I sonetti di Contrada

Luogo: Via Camollia, 209 – Siena

Contrada: Contrada Sovrana dell’Istrice

Denominazione: Poesia di Contrada

Data/periodo: Sin dagli inizi del Cinquecento si riscontrano nelle Contrade alcuni generi di composizione come odi, inni, canzoni e madrigali. Dal 1850 ai giorni nostri il sonetto di Contrada rappresenta il “genere” per eccellenza di poesia contradaiola

Descrizione: Il “Sonetto di Contrada”, ovvero la poesia composta da quattordici endecasillabi suddivisi in due quartine ed altrettante terzine con varie combinazioni di rima, è sicuramente una delle forme di arte popolare più diffusa tra le Contrade di Siena. Generalmente vengono dedicati dagli autori spesso anonimi al Santo Protettore della Contrada o in occasioni speciali per le vittorie dei palii. Ne veniva fatto dono ai protettori delle contrade.

Fra i più antichi conservati nell’archivio della Contrada dell’Istrice ve ne sono alcuni del 1850 realizzati per celebrare il giorno sacro all’Apostolo San Bartolomeo, Patrono della Contrada Sovrana dell’Istrice, che viene venerato nel suo Oratorio e festeggiato il 24 Agosto di ogni anno.

Dalla lettura dei testi di quel periodo si deduce chiaramente che gli autori sono sicuramente persone acculturate che usano un linguaggio arcaico, utilizzando espressioni come pugna, gaudio, tempo ed ace, alato Pegaso (epiteto mitologico per valorizzare il cavallo vittorioso). Se da un lato pieni di riverenza e venerazione sono i sonetti dedicati a San Bartolomeo, dall’altro più variegate e mosse sono le composizioni che celebrano le vittorie di quel periodo. Ad esempio il sonetto per il trionfo della carriera del 23 settembre 1896 (palio straordinario per l’inaugurazione del monumento a Garibaldi) ha un vivace inizio, che fa venire in mente la prima ottava della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: “Io canto la vittoria del fantino/che tanto seppe con baldo valore/riportare da forte cittadino/di suo coraggio, meritato onore”.

Il poeta contradaiolo più rinomato della Contrada dell’Istrice è Luciano Fini: con lui si abbandona, probabilmente anche per il mutare dei tempi, il tono aulico e retorico della precedente produzione. Per lui il santo Patrono è si il grande apostolo e glorioso martire ricordato nei sonetti della fine dell’Ottocento, ma anche e soprattutto una specie di angelo custode del nostro rione: “oh San Bartolomeo Nostro Patrono/che proteggi l’antica Camollia… fa che la nostra vivida bandiera/garrisca vittoriosa, al vento, al sole/che i nostri canti, fiochi nella sera//che le nostre fuggevoli parole/sciamino, lente come una preghiera:/sarà come se fosse primavera”.

Con lui, per oltre cinquant’anni, i sonetti saranno intrisi di richieste di protezione per la Contrada ed i suoi abitanti e la ricorrente supplica di un aiuto (celeste) per conquistare un Palio, mischiando così sacro e profano con affabile equilibrio.

Con i sonetti si ricordano anche eventi particolari, come il sonetto del 24 agosto 1980 con il quale si esprime stima ed alto apprezzamento al Sovrano Ordine di Malta che volle conferire alla Contrada dell’Istrice il titolo di Sovrana: “I baldi Cavalieri che da Malta/popolarono un di nostra contrada/ di questa epica storia, che ci esalta,/oggi il ricordo va per ogni strada … la nostra insegna al cielo sventoliamo/con fierezza di questa gloria arcana/ e i nobil cavalieri ringraziamo”.

Il sonetto serve anche, ai poeti senesi, per celebrare la vita cittadina con la sua storia ed i suoi personaggi, gli aneddoti, il clima, l’amore, la nostalgia, come ben testimonia la raccolta di sonetti Fior di Verbena di Luciano Fini.

Bibliografia:

Amidei A., Civai M., Fini C. e Marzi A., Sonetti di Contrada e in Vernacolo, allegato a “L’Aculeo”, periodico della Contrada Sovrana dell’Istrice, n. 4, 2004

Fini L., Fior di Verbena sonetti in vernacolo senese, Cavalier Martini Editore, Siena, 1954

Trabalzini G., I Sonetti della Vittoria. Le poesie celebrative del Palio di Siena dal 1900 al 1976, Edizioni Periccioli, Siena, 1976

Fonti:

Felici E., Sonetti, Siena, 1908

Note: Gli originali dei sonetti sono gelosamente custoditi nell’archivio della Contrada Sovrana dell’Istrice. Eppure, sembra quasi impossibile, il popolo senese non ha tradizioni veramente e propriamente vernacole, per una ragione molto facile a scoprirsi: il vernacolo di Siena, scrittura e ortografia a parte, è lingua, lingua schietta e senza sottintesi.

Autore scheda: Contrada Sovrana dell’Istrice, Paolo Marconi e Beniamino Valerio Schiavone

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