L’Oliveta di San Marco

Luogo: Via San Marco, 86 – Siena

Contrada: Contrada della Chiocciola

Data/periodo: Un tempo orto murato ed inaccessibile del monastero di Santa Marta, poi (con la soppressione napoleonica) area verde dell’orfanatrofio di San Marco fino alla vendita, intorno agli anni Venti, a privati che poi lo hanno ceduto alla Contrada nel 2002

Descrizione: L’Oliveta è un’area verde interna alle mura di Siena, delimitata a valle dalla via del Nuovo Asilo, a monte dal muraglione di via Ettore Bastianini e dagli orti delle abitazioni di via San Marco e della Diana; verso sud dal grande complesso del Santa Marta.

Pochi conoscono l’origine della denominazione “Oliveta”: se chiedete ad un Chiocciolino difficilmente saprà rispondere. Fu quando la Contrada iniziò le trattative per l’acquisto dell’area verde (intorno al 2002) che l’allora priore della Contrada Duccio Nello Peccianti e un economo storico della contrada Angiolino Pianigiani, in occasione di un sopralluogo congiunto nell’allora desolato immobile, gli assegnarono questo nomignolo. Sono quindi loro da considerarsi i pionieri assoluti dell’appellativo “Oliveta” e semplicemente perché gli olivi (per la verità non molti) erano l’unica testimonianza dell’antico orto del monastero di Santa Marta, sopravvissuti a un abbandono decennale che aveva trasformato quel giardino in un dedalo inestricabile di rovi e cespugli. La storia dell’area verde è infatti intimamente connessa a quella dell’edificio di cui in origine era parte integrante e ne ha seguito le alterne fortune.

Nel 1811 il convento agostiniano era divenuto una “casa di forza” per dementi, ovvero una sorta di prigione-manicomio. Nel 1820 l’edificio divenne “ospizio degli orfani” e l’oliveta si  trasformò nell’orto dell’Orfanotrofio San Marco, mantenendo inalterati forma ed aspetto. Verso la fine dell’Ottocento il bene dovette essere stato alienato dall’edificio e acquisito da privati. La funzione ortiva però fu mantenuta. Nel primo Novecento venne costruita via delle Scuole, con il suo poderoso muro di contenimento in mattoni e volte: questo modificò lo stato plurisecolare dell’oliveta. Dal dopoguerra l’area verde perse il suo contatto funzionale con il Santa Marta ed il collegamento pedonale con la via San Marco.

Quell’area rimarrà ancora per alcuni decenni un orto che, a partire dal 1972, venne curato da Carletto Ricci. Sarà lui a venderlo alla Contrada della Chiocciola nel gennaio del 2002. Nel corso dell’anno 2005 la Contrada ha iniziato alcuni lavori funzionali al recupero del giardino che risultava in un desolante stato di abbandono. Nel 2008 il Comune intraprese e terminò lavori di ripristino dell’antico percorso che consente l’accesso all’Oliveta da via San Marco.

Oggi è la Contrada stessa, attraverso le preziose mani dei Chiocciolini, a prendersi cura dell’oliveta, tanto da renderla una delle poche oasi di biodiversità all’interno della cinta muraria. Ogni anno, alla fine di maggio, l’oliveta diventa palcoscenico di una serie di serate con cene e musica con le quali il popolo della Contrada della Chiocciola festeggia l’arrivo dell’estate. Un insieme di altre attività organizzate dalla Società San Marco e dalla Contrada fanno di questo spazio un perfetto luogo di ritrovo estivo per tutti i Chiocciolini. Nei giorni del Palio, sporgendosi dal muro che da via Ettore Bastianini (via delle Scuole) si affaccia sulla valle può capitare di vedere passeggiare nel prato, il cavallo andato in sorte alla Chiocciola.

Autore scheda: Contrada della Chiocciola, Marco Grandi e Pier Giorgio Laghi

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