I ruderi della ferriera di Ruota – Monticiano

Luogo: Valle del Farma

Comune: Monticiano

Denominazione: Ferriera di Ruota o ferriera di Rota

Data/periodo: Sul luogo sono presenti i resti di una delle numerose ferriere azionate dall’energia idraulica sorte nel comprensorio di Monticiano a partire dalla fine del Duecento, per via dell’ampia disponibilità di acqua e della presenza di estesi boschi per la produzione del carbone.
Grazie all’abbondanza di informazioni reperibili nelle fonti scritte, non c’è alcun dubbio nell’identificazione di questa struttura con la ferriera detta “di Ruota”.
L’impianto fu costruito probabilmente negli ultimi decenni del Duecento, poiché viene menzionato per la prima volta in un testamento del 1331, nel quale la proprietà appare già divisa tra due abitanti di Monticiano: Cennino di Giannino e Tollo di Giovanni. Quest’ultimo era uno dei più ricchi possidenti di questo territorio insieme al fratello Neri, anch’egli proprietario di una ferriera e molto impegnato nelle attività siderurgiche.
Nel 1379 la ferriera apparteneva per metà agli Azzoni di Monticiano, proprietari anche di ferriere azionate dal torrente Gonna, e per metà ai Lottorenghi, signori del Belagaio, che nel 1390 la cedettero ad Antonio e Gabriello Azzoni. Dopo la confisca dei beni del ribelle Antonio nel 1406, Gabriello si accordò con la comunità di Monticiano e cedette la propria metà della ferriera sul Gonna in cambio della metà di Ruota.
Poi, a partire dal 1445, gli Azzoni affittarono l’impianto a terzi: nel 1448 lo presero in affitto Tommaso e Giovanni di Agnolo Venturi. Da questo momento, per oltre cento anni, Ruota rimase sempre in gestione ai membri della famiglia Venturi, finché nel 1571 Emilio Azzoni vendette la ferriera ad Agnolo di Mariano Venturi. I Venturi ne mantennero la proprietà fino almeno al XVIII secolo e vi apportarono importanti migliorie. In particolare, nel XVII secolo costruirono una grande diga in muratura sul Farma allo scopo di aumentare la produzione nella ferriera.
Da testimonianze orali risulta che l’impianto è rimasto in attività fino agli inizi del Novecento.

Descrizione: Il sito si trova in una zona molto isolata e selvaggia, quasi del tutto disabitata, non coltivata e coperta da fitti boschi di querce e castagni, secondo il paesaggio caratteristico di tutta la valle del Farma. È raggiungibile con lo stradello che dalla località Croce a Consoli scende fino al torrente.
Su un terreno pianeggiante delimitato a sud, est ed ovest da un’ansa del Farma, a nord dalle scoscese pendici del Poggio al Carpino, sorge una complessa struttura produttiva, destinata alla lavorazione del ferro, composta da vari edifici. Ci sono i resti di un’abitazione ed ambienti di servizio vari (stalle, carbonili) tutti di costruzione piuttosto recente. Sono inoltre ancora ben visibili gli annessi gora (un canale di alimentazione) e bottaccio (un bacino di raccolta) della ferriera vera e propria, che faceva uso dell’energia idraulica fornita dal torrente Farma.
La ferriera era costituita da un edificio quadrangolare, quasi privo di aperture verso l’esterno, databile al XIV-XV secolo. Al suo interno erano ubicati il basso-fuoco per la riduzione del minerale, il maglio e i mantici azionati da una ruota verticale posizionata sul lato nord-est.
A monte della ferriera, inoltre, si trovano gli imponenti ruderi di una grande diga in muratura che in origine sbarrava l’intero corso del torrente Farma.

Bibliografia:

Cortese M. E., L’acqua, il grano, il ferro. Opifici idraulici medievali nel bacino Farma-Merse, Firenze, All’Insegna del Giglio, 1997, pp. 237-242

Francovich R., Archeologia e territorio, in T. Detti (a cura di), La terra dei musei. Paesaggio, arte storia del territorio senese, Firenze, Giunti, 2006, pp. 13-39

Francovich R., Un parco senza confini. I segni della storia nel bacino del Farma-Merse, in T. Detti (a cura di), La terra dei musei. Paesaggio, arte storia del territorio senese, Firenze, Giunti, 2006, pp. 254-261

Giovagnoli R., Agnolo Venturi e la siderurgia senese nel ‘500. Note introduttive, introduzione ad Idem (a cura di), “Sul modo di governare la ferriera di Ruota”. Memoria di Agnolo di Mariano Venturi, risieduto senese, pubblicazione realizzata in occasione del Convegno internazionale di studi “Una tradizione senese: dalla Pirotechnia di Vannoccio Biringucci al Museo del Mercurio” (Siena 29-30 Giugno 1992, Abbadia S. Salvatore 1-2 Luglio 1992), Siena, 1992, p. 9

Autore scheda: Maria Elena Cortese

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