Io ballo da sola

Luogo: Chianti

Comune: Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: 1996

Descrizione: Molti film, anche di produzione straniera, hanno come sfondo il Chianti e il paesaggio toscano.

L’italiano Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, in particolare, ha il merito di raccontare con grande intensità quell’immagine del Chiantishire che ha sedotto decine di stranieri (soprattutto americani e inglesi) che, dalla fine degli anni Sessanta, hanno cominciato non solo a visitare il territorio chiantigiano, ma anche a comprare ville ed ex casolari di campagna per trascorrere le vacanze o trasferirsi stabilmente.

Il film, uscito nel 1996, dipinge un quadro molto suggestivo della vita e dell’atteggiamento di gaia spensieratezza di una classe borghese straniera, composta perlopiù da artisti, intellettuali e nuovi ricchi, affascinata da un paesaggio dove convivono le spoglie del mondo contadino e nobiliare e la nuova impresa turistica.

Attraverso la protagonista Lucy (interpretata da Liv Tyler), una ragazza di 19 anni che viene mandata a vivere in un casa colonica nei pressi di Siena in seguito al suicido della madre, il film esplora il territorio chiantigiano e l’immaginario fatto di stereotipi, amori, tradimenti, cene magnifiche e drammi esistenziali. Il film è girato presso il castello di Brolio (nel comune di Gaiole in Chianti), nella villa di Geggiano (di proprietà di Ranuccio Bianchi Bandinelli), all’Acqua Borra (nel comune di Castelnuovo Berardenga) e in altre parti della Toscana.

La figura dell’artista che nel film deve realizzare una scultura della giovane Lucy si ispira allo scultore Matthew Spender, amico di Bernardo Bertolucci, che dalla fine degli anni Sessanta vive nel comune di Gaiole in Chianti. Le statue presenti nel film sono tutte realizzate dell’artista inglese e pare che, all’inizio, Bertolucci pensasse di girare il film proprio nella casa di campagna dove Spender vive con la moglie, l’artista americana Maro Gorky.

Quello di Bertolucci è, insomma, un Chianti ormai profondamente cosmopolita, dove si parla con più facilità l’inglese dell’italiano. Un Chianti dove, a ben vedere, convivono due forme di nostalgia: quella dei residenti da generazioni, che vedono il loro territorio trasformato e, per certi aspetti, irrimediabilmente perduto; e quella dei turisti, che si innamorano di un passato che non hanno vissuto e che riemerge, in forma idealizzata, nei poderi ristrutturati, nei campi coltivati e nei filari delle viti.

Fonti:

Intervista a Matthew Spender raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a San Sano, Gaiole in Chianti (SI), il 26 aprile 2013

Autore scheda: Pietro Meloni

 

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