Prospettive verticali a Radicondoli: i racconti di Walter Benjamin

Luogo: Radicondoli

Comune: Radicondoli

Data/periodo: 1900

Descrizione: Walter Benjamin, uno dei maggiori filosofi del Novecento, ha raccolto le impressioni di diverse città dove ha soggiornato per motivi di lavoro o di piacere. Un racconto particolarmente suggestivo descrive il mercato di Weimar visto dal balcone dell’albergo dove stava alloggiando:

Nelle piccole città tedesche stanze senza davanzali sono impensabili. Tuttavia, raramente mi è capitato di vederne di così imponenti come nella piazza del mercato di Weimar, all’ “Elefante”: qui esse facevano della camera un vero e proprio palco di teatro, da cui mi affacciai su di un balletto quale nemmeno le scene di Neuscwanstein e di Herrenchiemsee poterono offrire a Ludovico II. Era infatti un balletto mattutino. Verso le sei e mezza l’orchestra cominciò a prepararsi: bassi in forma di banconi, violini in forma di ombrosi ombrelloni, flauti di fiori e timpani di frutta. La scena era ancora quasi sgombra: solo venditrici, nessun avventore. Mi raddormentai. Verso le nove, quando mi risvegliai, era esplosa la festa […]. Avevano fatto la loro comparsa le monete col loro ticchettio sincopato, e lentamente sfilavano e si incrociavano fanciulle compratrici che, ondeggiando da tutti i lati, moltiplicavano le lusinga delle loro sinuosità. Ma non appena, vestitomi, abbandonai il palco e volli metter piede sulla scena, svanì ogni splendore e ogni freschezza. Compresi allora che tutti i doni del mattino sono come il primo raggio di sole: si colgono solo dall’alto (Benjamin 2007:75)

Quello di Benjamin è un problema di prospettive, di scelte con le quali guardare il mondo. Lui, adottando lo sguardo dall’alto, ha privilegiato l’occhio distaccato e onniscente, che coglie l’insieme dei gesti e dei movimenti, che sa riconoscere il senso dentro il caos dei movimenti. Una comprensione che si perde nel momento stesso in cui si avvicina troppo il naso all’opera d’arte: allora tutto appare confuso, sfumato, privo di senso.
Possiamo provare a guardare il mondo con un’altra prospettiva, quella che parte dal basso.
Le città (o i piccoli paesi ovviamente), infatti, si offrono allo sguardo del visitatore attraverso diverse inquadrature, ed ognuna di esse devìa il percorso di senso che fino a quel momento stavamo seguendo, così, convinti di aver trovato la nostra strada improvvisamente ci smarriamo, affascinati dal dedalo di nuovi significati che la città riscrive appositamente per i nostri occhi.
A Radicondoli abbiamo provato a seguire questa prospettiva che dal basso porta verso l’alto, rimirando un paese completamente diverso, eppure già presente. Il campanile della chiesa si fa impervio, irriconoscibile, con un cavo elettrico che sembra invitare ad una scalata impossibile. I balconi ci restituiscono lo spettacolo rovesciato di chi ci guarda dall’alto e, mentre dall’alto si ha la sensazione di poter giudicare e dominare tutto, dal basso si nota quanto effimero e delicato è questo pensiero, logoro da secoli di visioni statiche. Gli stessi lampioni cambiano forma, si rovesciano, sembrando ponti che collegano tra loro i palazzi. E così le grondaie, tubi che si inerpicano sulle pareti facendosi spazio tra nugoli di cavi per raggiungere i tetti delle case e raccogliere così l’acqua da riversare nelle strade.
Queste prospettive verticali sono paesaggi improvvisi, che vivono nelle nostre porzioni di sguardo, congelati nell’attimo fotografico. Si trasformano di continuo, con il passare delle ore del giorno e del tempo, con il cambiare delle luci, con il mutare di un semplice gesto, la postura del nostro sguardo.

Bibliografia:  

Benjamin W., Immagini di città, Torino, Einaudi 2007 (ed. or. 1963)

Autore scheda: Pietro Meloni