La Festa Titolare dell’Istrice in onore di San Bartolomeo

Luogo: Via Camollia, Piazza Paparoni – Siena

Contrada: Contrada Sovrana dell’Istrice

Data/periodo: Celebrata sin dalla prima metà del 1700, se ne riscontrano le prime tracce documentali già dai primi anni del Diciannovesimo secolo. Ancora oggi viene celebrata il 24 agosto di ogni anno

Descrizione: La devozione degli Istriciaioli a San Bartolomeo risale al 1734, quando la Contrada entrò in possesso della chiesa intitolata a questo santo, all’epoca esistente all’interno di porta Camollia.

La Festa Titolare, dopo il Palio, è l’appuntamento più sentito del calendario contradaiolo. In questo rito, se da una parte viene festeggiato con solennità il “Protettore Celeste” perché interceda a beneficio della Contrada, altrettanto rilevanti sono i festeggiamenti riservati ai “Protettori terreni”, la cui generosità permette alla Contrada di svolgere le sue funzioni.

In antico la Contrada eleggeva i suoi “geniali” – così erano chiamati – scelti fra la classe aristocratica o fra illustri cittadini di elevato livello sociale ed il loro numero era limitato a non più di cinque o sei persone. In cambio della loro rappresentatività e dei loro buoni uffici costoro ricevevano pubbliche onoranze, durante le quali il popolo riconoscente si portava presso l’abitazione “spiegando l’insegna al suono di tamburi, trombe e corni”.

Al Protettore la Contrada dedicava un sonetto stampato a lettere d’oro su preziosa seta. La tradizione del sonetto, ora dedicato a San Bartolomeo, è senza dubbio quella più antica giunta fino a noi. Nell’Ottocento il numero dei Protettori registra un lento ma costante aumento, dovuto anche all’opera preziosa del “cercatore”, persona incaricata dal Consiglio di “batter cassa” in affannosa ricerca di sempre nuovi individui benestanti da ascrivere nel “Ruolo dei Protettori”.

Tra le iniziative attuate vi è l’addobbo del rione, che prevedeva la montatura dei braccialetti, con funzione sia estetica che di illuminazione tramite le padellette di cera nonché l’esposizione delle bandiere, simbolo di sacralità e deferenza.

La sera della festa, per il ricevimento della Signoria delle contrade alleate, venivano vestiti un tamburino, un alfiere e un paggio. Dopo il Mattutino, una banda musicale allietava gli intervenuti ai quali veniva offerto un rinfresco ed ai “Nuovi Protettori” si offriva in omaggio un mazzo di fiori di carta, con i colori della Contrada, dal quale usciva un piccolo istrice in legno scolpito e dorato. Per i nuovi protettori la Contrada provvedeva a realizzare una formella in legno o in gesso sulla quale veniva dipinto lo stemma di famiglia che veniva appeso alle pareti interne dell’Oratorio.

A fine Ottocento, i mazzi di fiori finti furono sostituiti dall’omaggio di una foto del Paggio Maggiore o della Comparsa di Piazza o altre figure inerenti la Contrada. Numerosi artigiani e fornitori di fiducia erano chiamati a collaborare per la festa: cererie, tipografie, fiorai, falegnami, decoratori, fotografi. I documenti d’archivio ce ne lasciano ampia memoria. Altre voci di spesa che troviamo nei libri contabili della Contrada riguardano l’allestimento dello “sdigiuno per la sera della vigilia”, cioè del rinfresco, il “Servizio di Tromba”, il “Servizio di Tamburo” e il “Servizio di Alfiere”.

La mattina del Giro per le onoranze solo due tamburini e sei alfieri si vestivano con i costumi della contrada e questo numero così limitato rimarrà tale per tutto l’Ottocento e i primi Novecento e solo con il secondo dopoguerra aumenterà fino ai numeri attuali. Il semplice rinfresco ottocentesco, con il tempo, si è trasformato in numerose iniziative enogastronomiche a disposizione di tutti i contradaioli.

Dei giochi popolari che in antico allietavano la festa poco o nulla ci è tramandato se non l’albero della cuccagna, più volte documentato e giunto intatto fino a noi. La tradizione relativamente più recente ci tramanda la “corsa degli insaccati”, il “palio dei ragazzi” e altri giochi estemporanei fino ad arrivare, in alcune occasioni, a vere e proprie rappresentazioni teatrali o storiche in costume.

Nel 1962 l’inaugurazione della fontanina battesimale alla Magione contribuì ad arricchire il rituale contradaiolo. Oggi il programma dei festeggiamenti in onore di San Bartolomeo è denso di appuntamenti che coprono quasi l’arco di una settimana.

Bibliografia:

Falassi A., Protettori e Festa Titolare, 1993

Ghezzi S., La Festa del Santo Patrono, in “L’Aculeo”, periodico della Contrada Sovrana dell’Istrice”, n. 3, 2005

Zazzeroni A., La Sede della Contrada Dell’Istrice, Tip. Cooperativa Combattenti, Siena 1932, pp. 32-41

Fonti:

Archivio Contrada Sovrana dell’Istrice, Q.V, documenti giustificativi della gestione finanziaria, 1846-2013

Note: La chiesa intitolata a questo Santo, all’epoca esistente all’interno di porta Camollia, sede ed oratorio della Contrada dell’Istrice dal 1734 al 1788, fu successivamente ridotta a magazzino e poi definitivamente demolita. Quando la Contrada si spostò ad officiare nella Chiesa di San Vincenti proseguì in quella sede il culto a San Bartolomeo.

Autore scheda: Contrada Sovrana dell’Istrice, Sergio Ghezzi

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