L’alluvione e la cultura del fiume

Luogo: Il guado, Borgoforello, Le Malandrine,  l’Osteria,  Crocefisso,  l’Addobbo, la Coop, il centro storico di Buonconvento, il Museo della Mezzadria senese, il Teatro, i giardini pubblici, il ponte sull’Ombrone, il ponte sulla Cassia, il ponte sulla ferrovia, il ponte sullo Stile, La Befa

Comune: Buonconvento 

Data/periodo: 1944 – 2013

Descrizione: Tra la sera del 20 e la notte del 21 ottobre 2013, la convergenza fra masse d’aria fresche e secche in risalita dalla Spagna e quelle più calde e umide provenienti dal Tirreno hanno favorito l’accumulo di masse temporalesche sull’Italia centro-settentrionale. la presenza dell’alta pressione sui Balcani ha bloccato il flusso convergente in corrispondenza della Toscana dove si è attivata un’area temporalesca semi-stazionaria che veniva continuamente alimentata; tale situazione è risultata particolarmente pericolosa a causa dell’impossibilità del sistema di muoversi sia verso levante che verso sud-est. Queste circostanze hanno fatto sì che nella notte del 20-21 ottobre sia caduta in poche ore sul bacino dell’Ombrone una quantità d’acqua stimabile in oltre 270 mm 

Con queste parole, mentre scorrono le immagini dell’alluvione di Buonconvento, una voce narrante racconta cosa è successo quel giorno in un dvd creato dal Comitato per la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente di Buonconvento; le parole corrispondono perfettamente alla spiegazione fornita dal Consorzio LaMMA, un noto consorzio meteorologico sviluppato dalla collaborazione fra CNR e Regione Toscana. Accanto alle cause contingenti legate all’impatto del fenomeno meteorologico, vengono anche chiamate in causa, sia dal Comitato, sia in modo implicito dalla sezione VAB Valdarbia, sia da alcuni cittadini, le opere dell’uomo e la scarsa cura con la quale è stato tenuto il fiume. Nella parole di un forte conoscitore del fiume, in uno degli incontri organizzati dal Comitato per riflettere su ciò che fosse accaduto, cento giorni dopo, l’ingegnere Gaetano Zanchi parlerà del fiume come di qualcosa ormai invisibile ai buonconventini: privato degli accessi, incanalato fra argini sempre più alti e stretti risulta oggi quasi un prodotto della memoria individuale. 

Una memoria che prima dell’alluvione fatica a farsi pubblica, e che esplode invece prepotentemente dopo: il 14 dicembre 2013 viene organizzata una mostra fotografica L’alluvione ieri e oggi” in cui si mettono a confronto le immagini di un paio di mesi prima con le immagini della celeberrima alluvione del ’66 (che oltre a Firenze colpì buona parte della Toscana e Buonconvento); dopo la fase d’emergenza si provano a cercare documenti letterari e si interrogano gli anziani: sembra chiaro che esista una memoria storica delle precedenti alluvioni, ma forse non è poi così condivisa e stenta ad andare oltre il 1944 – forse perché effettivamente di alluvioni prima non ce ne sono mai state  – così da far apparire l’alluvione” un evento in ogni caso eccezionale.

A tal proposito vale la pena riportare la testimonianza dell’allora presidente del Comitato, Massimo Sbardellati, postata sulla pagina Facebook proprio del comitato:   

LA PIENA LHA PORTATA LA FERROVIA!, ripeteva mio nonno Michele quando veniva evocato il Pienone, come allora veniva chiamata lalluvione del giugno 44. Eravamo a cavallo degli anni 50 e 60 del secolo scorso ed io, essendo ancora un bambino, non capivo cosa volesse dire. Ero invece più consapevole nella notte tra il 4 e 5 novembre del 1966, mentre lacqua fuoriuscita dalle fogne (come 22 anni prima) invadeva i chiassi, poi via Soccini, infine landrone della casa dove abitavamo in via Soccini 55 (accanto allattuale ristorante della Via di Mezzo). A un certo punto fu avvertita come unonda (alcuni buonconventini che erano allaperto ricordano un vero e proprio boato) e lacqua cominciò a defluire rapidamente; fu a quel punto che mio babbo esclamòHA STRAPPATO AL GUADO.  

