La farmacia dei Quattro Cantoni

Luogo: Via San Pietro, 4 – Siena

Contrada: Nobile Contrada dell’Aquila

Data/periodo:  La farmacia è stata fondata ai primi del Settecento ed è tuttora in uso

Descrizione: I documenti d’archivio attestano che sta lì dagli inizi del Settecento, ma con ogni probabilità c’era da prima. E fra quelle in esercizio è  la bottega più antica del territorio della Nobile Contrada dell’Aquila, forse di Siena intera.

Si tratta della Farmacia dei Quattro Cantoni, che oggi, dai suoi ingressi in via S. Pietro e in Piazza Postierla,  si mostra al cliente con gli ottocenteschi arredi gusto neoclassico, disegnati da Agostino Fantastici, l’eclettico architetto e arredatore di palazzi e ville della nobiltà senese della prima metà dell’Ottocento.

In quell’ambiente, probabilmente più sobrio e spoglio di quanto non appaia oggi, mentre i garzoni pestavano e mischiavano nei mortai le essenze vegetali  per produrre i medicinali da portare al S. Maria della Scala, si svolse, il 7 agosto del 1718, una riunione davvero importante per la storia della Contrade.

Giovanni  Antonio Pecci, nobile erudito che viveva a due passi da lì, nel palazzo che era stato del Capitano di Giustizia dell’antica Repubblica, da tempo aveva maturato l’idea di ridare vita alla Contrada dell’Aquila, assente da quasi un secolo dai giochi in Piazza del Campo. Ne aveva parlato fra i membri dell’Accademia dei Desiosi, da lui fondata, aveva effettuato approfondite ricerche archivistiche ed alla fine era riuscito a mettere insieme un certo numero di uomini, nobili e popolani, che risiedevano nella zona.

Fu così che in quel  7 agosto, proprio nella farmacia, che evidentemente fungeva anche da luogo di incontro, un po’ come, di lì a qualche decennio,  le botteghe del caffè, si ritrovarono in una ventina di persone, compreso il farmacista, Antonio Fancelli, elessero come loro capitano Ascanio Bulgarini e lo incaricarono di recarsi dal cancelliere del Magistrato di Biccherna per  iscrivere l’Aquila al Palio del 16 agosto. Immediata fu l’opposizione non solo di Tartuca, Pantera, Onda e Selva che si erano divise il territorio dell’Aquila, andandovi a battere cassa, ma anche di qualche altra Contrada.

Dopo giorni di petizioni contrapposte, il Consiglio di Biccherna dette ragione al Bulgarini ed ammise l’Aquila al Palio, a condizione che avesse una sua sede. Giovanni Antonio Pecci non ebbe ovviamente problemi a concedere una sala del suo palazzo.

Nessun documento lo attesta, ma è immaginabile che il Magistrato di Biccherna abbia preso la decisione non senza un qualche assenso della governatrice Violante Beatrice di Baviera, giunta a Siena l’anno prima.

La principessa venne forse allettata dal fatto che nel vasto bestiario di Piazza del Campo, fra bandiere recanti chiocciole e tartarughe, istrici e unicorni, elefanti e delfini, ricomparisse anche quello che spiegava al vento l’animale totem del Sacro Romano Impero di cui suo padre era stato Elettore? E’ verosimile.

Come è verosimile che non immaginasse il mezzo putiferio che sarebbe nato e che avrebbe aggiunto un altro pesante contenzioso  territoriale ai tanti che già arroventavano i rapporti fra le Contrade.  Ai quali dovette riparare con il Bando sui confini che porta il suo nome.

Bibliografia:

Nobile Contrada dell’Aquila, Testimonianze del secondo millennio, Siena, Terre di Siena Editrice, 1999

Catoni v, La faziosa armonia, in Alessandro Falassi, Giuliano Catoni, Palio, Milano, Electa, 1982

Autore scheda: Nobile Contrada dell’Aquila, Alessandro Orlandini

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