Grotta Lattaia a Cetona

Luogo: Località Biancheto

Comune: Cetona

Data/periodo: Quaternario/Paleolitico medio: 50.000 a.C. circa, Neolitico: 6.000-3.500 a.C. circa, Età del Bronzo, Bronzo medio: 1700-1325 a.C., Età del Bronzo, Bronzo recente 1325-1175 a.C., Età del Bronzo, Bronzo finale 1.175-950 a.C. , Età ellenistica III-II sec. a.C.

Descrizione: La Grotta Lattaia è un’ampia cavità carsica che si apre subito sotto il ciglio del pianoro del Biancheto, sul versante orientale del Monte di Cetona. Segnalata già nel 1798 dal naturalista Giorgio Santi, deve il suo nome alla credenza popolare che l’acqua gocciolante dalle pareti e dalle stalattiti avesse la proprietà, se bevuta dalle madri durante l’allattamento, di favorire la secrezione del latte. Fino alla metà circa del ‘900 le donne frequentavano ancora la grotta a questo scopo, come ci viene tramandato da alcuni abitanti del luogo che ricordano di avere assistito a tale rito propiziatorio; un’ulteriore testimonianza è costituita dal rinvenimento, nel corso dei primi scavi condotti da Umberto Calzoni nel 1939, di alcuni oggetti interpretabili come piccole offerte: “pettinella e forcella di celluloide, mazzetto amalgamato di forcelle di ferro, moneta di bronzo – due baiocchi – del 1851, un centesimo, una monetina della grandezza di un centesimo irriconoscibile e una medaglietta ovale” .

Nel tratto iniziale della grotta Umberto Calzoni praticò un saggio archeologico nei mesi di maggio e giugno 1939 che poi si sviluppò con un ampio scavo lungo la parete meridionale della cavità. Venne condotta anche l’esplorazione di alcune cavità interne, dove “si recano le donne partorienti a bere l’acqua gocciolante per fare venire il latte”. Il deposito di ex-voto (votivi anatomici rappresentati da piedi e rari modelli di mammelle), messo in luce nel primo saggio di scavo a breve distanza dall’ingresso, a circa un metro di profondità, vicino alla parete meridionale, era contenuto in una fossa a “semplice pozzetto (profondità m. 2.80, diametro circa m. 1.10) e pareti delimitate da blocchi informi di pietra sovrapposti fra loro con un certo ordine”. Altro materiale votivo fu rinvenuto sparso negli strati superficiali soprattutto nella zona mediana del lato meridionale della grotta, ove giacevano interessanti frammenti di statue sedute in terracotta, forse da riconoscere, sulla base del contesto, per kourotrophoi – immagini di donne in atto di allattare o di tenere fra le braccia un bambino – che bene si adatterebbero al culto della fecondità e alla protezione della maternità praticato all’interno della grotta. A questo potrebbe essere connesso anche il culto a Minerva, documentato da alcuni frammenti di statuette, verosimilmente onorata per la qualità di protettrice delle nascite. Nella stessa zona furono recuperati anche parti di un modello votivo di grotta o ninfeo, decorato con un’anfora posta a raccogliere un getto d’acqua da una fontana o da una sorgente, ulteriore evidenza della venerazione particolare che godeva l’acqua gocciolante dalle stalattiti. Altri materiali vennero ritrovati verso la parete di fondo, tra cui figure fittili di bambini seduti vestiti di una leggera tunica. La raffigurazione di una Madonna che allatta il Bambino, presente nel ciclo di affreschi tardo trecenteschi all’interno della Chiesa di S. Maria in Belverde, potrebbe, in tale senso, essere interpretata come un tentativo di rielaborazione, in chiave cristiana, degli antichi riti pagani praticati nella vicina Grotta Lattaia.

Gli scavi di Umberto Calzoni nella Grotta Lattaia portarono alla luce anche materiali di epoca preistorica, contenuti all’interno di uno strato uniforme “costituito da un terriccio nerastro”, privo di piani e livelli distinti, che poggiava sul fondo roccioso. Una prima revisione dei reperti ad opera di Renata Grifoni Cremonesi nel 1969, ha rivelato l’esistenza di diversi aspetti culturali. Dopo un’utilizzazione molto sporadica della grotta da parte dell’uomo del Paleolitico medio (forse intorno a 50.000 anni da oggi, per analogia con la datazione della vicina Grotta di Gosto), si hanno tracce di frequentazione più consistente nel Neolitico (VI – IV millennio a.C.) e nelle successive età dei metalli (Eneolitico ed Età del Bronzo, III e II millennio a.C.). Tra questi materiali si segnalano pochi ma indicativi frammenti di ceramica dipinta, riferibili a produzioni artigianali ampiamente diffuse nel sud e sulla costa adriatica della penisola italiana durante le fasi evolute del Neolitico e un vaso biconico decorato con complessi motivi incisi e intagliati, in stile appenninico (media Età del Bronzo). Non abbiamo elementi sufficienti per sostenere con certezza che la Grotta Lattaia fu sede di pratiche rituali anche durante la preistoria e la protostoria. Tuttavia non è da escludere l’ipotesi che le radici di una frequentazione cultuale della cavità, documentate con sicurezza solo a partire dal III sec. a.C., possano affondare in epoche assai più remote, forse sin nel Neolitico.

Dalla Grotta Lattaia provengono inoltre materiali relativi probabilmente all’età del Bronzo recente e finale.

Più recentemente è stata condotta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e dal Museo Civico di Cetona una campagna di scavi finalizzata a ripristinare la percorribilità della grotta, asportando il terreno accumulato caoticamente dalle escavazioni clandestine, e ad accertare l’eventuale presenza di lembi di deposito archeologico ancora in posto: purtroppo tutti gli strati dell’originario riempimento sono ormai definitivamente compromessi, fatta eccezione, in alcune aree, per il livello più profondo, relativo alla funzione della cavità come tana dell’orso speleo.

Bibliografia:

Calzoni U., Recenti scoperte a Grotta Lattaia sulla montagna di Cetona, Studi Etruschi XIV, 1940

Cuda M. T. Martini F., Sarti L., I siti archeologici, in Cuda M. T. (a cura di), Parco archeologico naturalistico di Belverde, Siena, Alsaba, 1998, pp. 26-27

Andreoni C., Grotta Lattaia, in Martini F., Sarti L. (a cura di), La preistoria del Monte Cetona, Firenze, Polistampa,1990, pp. 84-86

L’acqua degli dei, catalogo della mostra, Museo Civico Archeologico delle Acque di Chianciano Terme, Montepulciano, Casa Editrice Le Balze, 2003

Links:

Sito del Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona

Sito del Comune di Cetona

Sito Facebook del Museo Civico

Autore scheda: Cristina Balducci

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