La leggenda della Diana

Luogo: Via della Diana – Siena

Contrada: Contrada della Chiocciola

Descrizione: Siena, sorta lontano da sorgenti idriche, ha sempre dovuto inventarsi modi per approvvigionarsi di acqua. Fin dalla metà del 1200, i Senesi avevano capito che il sottosuolo cittadino, costituito da rocce di arenaria, era in grado di intrappolare grandi quantitativi di acqua. Per questo furono costruiti imponenti cunicoli sotterranei, i cosiddetti bottini, che nel tempo hanno originato un acquedotto attraverso il quale è stato possibile far arrivare l’acqua prima alle principali fonti della città, successivamente alle case.

Ma il rapporto difficile tra Siena e l’acqua, oltre a questa straordinaria opera idraulica, generò anche un mito come quello della “Diana”, fiume sotterraneo a lungamente e vanamente cercato come ricorda anche Dante Alighieri, nella Divina Commedia. È la voce malevola dei Fiorentini contro i Senesi che il poeta inserisce nell’invettiva di Sapia contro i propri concittadini. Nel XIII canto del Purgatorio (151-154 ss.) Sapia, nobildonna senese, afferma: “Tu li vedrai tra quella gente vana / che spera in Talamone, e perderagli / più di speranza ch’a trovar la Diana; / ma più vi perderanno li ammiragli”.

Secondo alcuni autori Dante sembra accomunare le ricerche della Diana all’acquisto del castello di Talamone avvenuto nel 1303 sottolineando come i senesi mal riponessero le loro speranze e i loro denari nell’acquisto di uno sbocco al mare, così come avrebbero fatto nella ricerca della Diana.

Altre fonti pensano che la citazione dantesca possa sì riferirsi all’ipotetico fiume, ma possa assumere anche il significato “ch’egliono cercono di trovare Diana, cioè la Dea delle fonti, che da’ poeti è così chiamata, poiché cercano l’acqua da tante parti”.

Quale che sia l’origine del nome, sembra comunque certo che le ricerche iniziarono nel 1176 quando i frati del Carmine scoprirono una vena d’acqua e costruirono un pozzo che reca appunto il nome di “pozzo Diana”. Tali ricerche furono particolarmente intense nella parte interna della città medievale e furono a più riprese incoraggiate da delibere comunali e compiute a spese del Comune stesso.

Ma gli sforzi furono completamente vani: del mitico fiume non è mai stata trovata traccia. Piano piano la ricerca della Diana svanisce, ma non il suo ricordo e il suo mito. Non è un caso che proprio in quella zona dove più intense furono le ricerche, venne dedicata al fiume del mistero una via, al cui inizio fu collocata una lapide che riporta le famose parole di Dante.

Molto forte è la tradizione orale a supporto di questa leggenda: i nonni da generazioni, tramandano la storia del suono dello scorrere dell’acqua, tipico di un fiume, soprattutto di notte quando silenzio e buio, si prestano a fare da eco a certi rumori. Inoltre, e questo invece è un dato incontrovertibile, le pareti delle cantine o dei garage della zona tra Pian dei Mantellini e Porta San Marco trasudano di un’insolita, abbondante umidità.

Quella della Diana è e rimarrà una leggenda che si intreccia con la storia e con la realtà, un segreto che rimarrà per sempre custodito nel sottosuolo e nel cuore dei senesi.

Bibliografia:

Barbagli-Petrucci F., Le fonti di Siena e i loro acquedotti, Firenze 1906

Gigli G., Diario Sanese, Siena 1722, II 28.Tommasi G., Dell’historie di Siena, I, Venezia 1625, 53 ss., 169 ss.

Mazzi C., Documenti senesi intorno a persone o ad avvenimenti ricordati da D.A., in “Giorn. d.”, 1894, 31-32

Piccolomini G., Siena illustre per antichità celebrata, manoscritto della Biblioteca Comunale di Siena, C. II 23, f. 5, B

Fonti:

Enciclopedia Treccani online (http://www.treccani.it)

Autore scheda: Contrada della Chiocciola

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