizio di “rifornimenti” ha al suo interno un televisore. Nelle vecchie case di Via Pantaneto non sono in molti a possederlo, e il bar diventa quindi un punto di ritrovo dove gli abitanti si recano per seguire insieme gli eventi sportivi (e non solo). Nel 1965 la Virtus lascia il campino e si trasferisce nell’attuale sede di Via Vivaldi, la struttura rimane quindi in mano alla Curia Vescovile.

In questi anni si creano i presupposti per il ritorno della Contrada del Leocorno nella propria sede naturale, con i ragazzi che prima informalmente, e poi sempre in maniera più convinta, iniziano a gestire il bar, desiderosi di avere una vera e propria Società di Contrada come le altre consorelle. Il passo è breve e tra il 1968 e il 1970 si gettano le basi per costruire quello che oggi tutti possono vedere e che i Contradaioli possono vivere quotidianamente. Dove prima c’era un pezzo di asfalto recintato da due canestri e da una fila di luci al neon, ora tutti possono ammirare una sede museale, una Società, una bella terrazza che si affaccia sul più bel polmone verde della città.

Fonti:

Testimonianze orali di Francesco Spinelli, Luciano e Paolo Chiti, Marcello Mariotti

Autore scheda: Contrada del Leocorno, Matteo Cannoni

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento