Le porte di Radicondoli

Luogo: Radicondoli

Comune: Radicondoli

Data/periodo: 1200

Descrizione: È in uso ormai da diverso tempo fare dei calendari che raffigurano le porte di antichi borghi medievali. Anche in Toscana è possibile acquistarne, espressione di un paesaggio che si forma sulla differenzialità, l’asimmetria e l’eterogeneità del soggetto inquadrato. Si tratta di un’estetica del dettaglio, incorniciato e presentato come tassello di un mosaico ben più ampio, che è il paesaggio toscano nella sua interezza, e che non si riduce né agli aspetti incontaminati della natura, né ai processi di antropizzazione che hanno modellato l’immagine della Toscana conosciuta nel mondo. È, piuttosto, la messa in scena di una soggettività interiore, un dettaglio suggestivo e al tempo stesso emotivo, emozionale.

Le porte, espressione simbolica della separazione tra il dentro il fuori, rituale di attraversamento (o d’ingresso, come ha scritto l’antropologo Arnold Van Gennep) che segna il passaggio dal turista all’ospite, presentate come elemento estetico ci raccontano storie, tecniche, epoche, ricchezze, povertà, stili di vita. Porte abbandonate quasi interamente ricoperte di ragnatele, altre di legno antico e duro, brunite dal tempo, incorniciate spesso dentro archi a tutto sesto, sembrano davvero segnare uno spazio rituale, sacro, tra il dentro e il fuori, tra ciò che ci è consentito vedere e ciò che, giustamente, è celato allo sguardo forestiero, riservato all’intimità culturale della famiglia.

Tessa Matteini e Michael Jacob userebbero forse, per queste porte sospese in una atemporalità sublime, l’espressione di “paesaggi del tempo”, perché confondono lo sguardo, tra il Medioevo delle mura, l’imponenza delle cornici e, talvolta, la modernità dell’uscio, ingresso moderno che si è guadagnato un suo posto nella storia e nella vita quotidiana, pronto a celare all’occhio indiscreto del fotografo quello che non deve essere mostrato. Il piccolo “calendario fotografico” delle porte di Radicondoli, che qui riportiamo, si inserisce bene in questa temporalità che racconta e suggerisce, che emoziona il passante, sia di fronte alla porta sbarrata sia d’innanzi a quella semichiusa che, quasi per gioco o per una distrazione non voluta, lascia intravedere qualcosa, uscire suoni, odori.

Bibliografia:

Matteini T., Paesaggi del tempo. Documenti archeologici e rovine artificiali nel disegno di giardini e paesaggi, Firenze, Alinea 2009

Jakob M., Paesaggio e tempo, Roma, Meltemi 2009

Van Gennep A., I riti di passaggio, Torino, Bollati Boringhieri 1991 (ed. or. 1909)

Autore scheda: Pietro Meloni