Il cipresso nel Chianti
Luogo: Chianti
Comune: Castelnuovo Berardenga, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti
Descrizione: Il cipresso è diffuso in Asia, Europa orientale e mediterranea. È l’albero dedicato a Plutone e custodisce l’anima dei morti. Sempreverde, di grande altezza e di forma piramidale (che lo rende ben riconoscibile), il cipresso veniva piantato dagli antichi intorno ai cimiteri, sia come pianta ornamentale, sia per segnalare i luoghi dedicati ai morti. Questa usanza ha fatto del cipresso il simbolo del lutto, tanto che i suoi rami venivano appesi alle casse dei defunti.
Secondo il Savi (1811), il cipresso trova le sue origini nell’isola di Creta, mentre Catone lo chiamava “Tarentino”, a ricordarci che la città pugliese è stata probabilmente il primo luogo di coltivazione in Italia.
In antichità esistevano diversi boschi sacri di cipressi. Pausania, a esempio, cita quello che circondava la tomba di Alcmeone, il figlio di Anfiarao che, avendo male interpretato l’oracolo di Delfi, uccise la madre Erifile (Brosse 1989: 76).
Anche a Roma il cipresso era sacro, dedicato a Dis Pater, divinità infernale.
In Iran era considerato il primo albero del paradiso.
In Giappone, invece, è chiamato “Hinoki”, ed è l’albero sacro del culto shintoista.
Insieme al salice veniva usato anche in medicina ed era una della piante principali della farmacopea assiro-babilonese.
Il cipresso è un albero dalla resina odorosa che in passato si credeva purificasse l’aria. Fiorisce in marzo, ma i suoi frutti sono maturi soltanto l’anno seguente. Predilige i terreni poco umidi o secchi. Si presta a molti usi ed è dotato di un legno assai duro, da cui si ricavano lunghe e robuste travi.
In Toscana, questa pianta è stata probabilmente introdotta dagli Etruschi ed è ricordata dai viaggiatori e dai cronisti fin dal Medioevo (Conenna 2004). Rappresenta il paesaggio toscano per eccellenza, quello conosciuto nel mondo attraverso le cartoline che trovano nel Chianti e nella Val d’Orcia le immagini più significative: piccoli poggi segnati da file di cipressi che sono ormai un elemento distintivo e riconoscibile.
Di cipressi sono adornati anche i giardini delle ville e i piccoli borghi di molte zone della Toscana.
Nel Chianti, il cipresso è albero rasserenante, che accompagna in molti luoghi la vita dei suoi abitanti contribuendo alla formazione di un forte senso di appartenenza territoriale. Giuseppe Semboloni, poeta contadino chiantigiano, racconta il viale dei cipressi che percorre la villa di Ranuccio Bianchi Bandinelli a Geggiano, di cui in passato, prima di diventare imprenditore agricolo, è stato mezzadro:
Amo l’antico viale dei cipressi
Vicino a casa dove noi bambini…
Il vento li strattona sono mossi
Costretti a dondolar come pinguini.
Si vedon due pareti vegetali
In mezzo a loro c’è la strada bianca,
Col nonno a passo lento andando a messa
Lui ci teneva con la mano stanca.
A maggio con il mese delle rose
Sotto ai cipressi, con il chiar di luna,
A passeggiar le coppie son festose
Felici per l’amore e la fortuna.
Le vette sentinelle della gente
Che lavorano i campi con sudore
La brezza sfiora dolcemente
Accarezzando stelle, nubi e sole.
Giunti gl’inverni il manto della neve
Copre il borgo compresi i suoi rumori,
Le vostre cime sono tutte pieghe
Per sopportar il peso sopra ai rami.
Oh, bei cipressi per voi tanto amore
Ci salvate dal freddo e tramontana
A chi vi osserva gli si riempie il cuore
Voi: immagine più bella di Toscana.
Bibliografia:
Brosse J., Storie e leggende degli alberi, Tesi, Pordenone, 1989
Bonelli Conenna L., Nel paesaggio toscano: cipressi, ulivi, vigne e… Ginestre, giaggioli e zafferano, in Bonelli Conenna, Brilli, Cantelli (a cura di) Il paesaggio toscano. L’opera dell’uomo e la nascita di un mito, Silvana Editoriale, Milano, 2004, pp. 409-426
Savi G., Trattato degli alberi della Toscana, Guglielmo Piatti, Firenze 1811
Semboloni G., Terra e poesia. La mia vita in versi, Edizioni Tigulliana, Santa margherita Ligure, 2011
Autore scheda: Pietro Meloni
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