La tomba di Bernardino di Betto (detto il Pinturicchio)
Luogo: Via Camollia – Siena
Contrada: Contrada Sovrana dell’Istrice
Data/periodo: Il Pinturicchio ha vissuto ed operato in più tratti della sua vita a Siena, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo
Descrizione: Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, nacque a Perugia, da Benedetto di Biagio, nel 1454.
Si iscrisse all’Arte dei pittori di Perugia nel 1481 per il quartiere di Porta Sant’Angelo. Fu chiamato a Siena dal cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, futuro Papa Pio III, per dipingere dieci Storie della vita di Pio II nella Libreria Piccolomini, ma essendo quel pontificato durato soltanto dieci giorni, l’impegno del Pinturicchio venne differito.
Il nuovo contratto fu stipulato tra il pittore e il fratello del defunto Pio III, Andrea Todeschini Piccolomini, nel 1504, e la decorazione fu condotta tra il 1505 e il 1507. Nel frattempo il Pinturicchio si era impegnato in altri lavori, tra cui gli affreschi nella cappella di San Giovanni Battista (sempre nel Duomo di Siena), suddivisi in otto Storie del precursore (due di queste furono ridipinte nel secolo XVII e altre ritoccate nel secolo XIX).
Lo stesso rettore dell’Opera, Alberto Aringhieri, che aveva incaricato il Pinturicchio di affrescare la cappella, gli commissionò un cartone con l’Allegoria della Fortuna (pagatogli nel 1505), da tradursi in graffito sul marmo del pavimento del Duomo senese.
Tra il 1508 e il 1510, col Genga e il Signorelli, partecipò con due affreschi alla decorazione di una sala nel palazzo di Pandolfo Petrucci, sempre a Siena; tali affreschi vennero in parte distrutti o staccati (per esempio, una Storia dell’Odissea, trasferita su tela, si trova ora nella Galleria Nazionale di Londra).
Nel medesimo periodo, tuttavia, il Pinturicchio ritornò anche a Roma, perché Giulio II gli commissionò la decorazione del soffitto del presbiterio di Santa Maria del Popolo, dove dipinse a fresco l’Incoronazione di Maria, gli Evangelisti, Sibille, Padri della Chiesa. Tra le ultime opere impegnative del pittore umbro si ammira poi quella Assunta adorata da San Gregorio Magno e da San Bernardo abate (San Gimignano, Museo), cui si riferisce un pagamento a saldo di 25 fiorini in data 9 febbraio 1512.
Sebbene fin dal 29 giugno 1502 il Pinturicchio avesse stipulato il contratto per le famose storie della Libreria Piccolomini di Siena, egli si trovava ancora a Perugia, ove abitava a Porta Sant’Angelo nella parrocchia di San Fortunato, il 6 settembre 1502, quando dettava il suo primo testamento, in cui dichiarava suoi eredi principali la donna che più tardi sarebbe divenuta sua moglie, Grania, e la figlia Clelia. Inoltre, pagamenti del 1503 (27 giugno) e del 1505 (8 e 30 ottobre) si riferiscono a quella Incoronazione della Vergine, per Santa Maria ad Umbertide, ora nella Pinacoteca Vaticana, eseguita in realtà quasi completamente da Giovan Battista Caporali.
Tra le altre notizie che interessano la biografia del Pinturicchio, uomo certamente travagliato ed infelice, sono da ricordare: la sua appartenenza al magistrato dei Decemviri in Perugia (1501); la trentennale esenzione dal pagare dazi e gabelle concessagli dalla Balìa di Siena, a seguito di una sua supplica (1507). Dai testamenti e da altre notizie si desume che il Pinturicchio si era acquistata una certa agiatezza.
Non tutti i figli del Pinturicchio nacquero da Grania (la donna con la quale convisse dal 1495, e che sposò poi nel 1509) ma anche da un’altra relazione. Ne abbiamo conferma nel testamento redatto nel 1509.
L’ultimo testamento dell’artista, in data 7 maggio 1513, reca due codicilli: nel primo (13 settembre) la dote di Grania viene diminuita di cento fiorini, e nel secondo (14 ottobre) la medesima dote viene reintegrata.
Bernardino morì l’11 dicembre 1513 a Siena. Secondo lo storico Sigismondo Tizio (parroco della Chiesa di San Vincenzo e autore delle monumentali Historiae Senenses) sarebbe stato sepolto proprio nella chiesa di San Vincenzo, attuale Oratorio della Contrada Sovrana dell’Istrice.
Ricerche effettuate nel 1901 dalla Contrada dell’Istrice portarono al ritrovamento di numerosi resti umani tumulati in una galleria rinvenuta al di sotto della pavimentazione, senza però avere la certezza che vi fossero conservate anche le spoglie mortali del grande pittore perugino.
In virtù di questo, la Contrada dell’Istrice sancì un gemellaggio con la città di Perugia (patria del pittore) nel 1920. Nell’occasione intervennero le maggiori autorità della città umbra, accolte dal seggio della Contrada.
Bibliografia:
Il Pinturicchio, in “L’Aculeo”, periodico della Contrada Sovrana dell’Istrice, n.1, 1973
Contrada Sovrana dell’Istrice, Pinturicchio in Camollia, 2013
Note: La Contrada dell’Istrice promosse il gemellaggio nel 1920 con la città di Perugia, anche in memoria dell’invito che nel 1913 questa città inviò alla Contrada per la commemorazione del IV centenario della morte dell’artista. Anche nel 1955, per il V centenario della nascita del maestro, la Contrada dell’istrice fu al centro delle cerimonie programmate da un Comitato nazionale. Nell’occasione il Comune di Perugia fece dono alla Contrada della scultura con il busto del Pinturicchio conservato nell’oratorio. Nel 2013 (per il V centenario della morte), la Contrada ha pubblicato un volumetto dedicato al Pinturicchio ricco di immagini e con dovizia di documenti che prendono in esame alcuni aspetti inediti dei legami fra la Contrada dell’Istrice ed il pittore.
Autore scheda: Contrada Sovrana dell’Istrice, Alessandro Bovicelli e Tommaso Buccianti
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