Il Chiostro di San Cristoforo

Luogo: Via del Moro, 4 – Siena

Contrada: Contrada Priora della Civetta

Data/periodo: Costruito nel 1091

Descrizione: Ci sono luoghi sulla Terra da cui il respiro delle antiche genti che ci vissero traspira possente, dove la loro essenza sembra essersi trasfusa dalle spire del tempo, e aspetta il visitatore, e ne avverte i suoi passi, specialmente se silenziosi, e subito instaura un colloquio che diventa presto per lui sconvolgente.

A Siena ce ne sono diversi, ma forse quello dove questo misterioso afflato più si fa anima e corpo dentro ai mattoni, pervade le pietre, spunta fuori dai timidi germogli di pianticelle che fra le fessure di antichissimi muri si alimentano ancora di sconosciute linfe umane, è questo cortiletto acquattato sotto la chiesa che fu dei Tolomei, famiglia di mercanti, guerrieri, beati e santi.

Già nel 1091 era al centro di un piccolo cuore della città, aveva annesso anche un cimitero e uno spedaluccio, indispensabili per una minima, orgogliosa autosufficienza, sempre utile nelle turbolenze cittadine, quando ci voleva poco a trovarsi accerchiati e vivacemente contrastati. Qualche decennio dopo fu racchiuso a sud dai casamenti degli Ugurgieri e poi degli Angiolieri e a est da un tratto delle muraglie castellane che Teofilo Gallaccini classificò come la quarta cerchia (1).

Ma fu agli albori del primo secolo d’oro senese, il 1200, che quella corona di colonne divenne anche il cuore reale e simbolico del nascente libero comune medievale cominciando a ospitare il Consiglio della Repubblica Senese. E fu lì che nel 1260 scoccò una drammatica ora della storia cittadina, calcificata per sempre dentro a quei muri, dove risuonano tuttora le voci accorate di uomini al bivio di un fatidico crocevia del destino, una svolta fra il bene e il male, addirittura, con le soldataglie guelfe fiorentine accampate minacciose per un davvero misterioso accidente del caso, giustappunto fra i due torrenti dagli epici nomi di Biena e Malena, nella piana di Montaperti.

Giunsero gli ambasciatori della discordiosa Fiorenza e dissero volere che le mura di Siena fussero sfasciate in più luoghi e che voliamo mettare in ogni Terzo una Signoria e che di ciò voliamo la risposta et in quanto non vi paia, aspettate grandissime crudeltà.

Nel Chiostro si riunirono sgomenti i Ventiquattro governanti, videro che guerra doveva essere per tentare di scampare la distruzione, ma ci volevano soldi per i mercenari di Giordano d’Anglano, vicario del re Manfredi al quale si era chiesto aiuto, anche se c’era voluto l’interpetro perché era Tedesco. Ma i 118.000 fiorini necessari, li quali cercando non si trovavano. E allora Salimbene Salimbeni, banchiere fondatore del primo virgulto del futuro Monte dei Paschi, disse che la predetta quantità la provedarò io. Andò a casa, cinquanta metri oltre sulla Francigena, aprì i forzieri e tornò con quella carriola piena di fiorini, per sempre immortalata dalla storia.

Stille ghibelline, echi di voci umane, linfe di cuori coraggiosi grondano da quei muri fin da quella sera, essenza vitale di un popolo che, a dispetto dei suoi successivi governi guelfi, sempre è stato e sempre rimarrà, ghibellino. Fino a rinverdire oggi quei suoi sempiterni ardori sul campo del Rastrello nelle battaglie calcistiche con i gigliati, fin qui calati dalle lande della tuttora discordiosa Fiorenza.

Il Chiostro è anima e cuore della Contrada Priora della Civetta. Lì si svolgono cerimonie, consessi, eventi. Dalle benedizioni del Cavallo prima del Palio a mostre e momenti culturali, dalle “cene del tegamino” dove ognuno rinnova una non vecchissima tradizione di fraterna povertà, portando da casa sua il “tegamino” dei viveri da spartire con chi ne avesse di meno, fino al rito consumato nella notte magica della Vittoria sul Campo del 16 agosto 2009, il consesso segreto con le consorelle per onorare a suon di fiorini novelli i patti segreti, e ovviamente del tutto vietati, e che ovviamente tutti stipulano, per “oliare” al meglio la strada verso il proprio trionfo.

E ci sono civettini così fortunati da affondare in questa autentica perla duecentesca le proprie radici, essendoci abitati e qualcuno nato, così suggendo insieme al latte materno, l’ancor più sapido latte dell’ancestrale mamma Siena, qui sedimentato nei suoi più giovanili secoli, e dal 1500 in avanti quello della mamma Civetta.

Famiglie per molti versi storiche nella Contrada, a volta capostipiti di generazioni. Dal 1920 al 1946 Angelo Lorenzetti e Pia Gatti, genitori di Mauro e di Alberto che qui nacque, Alessandro Traballesi e Mammola Pallini dal 1920 al 1937, la famiglia di Remo Buccianti qui nato nel 1941 e poi tornatovi dal 1946 al 1960, la famiglia Benvenuti dal 1972 al 1999, Lydia Gori, ospite del parroco di San Cristoforo nei suoi ultimi anni dal 2007 fino alla scomparsa da centenaria nel 2009.

Bibliografia:

Bellarmati M., Il primo libro delle Istorie Sanesi, Siena, Onorato Porri, 1844. Vi si riporta La sconfitta di Montaperto tratta dalle cronache raccolte da Domenico Aldobrandini. Le stesse cronache anche in Rerum Italicarum Scriptores

Fiorini A., San Cristoforo, in …è tutto vero, Contrada Priora della Civetta, Numero Unico per la Vittoria del 16 agosto 2009

Note: (1) Gallaccini T., Informazioni dell’antichità di Siena, Siena, 1600 ca. Il testo è anche riportato da Gigli G., Diario Sanese. Parte II, Lucca, 1723 (postumo), Siena, Tipografia dell’Ancora, 1854, ristampa anastatica in Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1974. Sulla base di queste un ignoto disegnatore tracciò la Pianta degli otto circuiti di muraglie castellane, pietra miliare poi tenuta a base da tutti gli studiosi per la ricostruzione delle cinte murarie senesi succedutesi da prima dell’anno 1000 fino agli ultimi tratti terminati attorno al 1470.

Autore scheda: Contrada Priora della Civetta, Carlo Agricoli

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