L’abitazione mezzadrile nelle Crete
Luogo: Crete Senesi
Comune: Buonconvento
Denominazione: La casa colonica e il podere
Data/periodo: Se in epoca pre-Comunale le abitazioni dei contadini erano concentrate nei villaggi rurali (detti Ville, Casali, Vici o Castra a seconda della struttura architettonica e della funzione) con l’avvento della mezzadria appoderata, nata con lo sviluppo capitalistico del Duecento, il Comune si espande fuori dalle mura. Ne consegue un’antropizzazione della campagna circostante, la cui riorganizzazione per poderi (dove risiedevano i mezzadri) e fattorie (i luoghi dell’amministrazione e della lavorazione dei prodotti) dura fino agli anni Settanta del Novecento. Se la legge n. 283 del 1982 sancisce la fine ufficiale della mezzadria, oggi nei toponimi sono ancora vivi i segni delle abitazioni mezzadrili, rimaste tali e quali o in rovina, ristrutturate filologicamente o riadattate e stravolte, ricostruite dai ruderi o trasformate nei noti agriturismi toscani
Descrizione: “La casa colonica era insieme l’abitazione dei mezzadri e lo spazio del loro lavoro agricolo. Solitamente era distante da un nucleo abitato ed al centro di un podere costituito da campi coltivati e talvolta da boschi. Non era di proprietà dei mezzadri che l’abitavano, ma era messa a disposizione dal proprietario insieme al terreno da coltivare. L’edificio in genere era su due piani”
Questa descrizione, presente nelle schede che accompagnano il visitatore nel Museo della Mezzadria senese di Buonconvento, esemplifica in semplici frasi l’entità di un luogo in realtà complesso, polifunzionale e non sempre uguale a se stesso. Se per definizione non è possibile parlare di sviluppo o di uniformità nelle costruzioni rurali, è possibile riconoscere due tipologie di abitazioni contadine: quelle “spontanee” sorte rimaneggiando in continuazione preesistenze medievali (fin dal Duecento le case dei lavoratori o le ex-case padronali) e le architetture rurali nate dopo il XVII secolo, “contaminate” dal modello in qualche modo istituzionalizzante del Trattato dell’architetto Ferdinando Morozzi (1770). Nelle Crete senesi si possono ancora oggi riconoscere case coloniche provviste di loggiato ma soprattutto a scala esterna o seminterna (Biasutti), al centro di poderi ben delimitati, che in questa zona avevano anche dimensioni superiori ai 40 ettari e che, come nel resto della Toscana, erano unità autosufficienti, comprendenti boschi, filari, olivi, campi incolti per il pascolo, campi coltivati a cereali e la casa con gli annessi agricoli per la lavorazione dei prodotti – aia, fienile, carraia, porcilaia, pollaio, conigliera, ovile.
Nel 1938, nel celebre volume La casa rurale nella Toscana, Biasutti descrive così le abitazioni mezzadrili della Val d’Arbia e delle Crete Senesi: “Le costruzioni recenti hanno adottato criteri nuovi, più razionali, per la posizione degli annessi, separando di solito dall’edificio principale, non solo la concimaia, la carraia e il fienile, ma anche il porcile, l’ovile e il forno: esse hanno dato anche una migliore sistemazione alle stalle, incorporate nell’abitazione, collocandole frequentemente sul lato posteriore per tutta la lunghezza di questo (collocazione inusuale nella tradizione rurale toscana). Ma non hanno abbandonato, in generale, le tradizioni locali per quel che riguarda la struttura essenziale, pur dando apparentemente la preferenza ai tipi nei quali i vani di abitazione e quelli addetti ai servizi rustici fossero più nettamente separati. Vediamo quindi prevalere il tipo a scala esterna (esempi dati per i comuni di Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, San Giovanni d’Asso, Buonconvento, Montalcino, S. Quirico, Montepulciano), il tipo a scala interna con la cucina al piano superiore (esempi per S. Gimignano, Colle Val d’Elsa, Sinalunga, Torrita, Castiglion d’Orcia, Piancastagnaio) e il tipo del Valdarno a scala seminterna o interna (esempi per Siena, Sovicille, Monteroni, Asciano, Buoconvento)” (Biasutti p. 98).
