Numeri civici a Casole d’Elsa

Luogo: Casole d’Elsa

Comune: Casole d’Elsa

Descrizione: Oggetti preziosi e fondamentali, le targhette coi numeri civici sono sempre lì, come bussole, in qualunque luogo abitato, a dirci dove ci troviamo, a costruire il senso e la direzione dei luoghi e delle presenze.

Questo è il racconto di una passeggiata a Casole d’Elsa, dove in un sabato pomeriggio qualunque ci siamo soffermati, Valentina ed io, a fotografare i numeri civici che contrassegnano le abitazioni. L’interpretazione delle targhe, dei nomi delle vie e dei numeri che trovate raccontata in queste righe è totalmente soggettiva. Così, condividendo con voi le nostre impressioni, mi pare poter leggere altrimenti questo delizioso borgo panoramico.

47: è un numero funesto e tutti lo sanno, ma qui si riveste di allegrezza e gioia; se parla, in sogno o in veglia, lo fa con l’ornato che lo incornicia in colori di fiori.

13: una targhetta di ceramica bianca, con un numero azzurro e piccole decorazioni sugli angoli, è in compagnia di una cassetta da lettere rossa che ospita, un po’ abbandonandoli al logorio del sole, i noti volantini pubblicitari.

53: su un bel muro di mattoni e pietre, adorna di una cornice in terracotta, una formella in ceramica con due grandi numeri blu; accanto, una finestrella di legno segnata dal tempo; sotto, fuori dall’inquadratura, piante grasse e vasi di fiori, pochi gradini sulla soglia; una porta piccola, una cassetta da lettere in ferro.

72: una casetta nuova, fa caldo, mi soffermo a respirare all’ombra di un palazzo; dalla cassetta da lettere spunta qualcosa, una bolletta, magari una lettera o semplicemente un volantino. Il 72 è dipinto su una mattonellina bianca incorniciata di verde.

62: poco attraente, un numeretto nontotiente che in un’equazione non ha soluzioni: è come lo scorcio che ci si apre davanti, su una strada che non dice dove ci porta.

37: “Attenti al gatto”, rosso micetto aggressivo: è il vero numero civico che ci sembra rilevante; accanto, poco più in alto, un anonimo 37.

46: un po’ sbiadito, su una targhetta di metallo dorato e macchiato dal tempo; accanto, una cassetta delle lettere di terracotta nasconde della posta non ritirata.

36: un muro di pietra; 36 sono forse i gradi della giornata, è agosto, sono le tre del pomeriggio; il numero è all’ombra, ci sono le zanzare, ti inseguono per tutta la via; fotografo in fretta e passo oltre.

30: rifletto sul fatto che l’immagine di un paesaggio è fatta di tante cose, da quelle più note, come i grandi patrimoni e i valori di comunità, a quelle infinitesimali, come le banalità del quotidiano che narrano l’ovvio di cui è fatta la nostra vita.

54: ultimo numero, il giro del paese è finito.

Tornando a casa, vado alla ricerca di una poesia di Renzo Bartoloni che ricordo di aver letto. S’intitola Viaggio d’affari, racconta attraverso i numeri l’impressione di un giorno a Milano, nel 1978:

35

12

116

ed anche 93

io sono stato oggi.

Nascosto

in una camera d’albergo

al 35

12 il tavolo

e il ristorante sporco.

116 non ricordo

93 il deposito bagagli

dove ho lasciato

chiusa

la mia anima

per un giorno.

(Bartoloni 2012: s.i.p.)

Bibliografia:

Bartoloni R., Cento poesie, circa. Taccuino di un unico viaggio, Aletti editore, Villanova di Guidonia, 2012

Autore scheda: Pietro Meloni

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