In effetti la piena del fiume aveva distrutto un centinaio di metri del terrapieno su cui ancora oggi poggiano i binari della ferrovia, consentendo alle acque di defluire. Non cerano allora i cellulari, né la protezione civile o i satelliti per diffondere la notizia in tempo reale, per cui ho sempre pensato che una simile veritiera affermazione fosse dovuta allesperienza e al buon senso. La storia si è ripetuta il 21 ottobre scorso. Sia nel novembre del 66 che il mese scorso le alluvioni sono state causate da precipitazioni eccezionali per intensità e per le modalità in cui si sono manifestate: mezzo secolo fa durarono giorni e giorni e interessarono lintera regione, questa volta si sono concentrate in poche ore in un territorio limitato ma che per nostra sfortuna ha coinciso esattamente con i bacini dellArbia e dellOmbrone a monte di Buonconvento. 

Dopo tale evento, i buonconventini si ripensano cittadini, ingegneri, amministratori e portatori di una memoria locale dell’alluvione e del fiume: dopo un forte momento di solidarietà in cui, soprattutto grazie ai giovani e alla sezione VAB Valdarbia si pompa l’acqua, si spala il fango e si puliscono case, cantine, scantinati, il teatro, il Museo della Mezzadria, i giardini pubblici, alcune imprese commerciali e alcune strade, si avvia un percorso di presa di coscienza di ciò che è successo: Almeno un merito alla esondazione del 21 ottobre va riconosciuto. I cittadini di Buonconvento hanno ritrovato il gusto di discutere dei loro problemi. Dalle problematiche strettamente connesse agli eventi calamitosi della piena siamo man mano passati ad una visione più ampia: a discettare cioè su come vorremmo il nostro territorio, il nostro paese, i nostri fiumi, la nostra economia” (Pagina Facebook del Comitato, post di Sergio Picchi del 13 marzo 2014). 

Da una parte si gettano le basi per un processo di partecipazione per la creazione di un contratto di fiume per trasformare il fiume da fonte di rischio a risorsa, dall’altra aumenta la consapevolezza del territorio che si vive, per cui ad esempio, attorno alla neonata sezione VAB (nata un mese prima dell’alluvione) si riuniscono ora una quarantina di giovani tutti sotto i trent’anni per creare qualcosa nel nostro paese per far fronte a qualsiasi esigenza che possa nascere nel nostro paese” (Salvatore Lunetto, vicecoordinatore VAB Valdarbia) a tutela dell’ambiente” per la formazione di una cultura ambientale, la formazione di una coscienza civile indirizzata proprio al rispetto dell’ambiente” (Cesare Mauri, coordinatore VAB Valdarbia). 

Parallelamente, se una presa di coscienza socio-culturale è già in atto e l’evento è ancora recente per cui ogni riflessione va calibrata, sembra che la reazione delle istituzioni sia ancora frastornata, per cui, nonostante il ripristino del ponte sullo Stile e della ferrovia (19 ottobre 2014), sembra non si siano  ancora presi provvedimenti fondamentali per ridurre la vulnerabilità fisica e sociale di Buonconvento rispetto al rischio idrogeologico.   

 Bibliografia: 

D’Angelis E., Angeli del fango. La meglio gioventù nella Firenze dell’alluvione, Giunti, Firenze, 2006 

Ligi G., Antropologia dei disastri, Carocci, Roma, 2009 

Documenti: 

Consorzio LaMMA – Report meteorologico 20-21 ottobre 2013, www.lamma.rete.toscana.it/clima/report/eventi/20-21_ottobre_2013.pdf 

Fonti: 

Intervista a Cesare Mauri (coordinatore sezione Valdarbia VAB Toscana) e a Salvatore Lunetto realizzata da Fabio Carnelli a Buonconvento il 18 ottobre 2014

Pagina Facebook Comitato valorizzazione Buonconvento” (post da ottobre 2013 a ottobre 2014) 

Pagina Facebook L’alluvione: Buonconvento, 21 ottobre 2013” (post da ottobre 2013 a ottobre 2014) 

Autore scheda: Fabio Carnelli 

 

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