Storia di Sovicille

Luogo: Sovicille

Comune: Sovicille

Denominazione: Suicille, Suvvicille, Sovicille

Data/periodo: La fondazione del borgo è da molti ricondotta all’epoca etrusca; il primo documento certo risale tuttavia all’XI secolo

Descrizione: Non ci sono notizie certe sulla fondazione del borgo di Sovicille, ma alcuni ritrovamenti fanno pensare ad un antico insediamento di epoca etrusca. Il castello fu poi probabilmente ricostruito e fortificato al tempo dei romani. Il reverendo Annibale Mazzuoli, erudito pievano di S. Colomba vissuto nel XVII secolo, ne faceva invece risalire la fondazione al 246 d.C. ad opera delle famiglie Cerretani e Beltramini. Il primo documento certo su Sovicille è rappresentato tuttavia da una donazione del Cenobio di Serena, risalente all’anno 1004, con cui Gherardo II e sua moglie Willa cedevano all’Abbazia benedettina di Serena alcuni possedimenti. In seguito sul castello di Sovicille, come sugli altri della Val di Merse, si sviluppò un complesso intreccio di poteri.
Dopo l’avvento di Carlo Magno, la Montagnola e Sovicille furono posti, insieme a Lucca, Pisa, Pistoia, Volterra, Firenze e Fiesole, sotto il potere del Marchese di Tuscia, il duce Adalberto I. Il potere della chiesa venne in questo periodo fortemente ridotto a vantaggio dei potenti feudatari, sia longobardi che franco-germanici.

Prima dell’avvento della Repubblica, i feudatari di Sovicille furono probabilmente una frangia degli Ardengheschi. Sovicille rimase sotto gli Ardengheschi fino a quando, nel 1151, i suoi abitanti, con una petizione, chiesero di passare sotto la protezione politica, militare ed ecclesiastica di Siena. Il conte Ugolino di Ranuccio degli Ardengheschi consegnò dunque i territori, i castelli e tutte le pertinenze al vescovo Ranieri di Siena e giurò di salvare i cittadini di Siena in caso di bisogno o di guerre, e di abitare in città almeno due mesi all’anno.
A partire dal XIII secolo all’interno del castello iniziò a svilupparsi una comunità di villaggio che si dette i primi statuti. Sotto il Governo dei “Nove”, filo-guelfo, che governò Siena e il suo contado per circa 70 anni (1237-1355), Sovicille sfruttò le possibilità offerte dall’apertura dei commerci tra Siena e le podesterie circostanti e conobbe un notevole sviluppo economico e demografico.

Nel 1260 il borgo cadde nelle mani dei fiorentini ma fu presto liberato. Chiusa, con la battaglia di Montaperti, la guerra tra senesi e fiorentini, Sovicille si sottomise a Siena con il suo signore Bartolomeo d’Aldobrandino e divenne un fortilizio importante per la Repubblica senese, per i suoi confini e per i rifornimenti di derrate alimentari e di legname.
Nel 1313 il borgo subì una nuova devastazione da parte delle truppe di Arrigo VII di Lussemburgo; nel 1333, durante le guerre tra Pisa e Siena, il castello venne incendiato dalle truppe pisane comandate dal capitano Ciupo degli Scolari. Tra guerre, carestie e pestilenze (anche Sovicille fu colpita dalla terribile peste del 1348) in pochi decenni la popolazione si ridusse drasticamente e il territorio circostante regredì allo stato paludoso. Il castello venne tuttavia ben presto restaurato e le condizioni del borgo tornarono a migliorare, tanto che nel 1366 Siena decideva di ristabilire il Vicariato a Sovicille e nel 1383 il paese aveva di nuovo il suo podestà.
Attaccato dalle truppe fiorentine condotte da Luigi da Capua nel 1389 e nel 1391, il borgo seppe resistere all’assedio ma subì ingenti danni, tanto che nel 1442 i suoi abitanti furono costretti a chiedere aiuto a Siena per ricostruire un tratto di mura del loro castello, di cui erano rimaste in piedi solamente quattro torri. Nel 1479 è documentato un nuovo restauro delle mura, affidato a Lorenzo Beccafumi.

Durante la guerra di Siena Sovicille subì nuove devastazioni; nel 1554 le truppe ispano-fiorentine, preso il castello, vi si insediarono. Durante l’assedio quasi tutto il perimetro delle mura fu incendiato e reso inagibile. I segni delle distruzioni sono ancora visibili perché dopo di allora, venute meno le necessità di difesa, le mura non vennero più ricostruite. Caduta la Repubblica senese, nel 1559, Sovicille venne assoggettata al potere mediceo.
La peste del 1630 lasciò il castello di Sovicille praticamente disabitato. Nel ‘700 Giovanni Antonio Pecci scriveva di Sovicille come di un paese di miserabili.

Con le riforme leopoldine del 1774 e del 1777 anche Sovicille venne organizzato sotto forma di Comune, formato dalle antiche comunità di Sovicille, Torri, S. Lorenzo a Merse, Tocchi, Stigliano, Rosia, Orgia e Iesa più 32 comunelli minori e fu incluso nella Cancelleria comunicativa di Radicondoli.
Tra i suoi figli più celebri, Sovicille vanta Ambrogio Ghini, celebre scrittore morto nel 1381; ma si dice che nel paese avesse possedimenti anche Pia dei Tolomei.

Bibliografia:

Bagnoli P.M., Guerrini D., Zarrilli C. (a cura di), L’archivio comunale di Sovicille. Inventario della Sezione storica, Siena, Amministrazione provinciale di Siena, 1993

Boetti G., Suavis Locus Ille. Sovicille: vicende delle sue origini nella storia, Cassa Rurale e Artigiana di Sovicille, 1980, pp. 227-239

Cammarosano P., Passeri V., Città borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Amministrazione provinciale di Siena, 1984, pp. 202-203

Cortonesi G., Fontani M., Storia di un antico castello “Suvvicille”, Siena, Edizioni Cantagalli, 2006

Guerrini R. (a cura di), Sovicille, Cassa Rurale ed Artigiana di Sovicille, 1988, pp. 15-16

M. Fontani, G. Vagheggini, Un Secolo di immagini: il ‘900 a Sovicille, Siena, Cantagalli – Pro Loco Sovicille, 2009

Repetti E., Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, 1833-1846

Links:

Scheda su Sovicille nel Dizionario Repetti on line

Note: Alcune letture farebbero risalire l’etimo di Sovicille al latino Suavis Locus Ille, “quel luogo soave” o “luogo soave immerso tra i lecci”. Sofficillum, soffione d’aria o d’acqua, è un’altra presunta radice del nome del borgo. Nessun documento sembra tuttavia confermare queste ipotesi. Più probabile sembra la derivazione dal latino sub ficus, “luogo sotto ai fichi”: il nome del borgo avrebbe dunque indicato un luogo dove nasceva e nasce ancor oggi il fico in modo spontaneo grazie alle caratteristiche del terreno.

Autore scheda: Eleonora Belloni