Racconti sulla figura di Artemio del Pallino, detto Gamba – Sovicille

Luogo: Sovicille

Comune: Sovicille

Denominazione: Gamba e il pesce daprile

Settore di riferimento: Personaggio locale

Data/periodo: 1900. Gli eventi raccontati risalgono ai primi del Novecento, quelli trascritti sono stati raccolti dal Cianferotti

Descrizione: Ogni piccolo paese che si rispetti vanta un suo bagaglio di storie legate alle tradizione orale, trasmesse nelle diverse generazioni e che servono per allietare le serate invernali, magari davanti al fuoco, quando tutta la famiglia si riunisce per stare insieme. Sono i racconti della Veglia, spesso incentrati sulle figure più caratteristiche solitamente in negativo che abitano, o hanno abitato, in paese. Così, a Orgia, sopravvive il ricordo di Artemio del Pallini, detto Gamba, contadino orgino la cui peculiarità è quella di inserirsi in una tradizione che contrappone il padrone, che si ritiene arguto e intelligente, al suo contadino, sempliciotto e un po tonto.

Solitamente, in questi racconti, il contadino si prende delle rivincite sul padrone o su chi è più vicino a lui (il fattore, in questo caso), dimostrato di essere furbo quanto e, forse, più del padrone stesso. Il Cianferotti ci riporta una storia dei primi del Novecento legata a un episodio avvenuto il primo aprile. In quel periodo, Gamba, lavorava presso i conti Piccolomini, dove era fattore un certo Guido, detto Gambafina, che per il primo di aprile aveva deciso di fare un bello scherzo a Gamba. Lidea era quella di mettere dentro una balla di fieno alcuni mattoni, così da farla diventare più pesante di una trentina di chili e poi chiedere a Gamba di portargliela nei campi, così da farlo faticare un po a vuoto, per puro piacere e per il divertimento di tutti che sapevano. Così, infatti, il fattore si rivolse alla fattoressa:

O fattoressa, la stia a senti: io vado giù dalloperai e mando su quel bischero di Gamba, ché voglio fagli un bel pesce. Quando arriva, la gli dia quella balla che ho preparato in granaio: la cho messo dentro cinque o sei mattoni, la saranno una trentina di chili! La gli dica di portalli a me, giù alla vigna del Sani.

Ma Gamba, che in realtà faceva il sempliciotto per riuscire a gabbare meglio gli altri, aveva già preparato il suo pesce daprile. Così, giunto dalla fattoressa, che gli chiedeva se era arrivato per prendere la balla di fieno da portare in vigna, risponde in fretta:

Altro che robba, fattoressa! N’è capitata una nova! C’è nato unimperché!

La fattoressa, preoccupata, chiese a Gamba cosera successo:

O un’è arrivato uno da Siena co un calessino e ha porto i geometri?! Ora, che ddi, chesta gente vole mangia. Ifattore ha detto che è meglio falli mangia un bocconcino laggiù che portalli in fattoria e fa confonde la fattoressa, e così mha detto: Vai Gamba, vai alla fattoria e fatti mettere in un paniere con qualche tovagliolo un pane, magari fresco, un fiasco di vino, una forma di formaggio quello buono di Primo di Calcinari qualche giomella di noci e qualche piccia di fichi secchi. E faccia lesta, fattoressa, lei lo sa meglio di me, che chesta gente, cando arrivano da Siena, hanno sempre una lonza! Mangiano a babbo morto che paiono allupati.

Ovviamente da Siena non era giunto nessuno, ma la solo idea dei geometri, delle persone venute dalla città per fare dei controlli, aveva allertato la fattoressa e il cantiniere, che subito avevano creduto alla storia di Gamba, dandogli tutto quello che aveva chiesto. Gamba, così, invece di caricarsi la balla di fieno appesantita coi mattoni, si era fatto preparare un pranzo che un contadino poteva solo immaginare, e si era andato a sedere vicino al girello dei panni stesi. Mentre tutti aspettavano il suo arrivo per canzonarlo, lui se ne stava seduto beato, a mangiare in barba al fattore che, appena lo scoprì, si rese conto di esser stato preso in giro da uno che riteneva meno intelligente di lui:

O Gambino, maremma cane, tu la un sei un bischero! Il bischero so stato io, la ci so cascato come un pollo! Eh perbacco! Seguita a mangia e non ne parliamo più!

Nel racconto, Gamba, non solo riesce a farsi rispettare dal fattore e da tutte le persone che lo aspettavano in vigna per vederlo arrivare, carico come un mulo, con la balla di fieno piena di mattoni, ma si concede il piacere di un pranzo che di solito è precluso ai contadini. Per quanto nella vita reale fosse difficile, almeno nella tradizione orale il contadino cercava di riscattare la propria condizione di subalternità.

Bibliografia:

Cianferotti L., Vita nella campagna di Siena tra 800 e 900. Memorie di un paese, a cura di M. P. Caneschi Cianferotti, Siena, Protagon 2000