Al piano terra della casa erano solitamente dedicati gli spazi per il lavoro e le bestie: le stalle, la tinaia, la cantina, la stanza per il telaio, la stanza per il trinciaforaggi e la lavorazione del fieno, il capanno per gli attrezzi e il forno; il primo piano era costituiva solitamente lo spazio abitabile: da una grande cucina si accedeva senza corridoi, soggiorni o anticamere –lo spazio era prezioso- alle camere da letto, occupare solitamente dai nuclei familiari (genitori e figli potevano dormire nella stessa stanza) della famiglia allargata mezzadrile. Alla semplicità degli arredi della cucina, una madia, una piattaia, un appendirami e un lungo tavolo al centro, faceva da contraltare un grande camino dentro il quale si poteva sedersi per ripararsi dal freddo: per riferirsi alla cucina era comune usare il termine casa, essendo la cucina “la casa per antonomasia” dove avvenivano “gli eventi più importanti ed essenziali per la vita quotidiana della famiglia mezzadrile. In cucina ci si ritrovava alla fine della giornata lavorativa dai diversi membri della famiglia spesa in luoghi differenti, chi nel campo, chi nel bosco, chi nella vigna, chi dietro le bestie. Il capoccia si faceva dar conto dei lavori della giornata, e stabiliva i compiti per quella successiva. Poi si faceva cena tutti insieme intorno alla grande tavola, prendendo in comune l’unico pasto della giornata, perché gli altri erano consumati la mattina presto ad ore diverse, a mezzogiorno nei campi, e spesso ad ore diverse” (Falassi, Stoppani pp. 58-59). In cucina avvenivano inoltre le attività più disparate: la massaia preparava il pane, si allevavano i bachi da seta, si curava la propria igiene personale, la sera si stava a veglia raccontandosi storie o giocando a carte mentre le donne rammendavano, si lavorava e salava il maiale (fra dicembre e gennaio) o si preparava il formaggio.
La camera da letto era solitamente una per nucleo famigliare, ovvero in ogni stanza (che poteva essere posta anche dentro un’altra), sui sacconi pieni di paglia e foglie di granturco, dormivano insieme genitori e figli; non c’era ovviamente il bagno, che sarà poi compreso nel logo comodo: un locale con una buca.
Infine, lo spazio esterno più importante per la vita quotidiana e lavorativa era l’aia, un ampio spiazzo solitamente livellato posto di fronte alla casa e vicino al fienile: questo era il luogo dove veniva svolta la trebbiatura dei cereali, ma anche dove si conservavano la paglia, il fieno, il restone e la lolla; accanto a conigli e galline, era questo uno “spazio per stare” polifunzionale, dove in estate si essiccavano i prodotti, si riparavano gli arnesi, si filava, cuciva o rammendava, si ricevevano i mercanti ambulanti e, oltre ai pranzi festivi (per la trebbiatura, le nozze o la vendemmia) in estate si organizzavano vere e proprie veglie da ballo.
Bibliografia:
Biasutti R., La casa rurale nella Toscana, Bologna, Arnaldo Forni, 1938
Di Piazza, V., Mugnaini D., Io so’ nata a santa lucia. Il racconto autobiografico di una donna toscana tra mondo contadino e società d’oggi, Castelfiorentino, Società Storica della Val d’Elsa, 1988
Falassi A., Stoppani R. in AAVV., Cultura contadina in Toscana. L’ambiente e la vita, Volume Secondo, Firenze, Bonechi, 1988
Fanelli G., Barbara M., La casa colonica in Toscana. Le fotografie di Pier Niccolò Berardi alla Triennale del 1936, Firenze, Octavo, 1999
Molteni G. (a cura), Buonconvento. Museo della Mezzadria senese, Milano, Fondazione Musei Senesi, Silvana Editoriale, 200
Fonti:
Molteni G. (a cura), schede di approfondimento all’interno del Museo della Mezzadria senese di Buonconvento; testi di S. Becucci, M. L. Meoni, G. Molteni
Links:
“Sistema Informatico Regionale Ambientale della Toscana”, Toponomastica del Comune di Buonconvento, (consultato il 20.10.2014)
Autore scheda: Fabio Carnelli
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