La mezzadria nel Chianti

Luogo: Chianti

Comune: Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: In Toscana si hanno notizie della presenza della mezzadria sin dal XIV secolo; nel corso del Novecento diversi leggi, insieme alla crisi dell’agricoltura, hanno condotto alla progressiva scomparsa della mezzadria: l’espropriazione delle terre negli anni Cinquanta (circa 650.000 ettari in tutto il territorio italiano) e le lotte mezzadrili per la ripartizione delle quote con i padroni e per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, hanno determinato una forte crisi del modello mezzadrile. Nel 1947 il Consiglio dei Ministri converte in legge il “Lodo de Gasperi” sulle suddivisioni nella mezzadria in favore dei mezzadri (53%) rispetto ai concedenti (47%); nel 1954 vengono modificate le norme relative alle agevolazioni tributarie a favore dei piccoli proprietari contadini; con la legge 756 del 1964, che vieta la stipula di nuovi contratti mezzadrili, viene di fatto sancita, almeno dal punto di vista legislativo, la fine della mezzadria; con la legge 203 del 1982, che converte la situazione esistente in contratti di affitto, ha quindi fine la storia secolare della mezzadria

Descrizione: Nel Chianti la mezzadria è stata una delle più importanti forme di conduzione dei poderi almeno fino alla prima metà del Novecento.

La mezzadria è una forma di contratto agrario tra un concedente (il proprietario terriero) e un colono (mezzadro). I due stabiliscono una relazione basata sulla divisione dei prodotti ricavati dallo sfruttamento della terra (la percentuale delle ripartizioni delle quote è variata spesso nel corso dei secoli).

La mezzadria è tipica della società feudale e in Italia era presente soprattutto nelle regioni centrali (Emilia Romagna, Toscana, Umbria). La diffusione nel Chianti, principalmente nell’Alto Medioevo, avviene a opera degli ex-feudatari, ma un ruolo importante viene svolto soprattutto dai mercanti, che in parte si sostituiscono ai vecchi proprietari e vedono nella conduzione a mezzadria un modo per demandare ad altri (al fattore) la gestione dell’azienda agricola, così da potersi dedicare ai propri interessi passando anche lunghi periodi lontani dal podere.

La mezzadria si fondava su un legame molto stretto tra il contadino e il podere. Tale vincolo ha determinato, tra l’altro, una certa dispersione dei nuclei abitati nel Chianti, favorendo la diffusione di costruzioni isolate e decentrate.

L’appellativo “classico” utilizzato per riferirsi al tipo di mezzadria toscana è dovuto al fatto che in essa ritroviamo una certa omogeneità di modelli diffusi nel territorio. Per quanto infatti le caratteristiche fossero spesso molto diverse da luogo a luogo, ad esempio per quanto riguardava l’ampiezza del podere, il suo rendimento e la sua struttura, le componenti di ogni podere erano costanti: una casa colonica ed una quantità di terra capace di assorbire completamente il lavoro della famiglia mezzadrile e di fornire un reddito per lo meno doppio di quello strettamente necessario al sostentamento di tale famiglia (Milani 1991: 45). Infatti la mezzadria consentiva, nelle buone annate, la sopravvivenza della famiglia contadina, escludendola però da qualunque possibilità di ascesa sociale.

Per garantire il sostentamento della famiglia, che avveniva quasi interamente attraverso la produzione poderale, le coltivazioni erano sempre promiscue. Nel Chianti, però, si può notare una differenza, in quanto la produzione vinicola era già più intensa rispetto ad altri luoghi, e questo garantiva anche delle discrete entrate economiche. Questo è avvenuto fino agli anni Venti del Novecento, quando la “battaglia del grano” portata avanti dall’autarchia fascista ha improvvisamente fatto crollare i prezzi dell’uva in favore del frumento, danneggiando l’economia agricola chiantigiana.

Bibliografia:

AA.VV., Cultura contadina in Toscana. Il lavoro e i prodotti della terra, Vol. I, Firenze, Bonechi, 1970

AA.VV., Cultura contadina in Toscana. La casa e gli animali, Vol. II, Firenze, Bonechi, 1970

AA.VV., Cultura contadina in Toscana. Il paesaggio e la vita quotidiana, Vol. III, Firenze, Bonechi, 1970

Cianferoni R., Il Chianti classico tra prosperità e crisi, Bologna, Ediagricole, 1979

Contini G., Aristocrazia contadina. Sulla complessità della società mezzadrile. Fattoria, famiglie, individui, Siena, Protagon, 2005

Milani R., Radda in Chianti. Storia, economia, società, Montepulciano, Editori del Grifo, 1991

Autore scheda: Pietro Meloni

 

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