Il bosco nel Chianti

Luogo: Chianti

Comune: Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Denominazione: Quercete

Data/periodo: Secondo studi palinologici le foreste di latifoglie risalgono all’Eemiano, cioè all’ultimo periodo interglaciale (130.000–110.000 anni fa)

Descrizione: La copertura forestale delle Toscana è costituita principalmente da boschi di faggi, castagni, querce, lecci, di diverse tipologie, che nel loro insieme costituiscono un importante patrimonio naturale, ecologico e paesaggistico. I boschi di latifoglie decidue rappresentano la quasi totalità della vegetazione naturale e, a seconda del tipo di suolo, del clima e dell’attività antropica, si differenziano in varie tipologie arboree, alcune predominanti.

Il Chianti senese è suddiviso, dal punto di vista della geomorfologia, in due parti: a nord-est troviamo i rilievi montani, che raggiungono quote intorno a mt 800 s.l.m. e sono formati interamente dal Macigno, mentre a sud-ovest predominano i rilievi collinari, costituiti dall’alberese, che degradano a quote più basse. Sui primi, caratterizzati da un suolo più acido e da un’umidità maggiore, il bosco diviene a predominanza di cerro e castagno (quest’ultimo trova il suo habitat naturale sopra i 500 mt, lungo la dorsale dei Monti del Chianti da Badia a Coltibuono a Cavriglia).

A sud-ovest, i suoli formatasi sull’alberese hanno caratteristiche più calcaree. Qui la specie boschiva predominante è la roverella, conosciuta come quercia, che convive con il leccio e l’orniello. In generale i boschi di roverella sono distribuiti lungo la fascia collinare sui suoli calcarei poco profondi insieme ad altre specie quali il caprifoglio etrusco, la rosa sempreverde e il caprifoglio mediterraneo. Dove il bosco si dirada, diviene predominante il ginepro e lo strato erbaceo.

Nella zona di Meleto e Castagnoli troviamo il querceto con rare zone di castagneti da frutto. La zona circostante il castello di Brolio è invece caratterizzata da boschi e vigneti. Qui i querceti coltivati a ceduo sono costituiti da cerro e roverella, con presenze introdotte di conifere quali cipresso, pino domestico e pino nero. Nei boschi, soprattutto quelli a roverella, sotto alberi talora maestosi (alcuni raggiungono anche i 20 mt di altezza), gli appassionati “fungaiòli” possono trovare molti funghi commestibili, tra cui il porcino nero. Tra gli abitatori dei boschi di querce troviamo la ghiandaia, che mangia e sotterra le ghiande contribuendo alla diffusione delle specie arboree, il picchio muratore, il tordo bottaccio, la cinciarella e abbondanti popolazioni di cinghiali e caprioli.

Oltre al valore naturalistico che il bosco a querceto rappresenta, è molto importante anche il suo valore storico, determinato dalla presenza di numerose comunità umane che, sin dalla preistoria, si sono insediate nelle aree boschive della zona, sia per sfuggire alla malaria endemica nelle aree pianeggianti, sia per sfruttare le importanti risorse del bosco. Le aree boscate governate principalmente a ceduo, infatti, non rappresentavano solo il principale terreno di pascolo per ovini e suini, ma fornivano anche legna da ardere, che veniva impiegata sia nelle fornaci destinate alla cottura del mattone o della calce, sia in quelle produttrici di carbone e carbonella.

Il mantenimento del bosco era dunque fondamentale. Era effettuato mediante tagli intercalari (cioè con ripulitura delle piante meno pregiate), che si compivano durante l’intervallo di tempo che intercorreva tra un taglio ceduo e l’altro (che era di 12–16 anni). Attualmente il turno del ceduo è stato portato a 20–30 anni, soprattutto per ragioni economiche. Questa variazione ha comportato un miglioramento nella naturalità dei boschi, dei quali sono tornati ad appropriarsi i cinghiali e (solo in alcune aree) i maiali di cinta senese, ancora allevati allo stato brado.

Bibliografia:

De Dominicis V., La vegetazione, in Giusti F. (a cura di), La storia naturale della Toscana meridionale, Siena, edizione riservata Monte dei Paschi di Siena, 1993, pp. 290-300

Dipartimento di Scienze Ambientali G. Sarfatti, Le aree di pregio naturalistico del territorio senese, in Bargagli R., Favilli L., (a cura di), Biodiversità del territorio senese: collezioni didattica ricerca, Regione Toscana, Università degli Studi di Siena, 2010, pp. 5-13

Piazzini S. La fauna, in De Dominicis F., Landi M., Saveri C. (a cura di), L’ambiente naturale del fosso La Bolza Riserva Naturale Statale Biogenetica di Tocchi sito di importanza comunitaria “Alta Valle del Merse”, Siena, Il Leccio, 2006, pp.33-45

Testi A., Alberi d’Italia, Prato, Giunti, 2009

Documenti:

Monti-del-Chianti

Quadro conoscitivo Chianti

Vegetazione-Chianti

Note: La Regione Toscana, insieme alla Provincia di Siena, ha istituito 19 siti di interesse regionale (SIR) con L.R. n. 56 del 6 aprile 2000, oltre a 14 Riserve Naturali. L’area di Gaiole in Chianti è compresa nel SIR 88 Monti del Chianti. Il Piano Paesaggistico della Toscana è lo strumento di controllo che la Regione, insieme al MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), ha redatto per la tutela del paesaggio e che ha il suo riferimento normativo nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004). Per la sua attuazione il territorio regionale è stato suddiviso in 38 Ambiti descritti nel Quadro conoscitivo Sez. 4 del Piano paesaggistico – Beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs. 42/2004. Lo studio fisionomico dell’area Chianti è stato realizzato dal Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Siena (Proff. S. Casini e V. De Dominicis) con stesura di una cartografia dettagliata dell’intera area del Chianti, suddivisa in 4 tavole a scala 1:25000.

Autore scheda: Serena Castignoni

 

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