Il borgo di San Gusmè – Castelnuovo Berardenga
Luogo: San Gusmè
Comune: Castelnuovo Berardenga
Denominazione: San Gusmè nel Chianti, San Gusmè in Campi
Data/periodo: Le prime notizie certe risalgono al XII secolo
Descrizione: Il toponimo San Gusmè deriva da Sancti Cosme, primo titolare di una chiesa, quella dei Santi Cosma e Damiano nel piviere di San Felice in Pincis, risalente all’età carolingia ed allora ubicata nel villaggio (poi castello) di Campi. Con certezza, si sa che la chiesa nell’867 apparteneva, insieme al villaggio di Campi, all’abbazia femminile della Berardenga, per donazione del conte Guinigi.
Nel 1167 il vicario di Toscana dell’imperatore Federico I, il vescovo Cristiano di Magonza, diede in feudo San Gusmè a Ranieri Ricasoli. Ancora all’inizio del 1200, San Gusmè era aggregato alla comunità di Campi e alla metà del secolo era un modestissimo villaggio non fortificato. Poi Campi decadde, mentre San Gusmè si sarebbe sviluppato come un importante centro di confine.
Nel 1370 gli abitanti, vessati dalle scorrerie dei capitani di ventura, decisero di fortificare il villaggio, che tuttavia nel 1403 venne occupato, insieme alla rocca di Sesta, dai fuoriusciti senesi, i due figli di Meo di Giovanni Giuntini. Riconsegnato alla Repubblica senese l’anno dopo, dietro un riscatto di oltre 800 fiorini, divenne una delle roccaforti principali della Repubblica, particolarmente fortificata data la vicinanza al territorio della Repubblica gigliata.
L’11 settembre 1478 San Gusmè venne occupato dall’esercito napoletano di Alfonso d’Aragona, dopo i tentativi falliti dei Ricasoli. Nel 1528 il castello tornò in possesso dei fuoriusciti senesi comandati da Giovanni Damiani. Durante l’ultima resistenza della Repubblica senese il castello fu assalito dalle truppe del Marignano, nel 1554. Sottoposta all’autorità medicea, San Gusmè mantenne tuttavia una marcata autonomia amministrativa.
Dominata dalla famiglia dei Del Taia per tutta l’età moderna, il 2 giugno 1777, in seguito alle riforme comunicative leopoldine, San Gusmè venne incorporato nel comune di Castelnuovo Berardenga.
Ancora oggi nella località, che ha conservato i caratteri dell’insediamento medievale, si possono individuare alcune parti delle mura originali. Restano inoltre le due porte originarie in pietra ad arco ribassato, poste una a Sud-Ovest e una a Nord-Est, mentre è di apertura recente quella vicino alla chiesa.
A San Gusmè visse Pier Pettinaio da Campi, ricordato da Dante nel XIII canto del Purgatorio; vi ebbe inoltre i natali nel 1556 Pietro di Giulio Sorri, pittore discepolo di Arcangelo Salimbeni e di Domenico da Passignano.
Bibliografia:
Bosi E., Magi G., I castelli del Chianti, Firenze, Casa Editrice Bonechi, 1977
Cammarosano P., Passeri V., Città, borghi e castelli dell’area senese grossetana, Siena, Amministrazione provinciale di Siena, 1984
Cammarosano P., Passeri V., I castelli del senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine, 2006, p. 211
Marcolini V., Un affresco fra storia e ricordi: San Gusmè e Villa d’Arceno, Siena, La Nuova Immagine, 2003
Oliveto L., Castelnuovo Berardenga. Storia, Arte, Natura, Tradizioni, Firenze, Aska, 2007, p. 27
Repetti E., Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, 1833-1846
Righi Parenti G., Guida al Chianti. La terra il vino i castelli, Milano, SugarCo, 1977
Stopani R., Castelnuovo Berardenga, Firenze, Centro Studi Chiantigiani “Clante”, 2005
Turrini P., Marcolini V. (a cura di), San Gusmè e il suo statuto seicentesco, Firenze, Aska Edizioni, 2005
Documenti:
Turrini Marcolini San Gusmè e il suo statuto seicentesco
Note: Un piccolo affresco di San Gusmè è offerto dalla poesia di Eugenio Montale, Verso Siena (contenuta nella raccolta La bufera e altro), in ricordo di un viaggio nel Chianti del giugno 1942. Questo il testo:
Ohimè che la memoria sulla vetta / non ha chi la trattenga!
(La fuga del porcelli sull’Ambretta / notturna al sobbalzare della macchina
che guada, il carillon di San Gusmè / e una luna maggenga tutta macchie…)
La scatola a sorpresa ha fatto scatto
sul punto in cui il mio Dio gittò la maschera
e fulminò il ribelle.
Autore scheda: Eleonora Belloni
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