Palazzo Tolomei a Siena

Luogo: Piazza Tolomei – Siena

Contrada: Contrada Priora della Civetta

Data/periodo: Costruito nel 1275

Descrizione: Se il territorio della Civetta è stato felicemente definito il “nido dei nobili” (1), allora le sue più pregiate uova furono deposte nel regno dei mercatanti Tolomei, la chiesa di San Cristoforo, il Chiostro e il loro Palazzo, il principale monumento della Siena duecentesca. Questa secolare magione ci arriva quasi integra dal 1275 avendo perduto solo la torre, di cui si trovarono tracce nel secolo scorso, e forse la corona merlata, se fosse affidabile, come pare, quella miniatura dipinta da Niccolò di Giovanni di Ventura nel 1443 (2). Testimonia un già affermato classico stile senese, per quanto di foggia assai originale, ma anticipa in certi raffinati decori la perfezione raggiunta trent’anni dopo con il Palazzo Comunale. Un vero spartiacque tra due epoche di pari splendore. Vi si ammirano le più belle bifore di tutta Siena, in un tripudio sfolgorante di ornamenti a rosetta scolpita, di volticelle ricamate a merletti di pietra, con le trine delle cornici sui davanzali e all’altezza degli archi. Di sotto i busti leonini a lato del portale, gli stemmi di famiglia a incoronarlo di sopra, gli immensi fondachi a tre navate sorretti da poderosi pilastri quadrati. Vere cattedrali della mercatantia già internazionale, a spaziare dalla Britannia alla Provenza e alla Champagne, si aprivano ogni mattino sulla Francigena al transito dei viandanti, sperando che fossero anche in vena di acquisti. Sulla facciata, un po’ incredibilmente, c’era anche l’immancabile tettoia medievale, che pare interrompere il disegno armonioso degli archi a sesto acuto, ma indispensabile per proteggere dagli sgoccioli in testa i clienti sulla soglia, intenti a scrutare le merci coi servigiali di buttiga alla luce di fuori anche quando pioveva.

Pur essendo nel cuore cittadino il Palazzo era quasi un castellare, e di notte si serrava, con i suoi portoni di pietra che non si sarebbero sfondati nemmeno con l’ariete, con a lato l’attuale vicolo della Torre che davanti e di dietro aveva cancelli fra gli archi i cui resti si notano ancora. Ma anche il vicolo del Coltellinaio dal lato opposto non era che un budello oscuro sormontato dai saloni del piano nobile.

Con quella orgogliosa ricostruzione del loro palazzo che era stato distrutto dalle famiglie rivali, i Tolomei si riaffermavano fra le casate al potere. Un ritorno subito coronato dall’ospitalità offerta fino al 1284 al Consiglio Generale della Repubblica, che del resto già da molti anni si svolgeva nei loro domini: la Chiesa e il Chiostro di San Cristoforo. Qui si era tenuto il più drammatico Consiglio della storia senese, quando col cuore gonfio d’indomito coraggio e la mente atterrita dalla prossima strage, si dovette decidere la guerra a Firenze, divampata poi a Montaperti il 4 settembre 1260.

Dopo, anziché il trionfo, c’erano stati anni difficili per i Tolomei. Protagonisti ghibellini fino ad allora, furono presto accusati dell’orrendo crimine di “guelfismo” per aver tentato di patteggiare con il Papato la revoca della scomunica piovuta nel 1262 su Siena dai cieli di Urbano IV, si direbbe, per la colpa di essere dalla parte dell’imperatore. Ma… c’era da capirli: la scomunica liberava i debitori dall’obbligo di pagare lo scomunicato! Per i mercanti come loro era ovviamente la rovina. Sta di fatto che dovettero scappare fuorusciti nel contado e nel 1267 il loro primitivo palazzo degli inizi del 1200, venne distrutto pietra su pietra. Da quella furia puntigliosa, dispendiosa, con i magistri muratori e i manovagli pagati dal Comune, si salvarono solo i colonnelli, troppo preziosi per essere distrutti con le finestre, che dunque già erano polifore in quel tempo ancestrale. Di quel primitivo Palazzo sappiamo ben poco, ma dovette essere di pari bellezza, annidato com’era nel cuore della Sena Vetus, quando la strata magistra transitava ancora da dietro per l’attuale via dei Termini. E infatti gli ingressi maggiori furono aperti da quella parte. Poi rifatti anche nel nuovo palazzo, ci sono tuttora, arcigne arcate di pietra, appena ingentilite da capitelli con facce scolpite (3).

Bibliografia:

Balestracci D., Piccinni G., Siena nel Trecento. Assetto urbano e strutture edilizie, Firenze, Edizioni CLUSF, 1977

Niccolò di Giovanni Ventura, La sconfitta di Montaperti, codice miniato, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. A.IV.5, Siena, 1444

Gabbrielli F., Siena medievale. L’architettura civile, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Siena, Protagon Editori, 2010

 Note:

(1) Balestracci D., Piccinni G.,Siena nel Trecento. Assetto urbano e strutture edilizie, Firenze, Edizioni CLUSF, 1977

(2) Niccolò di Giovanni Ventura, La sconfitta di Montaperti, codice miniato, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. A.IV.5, Siena, 1444

(3) Per tutti i rilievi architettonici, Gabbrielli F., Siena Medievale. L’architettura civile, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Siena, Protagon Editori, 2010. Foto Palazzo Tolomei di Andrea Sbardellati, p. 112

Autore scheda: Contrada Priora della Civetta, Carlo Agricoli

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento