I vitigni storici di San Girolamo

Luogo: Via San Girolamo, 8 – Istituto San Girolamo – Siena

Contrada: Contrada di Valdimontone

Data/periodo: Il convento di San Girolamo venne fondato nel 1354. Nel 1428 iniziò la costruzione della chiesa attuale. Nel 1469 e nel 1481 vennero realizzati i due chiostri, mentre è del 1532 l’ampliamento del convento. Occupato e devastato dalle truppe spagnole tra il 1552 e il 1555, tornò all’ ordine dei Gesuati, soppresso nel 1668. Dopo l’assegnazione ad altre istituzioni dedite all’assistenza alle donne, nel 1855 Leopoldo II di Toscana cedette l’immobile alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Oggi l’Istituto è sede della Congregazione delle Figlie della Carità

Descrizione: L’orto conventuale si estende fino alla Valle di Porta Giustizia (Orto de’ Pecci) ed è stata una delle mete del Progetto Senarum Vinea, una ricerca interdisciplinare sulla storia del paesaggio vitato di Siena che ha coinvolto archeologi, storici, storici dell’arte, agronomi, biologi molecolari e ingegneri dell’informazione.

La scelta della città come campo di ricerca di antichi vitigni si fonda sulla persistenza di spazi verdi coltivati all’interno delle mura e di coltivazioni promiscue di orti e vigneti nell’immediato suburbio che, ancora tra Ottocento e Novecento, mostravano significativi elementi di continuità con l’età medievale. La persistenza di toponimi legati al nome “vigna” in un raggio di circa 4 km dal centro città evidenzia una ristretta fascia anulare prossima alle mura urbane, utilizzata in passato per le colture specializzate tra cui la vite.

Nel Catasto Leopoldino il toponimo Vigna si concentra in particolare nel tratto che dall’altura della Certosa di Maggiano digrada verso l’attuale Cassia (S.S. 2) e il Borro della Val di Montone per risalire verso la strada esterna dei Tufi e segnala una vasta area di colture vitate.

Se fino agli inizi del Novecento l’estensione delle aree verdi all’interno del circuito murario e nelle prossimità era considerevole, a partire dalla metà del XX secolo si assiste a un crescente allargamento dei caratteri urbani dentro la campagna: paradossalmente nel chiuso delle sue mura e nell’immediato suburbio, nonostante la stratificazione storica e il radicale mutamento socio-economico del dopoguerra, siamo ancora in grado di osservare il fenomeno dell’erosione del patrimonio di orti, frutteti e vigneti che hanno caratterizzato l’economia di sussistenza e/o di mercato della città, prelusione alla scomparsa del ricco patrimonio di biodiversità.

Nelle clausure intramuranee dei conventi e degli istituti religiosi, il carattere di hortus conclusus ha favorito la sopravvivenza di vitigni antichi e di forme storiche di allevamento. Sembra prevalere in questi siti una cura “vivaistica” del vigneto – segno del lavoro di selezione operato nel corso dei secoli dai monaci – che si traduce in una prevalenza di vitigni innestati, tendenzialmente vocati alla produzione di vini dolci e liquorosi. Una pianta di Siena di anonimo degli inizi dell’Ottocento reca il posizionamento dei vigneti pertinenti ai conventi: la vigna del Carmine, la vigna di San Domenico, la vigna di San Francesco e la vigna dei Servi, insistente sulla Valle di Porta Giustizia.

Nei terreni terrazzati dell’Istituto di San Girolamo con colture di viti e olivi, sono stati identificati tre vitigni a rischio di estinzione: un’uva da colore e un altro vitigno ancora da identificare allevati a pergola e a spalliera e un Occhio di Pernice sostenuto a palo secco.

Bibliografia:

Ciacci A., Giannace M., Il progetto Senarum Vinea e il paesaggio storico della vite nella città di Siena: metodo, risultati, prospettive di ricerca, in A. Ciacci, M. Giannace ( a cura di), Senarum Vinea. Il paesaggio urbano di Siena. Forme di recupero e valorizzazione dei vitigni storici, Siena, Nuova Immagine editrice, 2012, pp. 33-90

Pianigiani B., Archeologia dell’architettura in Castel Montone: la chiesa dei Servi di Maria a Siena, tesi di laurea, aa. 2006-2007, relatore prof. Roberto Parenti, p. 5 sgg

Vignani R., Scali M.,Bigliazzi J., Paolucci E., Cresti M., Zorzi V., Fenotipo e genotipo: metodologie applicative per la riscoperta degli antichi vitigni di Siena, in A. Ciacci, M. Giannace ( a cura di), Senarum Vinea. Il paesaggio urbano di Siena. Forme di recupero e valorizzazione dei vitigni storici, Siena, Nuova Immagine editrice, 2012, pp. 179-188

Zorzi V., Il campo di conservazione dei vitigni nell’Orto de’ Pecci (valle di Porta Giustizia) a Siena, in A. Ciacci, M. Giannace ( a cura di), Senarum Vinea. Il paesaggio urbano di Siena. Forme di recupero e valorizzazione dei vitigni storici, Siena, Nuova Immagine editrice, 2012, pp.189-194

 Note: I vitigni dell’Istituto di San Girolamo, insieme agli altri raccolti durante le fasi di ricerca, sono stati propagati e le barbatelle piantate, insieme alle altre accessioni recuperate nel corso del progetto Senarum Vinea, nel campo di conservazione creato all’Orto de’ Pecci e nella Banca del Germoplasma dei vitigni autoctoni di Siena che ha sede presso l’Istituto Agrario “B. Ricasoli” di Siena. In particolare la scelta dell’Orto de’ Pecci come uno dei luoghi del reimpianto dei vitigni, è dovuta alla presenza di una vigna appartenente al convento di Santa Maria dei Servi testimoniata da una carta di inizi Ottocento, dalla persistenza di vigneti nota dalle fonti documentarie e dal fatto che i sedimenti provenienti dalla collina del Montone e da quella la cui sommità era occupata dall’ex Ospedale Achille Sclavo, si sono mescolati con quelli vegetali creando un terreno fertile e idoneo all’agricoltura. Colture di viti e olivi sono inoltre estese lungo le coste meno accidentate della collina attraverso l’approntamento di superfici terrazzate.

Video:

Il video “I vitigni di San Girolamo” illustra i vitigni storici reimpiantati nel vigneto sperimentale della biodiversità viticola senese all’Orto de’ Pecci

Autore scheda: Contrada di Valdimontone, Andrea Ciacci

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