Castello di Quercegrossa

Luogo: Quercegrossa

Comune: Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: Le origini del castello si fanno risalire alla prima attestazione documentaria che è del 1111, fino alla sua distruzione ad opera dei Medici avvenuta alla metà del Cinquecento

Descrizione: Quello che rimane oggi dell’antico castello di Quercegrossa è una torre racchiusa da un gruppo di case coloniche e dai ruderi di un grande tratto di mura.

Le prime attestazioni documentarie del borgo risalgono al 1111, quando in un atto rogato a Fonterutoli, Domenico, figlio del prete Berrando, dona al Monastero di Montecelso i suoi beni posti in Quercegrossa.

Agli inizi del Duecento l’insediamento è già castello e risulta essere già un avamposto senese, nella linea difensiva della Repubblica, in cui vivono circa novanta famiglie: tra il 1210 e il 1214 il Comune di Siena compra dalle monache di Montecelso terreni, possedimenti fondiari e diritti sulla collina e sul castello e tra il 1214 e il 1219 il comune cittadino procede alla fortificazione di Quercegrossa contestualmente a quello di Monteriggioni.

Tenacemente difesa fino al 1232, nel 1234 fu espugnata e distrutta dai Fiorentini, mentre molti soldati furono catturati e portati nelle prigioni della città gigliata, dove vi rimasero per molti anni.

Solo negli anni Sessanta del Duecento il castello di Quercegrossa fu ricostruito divenendo nuovamente il baluardo difensivo senese, che per tanti anni aveva garantito protezione alle linee di confine tra la Repubblica di Firenze e quella di Siena.

Nel corso del Trecento il castello ricoprì un ruolo fondamentale nel controllo della strada verso Firenze, oltre che essere fonte di reddito per l’erario senese grazie alle sue carbonaie.

Dal 1348 Quercegrossa diviene sede di Vicariato, un’istituzione comandata da cittadini senesi, che aveva come scopo quello del controllo militare del territorio: al Vicariato di Quercegrossa dipendevano una ventina di comunità della zona dove si erano estese le proprietà di cittadini senesi.

Nel corso del Quattrocento il castello e il borgo assistono ad un progressivo declino, dovuto alle continue scorrerie militari e allo spopolamento del territorio, fino alla definitiva distruzione avvenuta alla metà del Cinquecento ad opera dei Medici, come  illustra in maniera vivida il Pecci nella sue Memorie storiche, politiche, civili e naturali della Città, Terre e Castella che sono e sono state suddite della Città di Siena: “Questo castello dopo essere stato risarcito dai danni in antico sofferti, fu sempre considerato dalla Repubblica con somma gelosia e ben presidiato; ma negli anni 1554 fu espugnato e finito di distruggere dalle truppe austro-spagnole e da Cosimo dei Medici Duca di Firenze nel tempo dell’assedio di Siena. Di poi come inutile e niun profitto sotto il governo del Principato, senza mai più che sia stato risarcito, è rimasto nel misero stato in cui al presente si vede; cioè non poche mura troncate al pari del terreno, ed altre in grossi brocchi precipitate negli adiacenti baratri e burroni”.

Sul piano religioso tra l’ultimo quarto del XII secolo e gli inizi del Duecento si va definendo e completando l’espansione del potere vescovile, attraverso la fondazione di canoniche rurali: risale proprio a questo periodo la chiesa di Santa Maria di Quercegrossa, la cui prima intitolazione fu probabilmente a S. Giovanni Evangelista, della quale però non rimane traccia. L’attuale chiesa dei Santi Giacomo e Niccolò faceva parte dell’ospedale di Quercegrossa, come riportato da uno statuto del 1349, il cui rettore, ogni anno, riceveva per la manutenzione cinque lire di elemosina.

La chiesa è stata riedificata nel 1957, mantenendo visibili le antiche vestigia romaniche solo sul lato sinistro dell’edificio: al suo ‘interno è conservata una splendida Pietà in terracotta policroma di Francesco di Giorgio Martini, capolavoro della scultura quattrocentesca senese.

Quercegrossa ha dato i natali a Jacopo di Pietro d’Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia che qui è nato nel 1374: l’artista viene ricordato soprattutto per opere pregevoli come la Fonte Gaja in Piazza del Campo a Siena ed il monumento funebre di Ilaria del Carretto conservato nel Duomo di Lucca.

Bibliografia:

AA.VV, Chiese medievali della Val d’Elsa. I territori della Via Francigena – Tra Siena e San Gimignano, Empoli, Editori dell’Acero, 1996

Cammarosano P., Passeri V., Città, borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Siena, Amministrazione Provinciale di Siena, Assessorato Istruzione e Cultura, 1984

Cherubini G., Signori, contadini, borghesi. Ricerche sulla società italiana del Basso Medioevo, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1974

Cresti R., Martellucci, Monteriggioni. Storia di un territorio e della sua gente, Monteriggioni, 2009, Betti Editrice

Il Chianti e la Valdelsa senese, collana “I Luoghi della Fede”, V. Baldacci, C. Silla (a cura di), Milano, Regione Toscana, Mondadori editore, 1999

Repetti E., Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana, 4, Firenze 1883

Romagnoli E., Varie bozze di vedute dei contorni di Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, Siena, Betti Editrice, 2000

Links:

Sito di Orlando Papei “Palio di Siena”Quercegrossa

Autore scheda: Cristina Cicali

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