Il Chianti nel cinema e in tv

Luogo: Brolio, Geggiano, Meleto, Arceno, Montevertine

Comune: Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Radda in Chianti

Data/periodo: La presenza del territorio del Chianti nel cinema e in tv risale ai primi anni Settanta

Descrizione: La rappresentazione televisiva e cinematografica del territorio del Chianti è connessa al suo paesaggio, in cui un attento e lungo processo di antropizzazione – teso ad armonizzare il più possibile il rapporto tra l’ambiente naturale, le pratiche lavorative e il patrimonio storico-artistico – ha costruito un’immagine in cui predominano effetti estetici. Questa immagine del paesaggio chiantigiano è particolarmente evidente nella comunicazione turistica.

Per quanto riguarda il rapporto tra il paesaggio e le storie raccontate dai film e in televisione è possibile individuare due categorie. Il paesaggio può essere utilizzato come sfondo teatrale, cornice scenografica dal forte impatto visivo ed emotivo. In questa categoria rientrano una serie di stereotipi visivi del Chianti (molto utilizzati nelle campagne di promozione turistica e nella comunicazione pubblicitaria) come il morbido profilo delle colline sulle quali campeggia la fila dei cipressi, i campi di grano, le case coloniche e i poderi, la strada sterrata che attraversa le colline, la piazza del paese.

Una seconda categoria, che contraddistingue il rapporto tra l’immagine del Chianti e il racconto audiovisivo, considera il paesaggio come un elemento narrativo integrato e funzionale alla diegesi e alla drammaturgia del film. In questa categoria rientrano quei documentari che hanno come fulcro narrativo le trasformazioni storiche del paesaggio. È questo il caso del documentario girato nel 1971 da Folco Quilici sulla Toscana e appartenente alla serie di lungometraggi L’Italia vista dal cielo. La serie, iniziata nel 1961 e terminata nel 1978, fu finanziata dalla Esso e trasmessa dalla RAI. Alla documentazione visiva della macchina da presa che, posizionata all’interno di un elicottero, costruisce una cartografia del paesaggio toscano, si affianca il commento della voce fuori campo, basato sul testo redatto da Quilici e Mario Praz, in cui si descrive la storia e la cultura della regione. Quando arriva nel territorio senese, lo sguardo panoramico della macchina da presa sorvola dall’alto il castello di Brolio (Gaiole in Chianti) cingendone le mura, per poi mostrare, attraverso un montaggio parallelo, alcuni dettagli degli affreschi del Palazzo Pubblico di Siena e le fortificazioni del territorio.

All’interno della “narrativizzazione” del paesaggio rientrano anche quei film di finzione in cui i personaggi compiono delle azioni sul paesaggio oppure quest’ultimo diventa uno strumento contemplativo in grado di attivare i ricordi e produrre mutamenti passionali. I tre fratelli di Al lupo al lupo (1992) di Carlo Verdone, nel tentativo di ritrovare il padre misteriosamente scomparso – gli unici indizi in loro possesso sono la scomparsa delle chiavi delle case in campagna e al mare nella provincia di Siena e l’invito a ritirare un premio letterario nel capoluogo toscano – visitano alcune residenze storiche del Chianti come il Castello di Meleto (Gaiole in Chianti), la Villa di Geggiano di proprietà della famiglia Bianchi Bandinelli e la Villa Arceno (Castelnuovo Berardenga). Durante il viaggio, nel loro peregrinare litigioso nel Chianti, Gregorio (Carlo Verdone), Vanni (Sergio Rubini) e Livia (Francesca Neri) riusciranno a recuperare il loro rapporto e a ritrovare il padre.

Tratto dall’omonimo romanzo di Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi (1994) di Francesca Archibugi è ambientato tra Siena e le sue campagne. Ed è in campagna, nelle fattorie di Castelnuovo Berardenga (Fattoria dei Chigi Saracini) e Radda (Fattoria di Montevertine), che sboccia, per poi essere sedata dal ricco ristoratore e proprietario terriero Domenico Risi (Marco Messeri), la passione amorosa tra Pietro Risi (Fabio Modesti) e la contadina Ghisola (Deborah Caprioglio) ancora ragazzini.

In Io ballo da sola (1996) di Bernardo Bertolucci la giovane diciannovenne americana Lucy Harmon (Liv Tyler) viene mandata in vacanza dal padre presso alcuni artisti, amici della madre scomparsa, proprietari di un casolare situato nei pressi del Castello di Brolio. La vicenda è ispirata alla storia di Matthew Spender e Maro Gorky e le opere che, nel film, arredano la casa e lo spazio esterno sono dello scultore inglese, amico di Bertolucci, trasferitosi con la moglie pittrice in Toscana alla fine degli anni Sessanta. La protagonista custodisce il diario della madre poetessa e, osservando e interagendo con il paesaggio, prova a ricostruire le zone oscure del proprio passato e di quello materno: le confessioni al drammaturgo Alex (Jeremy Irons) tra le vedute della campagna, la villa di Geggiano (nel film è Villa Donati) con il suo giardino in cui Lucy scopre Niccolò (Roberto Zibetti), il suo primo amore, con un’altra ragazza, l’oliveto in cui la madre aveva avuto un incontro amoroso, i due lecci dai tronchi vicini e dall’unica chioma in prossimità dei vigneti dove Lucy perde la verginità.

Bibliografia:

Arecco S., Il paesaggio del cinema. Dieci studi da Ford ad Almodóvar, Genova, Le Mani, 2002

Arecco S., Cinema e paesaggio. Dizionario critico da «Accattone» a «Volver», Genova, Le Mani, 2009

Bernardi S., Il paesaggio nel cinema italiano, Venezia, Marsilio, 2000

Capineri C., La comunicazione del paesaggio: la letteratura turistica, in Becucci S., Capineri C. Vecchio B. (a cura di), Castelnuovo Berardenga. Museo del Paesaggio, Milano, Silvana, 2012, pp. 97-102

Capineri C., Guardenti R., Il paesaggio e la macchina da presa, in Becucci S., Capineri C., Vecchio B. (a cura di), Castelnuovo Berardenga. Museo del Paesaggio, Milano, Silvana, 2012, pp. 107-111

D’Olivo A., Carlo Verdone, Milano, Il Castoro, 2008

Socci S., Bernardo Bertolucci, Milano, Il Castoro, 1996

Vigni F., Questioni di sguardo. Il cinema di Francesca Archibugi, Firenze, Aska, 2010

Autore scheda: Massimiliano Coviello

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