Il lavoro nei campi delle Crete
Luogo: Crete Senesi
Comune: Buonconvento
Data/periodo: E’ con la rivoluzione neolitica, come è ben noto, che, intorno al X millennio a.C., nella Mezzaluna fertile le prime società umane passano da un’economia di sussistenza di caccia e raccolta all’addomesticazione degli animali e alla coltivazione, con forti implicazioni tecnologiche, sociali, culturali, economiche e politiche. Se è complesso affermare quando sia nata l’agricoltura nelle Crete Senesi è noto che l’appoderamento mezzadrile inizia a svilupparsi dal Duecento in poi
Descrizione: “Dopo l’aratura, tra ottobre e novembre, si effettuava l’erpicatura, cioè si continuava a lavorare il terreno sminuzzando le grosse zolle rovesciate dall’aratro con l’erpice, uno strumento anch’esso a trazione animale. […]
La semina iniziava verso la fine di ottobre, quando il terreno era abbastanza umido per le piogge. […] Alla semina partecipavano tutti i membri della famiglia: oltre al capoccia, era impegnato anche il bifolco, che aveva il compito di passare il sementino trainato dai buoi”. Questa descrizione, che accompagna il visitatore nella visita al Museo della Mezzadria senese di Buonconvento, rende bene l’idea di come il lavoro dei campi determinasse gli spazi e i tempi della vita dei mezzadri, nonché i ruoli e le pratiche quotidiane.
Seguendo una delle relazioni di ricerca per la creazione del Museo, si legge che caratterizzava la mezzadria “la coltura promiscua con la classica consociazione tra colture arbustive (vite, olivo) e cerealicole (grano, orzo, avena, ecc.)” (Grilli, p. 3) che dominava il paesaggio agrario, essendo funzionale sia all’autosufficienza dei coloni, sia allo sfruttamento dei campi durante tutto l’anno, evidentemente utile al proprietario terriero; fra le colture, rispetto al foraggio (erba medica e bolognino) era prevalente la produzione di cereali, fra cui il grano, essendo il pane l’alimento principale della dieta del mezzadro, l’avena e la segale per l’alimentazione degli animali.
Nel Museo è possibile inoltre osservare il calendario mezzadrile, in cui il ciclo stagionale si intreccia perfettamente con il ciclo del grano, del granturco, della vite e con il ciclo della vita dei mezzadri, insieme alle tecnologie e agli animali disponibili: per il grano, ad esempio, l’aratura avveniva solitamente fra agosto e settembre, e, nel caso in cui si usi il coltro per l’aratura in profondità, solitamente il bifolco guida il coltro, mentre una donna e un ragazzo tengono i buoi nel solco. L’erpicatura è svolta dal bifolco fra ottobre e novembre e subito dopo la semina (a mano, “a spaglio” o “a volata” fino agli Venti e con la seminatrice trainata dai buoi in seguito) occupa invece tutta la famiglia con compiti diversi. Coinvolgono l’intera famiglia (oltre a parenti, vicini o salariati) anche la mietitura (con la falce e poi con la falciatrice meccanica), la carratura (trasporto delle manne sull’aia e costruzione della mucchia, attività femminile) e la trebbiatura (prima degli anni ’30 del Novecento eseguita “per calpestio di cavalli o buoi, a banco, oppure col correggiato” (Grilli, p. 26), fra metà giugno e metà luglio. Se invece alla vendemmia partecipa tutta la famiglia, compresi i bambini, potatura delle viti (fra febbraio e marzo), zolfatura e ramatura (più volte da aprile ad agosto) sono di esclusiva competenza degli uomini, la raccolta dei viticci della potatura attività esclusivamente femminili, mentre la sarchiatura delle prode, la vangatura dei filari e la pulitura delle viti vengono svolte solitamente da uomini e donne in coppia.
A proposito del lavoro nei campi, non è possibile non citare Dina Mugnaini, che ci dà un ritratto vivo e complesso delle varie attività nei campi: “la mattina alle tre, le tre e mezzo, appena giorno, e via fòri. E via s’andava a fa tutti i lavori nei campi, quelli che ci voleva i’ fresco. Perché se c’era gente da rimette i’ fieno, c’era da fa la barca, presempio, c’era da farcià i fieni ecco, allora un c’era le farciatrici, a que’ tempi che ero ragazzetta io, e allora facean tutto la mattina pe i’ fresco. Poi durante i’ giorno, quando inviava a èsse l’ore più carde, via via o si zappava i’ granturco, e quello un li facea nulla, oppure s’andava a allaccià le viti, oppure a ramare: si differenziava i lavori.
Di verno, presempio. O pioveva. Allora di verno quando pioveva, secondo di che tempi s’èramo, di sementa, presempio, si stava n’i’ campo fin quando un pioveva addosso… poi da’ primi d’ottobre fino a i’ venti d’ottobre è un buono pella vendemmia. Poi, da è primi di dicembre a tutto dicembre anche verso i’ dieci di gennaio, un mese e quaranta giorni, era bono per la raccolta dell’ulive, s’èramo tutti insieme: c’èramo tutti insieme: c’èra l’òmini che le coglievano, le donne le raccattavano” (Mugnaini p. 70).
Per concludere, è necessario ricordare il lavoro e la cura dell’orto, posto solitamente accanto alla casa e grazie al quale la famiglia colonica aveva a disposizione vari tipi di ortaggi; inoltre, fino agli anni ’50 la coltivazione del gelso per l’allevamento domestico dei bachi da seta e la coltivazione della canapa e del lino, solitamente sulle rive dell’Arbia, dell’Ombrone e dei torrenti e che servono per “impannarsi”; da queste, infatti, si ricava il filato per realizzare i tessuti per i principali capi di abbigliamento e soprattutto per la biancheria” (Grilli p. 5). Infine, ricordiamo la coltivazione dello zafferano utilizzato come tintura e, dagli anni ’20, la presenza di alcune colture industriali: la barbabietola da zucchero e il tabacco.
Bibliografia:
Civitelli G., Pellegrini B., Quando s’era contadini…, Sovicille, Circolo Culturale Amici di Buonconvento e Associazione Crete Senesi, I Mori, 1997
Di Piazza, V., Mugnaini D., Io so’ nata a santa lucia. Il racconto autobiografico di una donna toscana tra mondo contadino e società d’oggi, Castelfiorentino, Società Storica della Val d’Elsa, 1988
De Simonis P., Guerrini S., in AAVV., Cultura contadina in Toscana. Il lavoro dell’uomo, Volume Primo, Firenze, Bonechi, 1983
Fonti:
Becucci S., Meoni M. L., Molteni G., schede di approfondimento all’interno del Museo della Mezzadria senese di Buonconvento
Grilli S., Il lavoro dei campi, Relazione di ricerca n. 15 per la realizzazione di studi e ricerche relativi ai contenuti del Museo Etnografico della Civiltà contadina di Buonconvento, coordinatore Solinas P. G., Università degli Studi di Siena e Amministrazione Provinciale di Siena, 1996
Autore scheda: Fabio Carnelli
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